Chi dona la vita per gli altri resta per sempre
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03 MARZO 2018
PoliziaPenitenziaria.it - Polizia Penitenziaria, elezioni, mafia, DAP, memoria delle vittime, gestione del personale e altre stranezze

Strano Paese quello in cui viviamo, ma ancor più strana è l’amministrazione in cui lavoriamo.

Un Paese dove si celebrano solenni cerimonie in ricordo delle vittime eccellenti, ma ci si gira dall’altra parte di fronte a chi, vittima eccellente, potrebbe diventarla da un momento all’altro.

Un Paese che spende ogni domenica centinaia di migliaia di euro in uomini e mezzi per scortare decine di bande di teppistelli che altrimenti devasterebbero treni e quartieri, per permettere loro di andare a vedere una partita di calcio e che invece non trova le risorse per pagare una cena decente ad un Poliziotto penitenziario che per dodici ore ha servito in silenzio quello stesso Paese in una sezione di quello stesso carcere in cui è impegnato a gestire e contrastare i comportamenti degli affiliati alle organizzazioni criminali.

Un’amministrazione che scrive circolari sulla riservatezza, che dispone procedure di criptaggio per le comunicazioni sensibili e che poi dirama un comunicato stampa che annuncia l"imminente apertura di una nuova sezione al 41-bis.

Un Paese dove detenuti pluri-omicida hanno il diritto di andare a prendersi un altro po’ di coccole dalle loro adorate mammine e poco importa se la Procura ha evidenziato il pericolo di evasione durante la visite o dove altri boss hanno l’impulso irrefrenabile di salutare i propri defunti in ameni cimiteri e, guarda caso, anche mezzo paese da cui provengono ha avvertito lo stesso impulso, lo stesso giorno, alla stessa ora.

Strano Paese in cui migliaia di giornalisti sono indaffarati da più di un anno a raccontare tutto sulla campagna elettorale della diciottesima legislatura, che scandagliano tonnellate di carte alla ricerca della multa non pagata dal candidato avversario, ma che non hanno mai passato mezza giornata a leggere gli allarmi contenuti nelle relazioni dell’Antimafia, dei servizi segreti, delle relazioni dei Presidenti di Tribunale in occasione delle inaugurazioni degli anni giudiziari.

Strana amministrazione, quella che ogni mese dispone intitolazioni delle proprie sedi alla memoria di Agenti di Polizia Penitenziaria uccisi dalla mafia o del terrorismo, ma poi spalanca le porte delle carceri ad ex terroristi o a persone e associazioni che hanno come primo obiettivo l’abolizione del 41-bis oppure, in sub-ordine, del 4-bis.

Strano Paese quello che chiama con la stessa parola “carcere” sia un ex monastero costruito con i mattoni capace di ospitare trenta anime che un agglomerato di capannoni in cemento armato capaci di ospitarne più di mille.

Strano Paese quello in cui sotto Natale, a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere, un Ministro della Giustizia deposita un decreto che rovescia l’intero sistema penitenziario, ma poi non trova il tempo di prendere posizione sulle critiche espresse dal Procuratore Nazionale Antimafia che su quello stesso decreto ha sollevato aspetti inquietanti.

Strana amministrazione quella che nell’estate 2016 predispone una circolare riepilogativa sul 41-bis, la sottopone a qualche distratta Istituzione per raccogliere distratti consensi, ma poi la modifica pochi giorni prima di approvarla definitivamente nell’autunno del 2017.

Strana amministrazione quella che gestisce un patrimonio inestimabile di informazioni rinchiuse nelle proprie banche dati senza il controllo diretto di un direttore, senza un collegamento diretto con la Procura Nazionale Antimafia, senza la gestione e la massima attenzione di personale qualificato di Polizia Penitenziaria.

Strano Paese quello in cui, comunque vadano le prossime elezioni, rimarrà immutata questa strana amministrazione composta dal 90% dalla Polizia Penitenziaria, ma che viene controllata da ex educatori “miracolati” da un’oscura Legge che li ha promossi dirigenti.

tratto da PoliziaPenitenziaria.it

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