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11 NOVEMBRE 2019
Vanity Fair - Legge sulle vittime del dovere: perché è ancora ferma in Senato

Gli agenti uccisi in questura a Trieste, i vigili del fuoco morti ad Alessandria. Sono due casi recenti per cui si potrebbe applicare la legge sulle vittime del dovere ferma in Parlamento

Sono morti facendo il loro dovere. È successo la scorsa settimana ai pompieri di Alessandria, appena qualche settimana fa agli agenti della questura di Trieste, ma ci sono casi ogni anno di rappresentati delle istituzioni morti in servizio. Lo erano anche i tre carabinieri e il metronotte uccisi negli anni Settanta da Antonio Cianci, l’ergastolano che, in permesso premio, nel fine settimana, ha ferito alla gola, con un taglierino, un uomo di 79 anni nel corso di una rapina.

Per queste vittime e per le loro famiglie non esiste una legge specifica. Ci sono però proposte in discussione in Parlamento. L’obiettivo di questi diversi disegni è equiparare a queste persone e ai loro familiari le tutele previste per le vittime del terrorismo e della mafia.

Emanuela Piantadosi è la presidente dell’Associazione Vittime del dovere che rappresenta circa 500 famiglie di appartenenti alle forze dell’ordine, alle forze armate e alla magistratura colpiti da criminalità comune, criminalità organizzata e terrorismo. Suo padre, il Maresciallo Capo dei Carabinieri Stefano Piantadosi, Medaglia d’Oro al merito civile, è stato ucciso il 15 giugno 1980 da un detenuto ergastolano in permesso premio evaso dal carcere di Porto Azzurro.

«Nel corso degli ultimi decenni», ha spiegato, «c’è stata una stratificazione legislativa, noi non facciamo differenza fra le tipologie di criminali. La pallottola del criminale non ha un colore. Dal 2004, quando è stata approvata la legge 206 che tutelava in particolare le vittime del terrorismo, ci siamo organizzati per chiedere l’equiparazione fra le varie tipologie di vittime. Molto spesso vittime e familiari del dovere non sono state nemmeno invitate a cerimonie di commemorazione come quelle del terrorismo».

Le tutele sono differenti se il carabiniere o il magistrato è ucciso o ferito da un criminale comune o dalla criminalità organizzata. La prima proposta di legge sul tema, presentata a inizio anno dal senatore GianMarco Corbetta, punta all’estensione dei benefici previsti per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata a quanti, al servizio delle istituzioni abbiano riportato invalidità permanenti o siano morti nel corso delle attività di pubblico soccorso o di contrasto alla criminalità. Si va dalle tutele pensionistiche all’assistenza sanitaria all’inserimento nel mondo del lavoro con il collocamento obbligatorio.

«L’atto di coraggio», aggiunge la presidente, «contraddistingue le vittime del dovere. La loro caratteristica è lo spirito di abnegazione. Mettono da parte la propria vita e i propri interessi per salvare la vita degli altri. È il patrimonio etico della nazione che vogliamo valorizzare. Chi indossa la divisa rappresenta lo stato cioè tutti». I progetti nelle scuole con le forze dell’ordine servono a spiegare e raccontare questo.

«Nel testo c’è anche la proposta di una giornata a ricordo delle vittime del dovere», spiega Emanuela Piantadosi, «Per noi la data migliore sarebbe il 2 giugno, giorno della Festa della Repubblica perché i nostri cari sono morti per lo stato, ma altre proposte indicano il 23 maggio, l’anniversario dell’anniversario della strage di Capaci».

Tratto da Vanity Fair

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