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16 FEBBRAIO 2015
MBnews - Uccise carabiniere, ora preso per rapina. Rabbia vedova e Vittime del Dovere

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Le ha ucciso il marito e ha reso orfana di padre sua figlia, quando aveva solo tre anni. A pochi giorni dall’esecuzione di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di rapine e vari reati di Giovanni Misso, 61 enne ex ergastolano, la vedova del brigadiere Ruggero Volpi racconta il suo dolore, il suo sarcasmo verso la giustizia e la conclusione secondo cui le carceri “farebbero prima ad essere eliminate almeno non paghiamo le tasse”. Le fa eco l’associazione Vittime del Dovere, di Monza.

Era il 1979 quando, a soli 29 anni, per Bruna la vita si è fermata. Suo marito e padre della loro bambina di tre anni, è rimasto ucciso in un agguato durante la traduzione di un detenuto a Genova, per mano di un commando di malviventi. Tra loro c’era anche Giovanni Misso, il pluripregiudicato ligure e oggi sessantunenne. Tornato in libertà dalla condanna all’ergastolo per l’omicidio Volpi per “buona condotta” nel 2001, Misso si è rimesso in pista ed ha riabbracciato la “fede” malvivente. Negli ultimi anni, dopo essersi dato alla macchia ed essersi trasferito in Brianza, insieme ad altre undici persone, Misso ha messo a segno numerose rapine a mano armata nel milanese, nelle Marche, in Liguria e Svizzera, rapendo una bambina, ferendo una guardia giurata e sparando nuovamente contro l’auto dei carabinieri (fortunatamente senza ferirli, questa volta). Due giorni fa i Carabinieri di Monza gli hanno notificato in carcere (dove è tornato per essere stato arrestato a novembre poco prima dell’ennesima rapina) l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a vari reati tra cui rapine, spaccio di droga e detenzione di armi da guerra. La notizia, però, a casa Volpi non crea stupore “Mi sarei stupita se fosse rimasto in galera – dichiara Bruna – mi stupisco che le carceri siano ancora aperte, perché vale la pena che lascino tutti fuori. Non vedo perché questi personaggi dovrebbero cambiare vita, quando il legislatore è dalla loro parte. La legge sta sempre dalla parte di Caino, la cosa primaria è il fantomatico recupero di chi non vuole essere recuperato, quando alle vittime non pensa nessuno”. Il brigadiere Ruggiero Volpe, freddato a colpi di pistola, aveva un motto “Diceva sempre che era meglio un brutto processo di un bel funerale, invece è finita proprio al contrario – continua Bruna – a chi fa il suo mestiere, mi duole dirlo, mi verrebbe da suggerire di pensare a portare a casa lo stipendio e girarsi dall’altra parte, ma poi so che non lo fanno. Invece i delinquenti non hanno scrupoli, si comportano in conseguenza alle leggi che sono dalla loro parte. La certezza della pena in questo paese è come un optional di lusso per le auto, praticamente un cimelio. Nessuno dei partecipanti all’agguato a mio marito ha effettivamente scontato l’ergastolo, ma allora perché ci prendono in giro? A noi cittadini le tasse le fanno pagare, ma chissà perché il detenuto è tutelato più di chiunque altro. Guardiamo a quanto successo nel Veneto, è possibile che una persona che reagisce per dare una mano venga indagata? A noi ci uccidono prima moralmente, non gliene frega niente ai nostri politici”. Bruna ha problemi alla schiena, non ha avuto un euro dagli assassini di suo marito, per sua figlia, mentre loro hanno continuato a delinquere rapinando migliaia di euro “Io non ho mai chiesto niente, mi sarei aspettata fosse lo Stato a farlo per me. Quello Stato per cui mio marito è morto. Una volta da me è venuto un sacerdote, mi ha detto di aver parlato con i killer di mio marito – precisa – e mi ha detto che erano pentiti. Ho sorriso e gli ho detto di pregare lui per loro, perché a me scusa non me lo ha chiesto nessuno e comunque il sacerdote è andato prima in carcere che da me, il detenuto tira…”. E poi Bruna sospira, perché non si aspetta che il lavoro di altri carabinieri come suo marito, garantiscano la giusta condanna all’assassino di suo marito “Usciranno ancora, l’Italia tutela i delinquenti e non le vittime, e per i diritti dei primi da anni la gente fa lo sciopero della fame, per le seconde ancora nessuno. Ribadisco, aboliamo le carceri, tanto sono uno spauracchio ed uno stupido costo”.

L’Associazione Vittime del Dovere, a carattere nazionale ma con sede a Monza e che raccoglie oltre 500 famiglie di appartenenti a forze dell’ordine e armate rimasti uccisi o invalidi in servizio, ha commentato l’accaduto attraverso le parole della sua presidente, Emanuela Piantadosi “Il nostro pensiero va oggi alla vedova Volpi e a sua figlia. Possiamo solo immaginare la rabbia. Siamo sconcertati, indignati, che nessun Governo da molti anni a questa parte, abbia fermamente deciso di mettere mano al comparto giustizia, ponendo al centro degli obiettivi la certezza della pena e conseguentemente la sicurezza dei cittadini e il rispetto per tutti coloro che servendo questo Paese sono stati uccisi”.

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