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29 MARZO 2017
RistrettiOrizzonti - I detenuti potranno usare Skype? Orlando: "la possibilità non riguarderà i capi mafia"

Allarme sulla riforma penale firmata da Orlando, che replica: "Non riguarderà i capi mafia". L'allarme questa volta è lanciato dall'associazione "Vittime del dovere": "Il governo sta rischiando di legalizzare l'evoluzione tecnologica dei pizzini per i boss della mafia: si passerà presto a Skype".

Il riferimento è al disegno di legge, di iniziativa governativa, approdato alla Camera dei deputati dopo il passaggio al Senato del 15 marzo scorso. La parte che "preoccupa" è l'articolo 85 alla lettera i: "Fermo restando quanto previsto dall'articolo 41-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, e successive modificazioni, nell'esercizio della delega di cui al comma 82, i decreti legislativi recanti modifiche all'ordinamento penitenziario, per i profili di seguito indicati, sono adottati nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi: (...) disciplina dell'utilizzo dei collegamenti audiovisivi sia a fini processuali, con modalità che garantiscano il rispetto del diritto di difesa, sia per favorire relazioni familiari".

Quindi ci sarà la possibilità anche per i detenuti al 41-bis di parlare con i familiari in video-conferenza? Oggi la legge 354 del 1975 prevede: "Colloqui nel numero di uno al mese da svolgersi a intervalli di tempo regolari e in locali attrezzati in modo da impedire il passaggio di oggetti. Sono vietati i colloqui con persone diverse dai familiari e conviventi, salvo casi eccezionali determinati volta per volta dal direttore dell'istituto (...). I colloqui vengono sottoposti a controllo auditivo e a registrazione (...); solo per coloro che non effettuano colloqui può essere autorizzato (...), solo dopo i primi sei mesi di applicazione, un colloquio telefonico mensile con i familiari e conviventi della durata massima di dieci minuti sottoposto, comunque, a registrazione. I colloqui sono comunque videoregistrati".

Il nuovo disegno di legge sembrerebbe lasciare aperte diverse possibili interpretazioni sull'applicazione di collegamenti audiovisivi "per favorire relazioni familiari". Emanuela Piantadosi, presidente dell'associazione "Vittime del dovere" - familiari di giudici, agenti e carabinieri deceduti o feriti durante lo svolgimento del proprio lavoro, mette in guardia: "Così come è formulata la norma non escluderebbe la possibilità ai soggetti sottoposti al 41-bis di poter usufruire di collegamenti audiovisivi e peggio ancora a quanti si trovano in regime di Alta sicurezza, nemmeno citati. La nostra associazione lo scorso luglio si era già espressa sulle parole del sottosegretario Gennaro Migliore rispetto alla rigidità del 41-bis. Con estrema sorpresa i lavori che prospettano l'utilizzo di strumenti audiovisivi da parte di soggetti condannati per mafia sono proseguiti incessantemente per oltre un anno e siamo alle battute finali, senza che si sia posta debita attenzione alle conseguenze, perché tutte le restrizioni previste dal 41-bis hanno lo scopo di impedire i contatti e i collegamenti con l'associazione criminale di appartenenza".

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, interpellato dal Fatto, ha assicurato: "È una questione che approfondiremo". Dai suoi uffici, in seguito, sono arrivate rassicurazioni: "Si tratta di una delega, la legge è ancora tutta da scrivere, chiaramente la possibilità d'introduzione di strumenti audiovisivi, Skype compreso, non potrà riguardare i detenuti al 41bis".

Interviene anche Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'associazione familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili (cinque morti e quaranta feriti nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 a Firenze): "Ringraziamo il guardasigilli Andrea Orlando per le rassicurazioni, ma con tutta la buona volontà del mondo non riusciamo a tranquillizzarci per il fatto che siano previsti da quella norma strumenti tecnologici audiovisivi "per favorire le relazioni familiari". Cosa Nostra ha utilizzato quasi mille chili di tritolo nel 1993 per arrivare "a favorire le relazioni familiari" ai detenuti al 41bis, oggi lo sta per ottenere e solo questo conta per le famiglie mafiose". E ancora: "Come abbiamo detto in commissione Antimafia non ci fermeremo davanti a quello che consideriamo un attacco terroristico al 41bis in atto in queste ore".

Tratto da Ristretti Orizzonti

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