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16 LUGLIO 2024
ReportDifesa.it - Carabinieri: omicidio del vice Brigadiere Mario Cerciello Rega, ai domiciliari Gabriele Natale Hjorth, uno dei due studenti americani coinvolti nella morte. Le proteste dell’Associazione Vittime del Dovere

MONZA. Dopo 12 giorni dalla sentenza della Corte d’Assise di Appello di Roma che ha ridotto a 11 anni e 4 mesi la sua condanna, Gabriele Natale Hjorth, uno dei due studenti americani coinvolti nella morte del vice Brigadiere dei Carabinieri, Mario Cerciello Rega, ha ottenuto, ieri, gli arresti domiciliari.

Nel processo di primo grado i due giovani americani sono stati condannati all’ergastolo.

Una pena poi ampiamente rivista al ribasso dopo il secondo processo di appello disposto dalla Cassazione.

I giudici hanno fatto cadere infatti e aggravanti, oltre ad ammettere il rito abbreviato.

Tanto da arrivare e questo ad una sensibile diminuzione degli anni da scontare in carcere.

In particolare per l’altro ragazzo coinvolto Lee Elder Finnegan è arrivata anche un’assoluzione, perché per i giudici il fatto non costituisce reato. Era accusato di resistenza a pubblico ufficiale.

I giudici della II sezione della Corte d’Appello di Roma hanno accolto l’istanza presentata dai difensori disponendo la scarcerazione di Hjorth e stabilendo che la detenzione sarà ai domiciliari nell’appartamento della nonna del ragazzo, a Fregene (Roma).

Per il condannato è stato disposto il braccialetto elettronico e il divieto di comunicare con l’esterno.

Una decisione che ha provocato la forte reazione della moglie di Mario Cerciello Rega che venne ucciso con 11 coltellate inferte da Finnegan Lee Elder, che ha visto ridursi la condanna nell’appello bis a 15 anni e due mesi, la notte del 25 e il 26 luglio del 2019 in a Roma.

In una nota, l’Associazione Vittime del Dovere che, fin dall’inizio del procedimento penale, ha voluto far sentire la propria vicinanza ai familiari del vice Brigadiere Cerciello Rega, vittima “di una furia omicida che gli ha tolto la vita il 26 luglio 2019”.

“In data odierna, purtroppo . aggiunge la nota del presidente dell’Associazione Vittime del Dovere Emanuela Piantadosi – apprendiamo in modo del tutto inaspettato, che la Corte di Assise di Appello di Roma ha disposto la misura degli arresti domiciliari in favore di Gabriel Christian Natale Hjorth presso l’abitazione della nonna.

Mai ci saremmo aspettati una tale decisione emessa addirittura prima del deposito delle motivazioni della sentenza che ha trasformato l’ergastolo comminato nel processo di primo grado, in una pena di 11 anni e 4 mesi di reclusione. Peraltro, la misura degli arresti domiciliari è stata disposta senza nemmeno prevedere alcun risarcimento del danno in favore delle parti civili, in particolare dei familiari, distrutti dal dolore di questo delitto così efferato”.

“Vengono, invece, disposti gli arresti domiciliari – sostiene ancora la Piantadosi – che lasciano attoniti, soprattutto ove si volesse paragonare tale decisione con altre adottate in casi analoghi. Inoltre, si legge nel provvedimento, la Procura Generale di Roma aveva dato parere negativo. Per tale motivo auspichiamo che la stessa Procura Generale della Repubblica voglia adottare le azioni che riterrà opportune” .

È necessario inoltre evidenziare che i familiari delle vittime di reato sono definiti “vittime secondarie”, poiché si riconosce come il trauma, conseguente alla perdita improvvisa del proprio caro e che non lascia il tempo di abituarsi al cambiamento che impone, sia portatore di ripercussioni fisiche e morali susseguenti al detrimento patito dalle vittime dirette.

“Questo è il baratro di tragedia – si legge ancora nella nota – in cui vivono i parenti delle vittime e su cui riteniamo debba essere puntata l’attenzione della collettività intera. In tutto questo è precipitata cinque anni fa Rosa Maria Esilio, vedova di Mario, la cui unica residua consolazione era la Giustizia. Purtroppo, va detto, senza falsi moralismi, che l’inatteso sconto di pena per i due imputati, prima, e gli arresti domiciliari per uno dei due, poi, rappresentano senz’altro un ulteriore motivo di dolore e l’ennesimo episodio di vittimizzazione secondaria.

“Chi si occupa di tutelare i diritti delle vittime di reato? Vogliamo un sistema penale che tuteli anche le vittime.” conclude il presidente dell’Associazione Vittime del Dovere.

Tratto da ReportDifesa.it

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