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22 APRILE 2020
Comitato Antimafia - Coronavirus, l’emergenza riporta a casa i mafiosi dal 41 bis: ai domiciliari il colonnello di Provenzano. Ora gli altri boss sperano

Il Fatto Quotidiano, 21 aprile 2020

Dopo la nota del Dap che chiedeva ai penitenziari di preparare gli elenchi dei detenuti over 70, il giudice del tribunale di Milano ha concesso i domiciliari per Francesco Bonura, boss dell’Uditore e ricco costruttore edile, condannato a 23 nel 2011. Adesso puntano agli arresti casalinghi capimafia come Bagarella e Santapaola. L’associazione vittime del dovere: “Intervenga il governo”

di Giuseppe Pipitone

Cominciano ad aprirsi le porte del carcere per i mafiosi detenuti in regime di 41 bis. Come anticipato dal fattoquotidiano.it, infatti, l’allarme coronavirus rischia di portare ai domiciliari non solo i detenuti comuni ma anche boss di rango. Come per esempio Francesco Bonura, condannato in via definitiva nel 2011 per associazione mafiosa a 23 anni di carcere. A dare notizia dell’avvenuta scarcerazione di Bonura è il sito dell’Espresso. Classe 1942, palermitano, ricco costruttore edile, capomandamento dell’Uditore e mafioso “valoroso” – come lo definì il superpentito Tommaso Buscetta – Bonura era detenuto nel carcere di Opera a Milano. Il giudice di sorveglianza del capoluogo lombardo gli ha concesso gli arresti casalinghi per motivi di salute: “Siffatta situazione facoltizza a provvedere con urgenza al differimento dell’esecuzione pena”, ha scritto nelle motivazioni il giudice, escludendo il pericolo di fuga e consentendo a Bonura di tornare nella sua casa di Palermo, dove “non potrà incontrare, senza alcuna ragione, pregiudicati”. Come se esistesse una ragione valida.

Bonura non è un padrino di secondo piano. A Palermo, infatti, faceva parte della triade che guidava i mandamenti di Pagliarelli, dell’Uditore e di San Lorenzo insieme al boss Nino Rotolo e al medico Antonino Cinà. Fidatissimo di Bernardo Provenzano, era uno dei colonnelli del boss dei corleonesi. L’ultima volta fu arrestato nel 2006 nell’inchiesta Gotha che bloccò lo scoppio probabile di una nuova guerra di mafia tra gli schieramenti di Rotolo e di Salvatore Lo Piccolo.

La scarcerazione di Bonura potrebbe essere solo la prima: una serie di mafiosi di alto livello adesso sperano di avere concessi concessi i domiciliari per evitare il contagio in carcere. Nelle settimane scorse i cancelli si sono aperti per al calabrese Rocco Filippone, imputato con Giuseppe Graviano nel processo ‘Ndrangheta Stragista, e per Vincenzino Iannazzo, considerato il boss di Lamezia. Scarcerazioni legate alla nota del Dap inviata a tutti i penitenziari il 21 marzo scorso, quattro giorni dopo l’approvazione del decreto Cura Italia. Nel provvedimento del governo c’erano anche alcune norme per combattere il contagio del coronavirus all’interno delle carceri, diminuendone l’affollamento. In pratica si stabiliva che i detenuti condannati per reati di minore gravità, e con meno di 18 mesi da scontare, potevano farlo agli arresti domiciliari.

La nota del Dap, però, non fa alcun riferimento alla situazione giudiziaria dei detenuti. Si limita ad elencare dieci condizioni, “cui è possibile riconnettere un elevato rischio di complicanze“: nove sono patologie, l’ultima è avere un’eta “superiore ai 70 anni“. Un documento, che ha mandato fibrillazione gli ambienti giudiziari legati alla gestione carceraria. Il motivo? Non fa distinzione fra i detenuti, e quindi include in quegli elenchi di over 70 anche i circa 75o in regime di 41 bis e le migliaia che invece stanno nei reparti ad Alta sicurezza. È il cosiddetto “carcere duro“, dove era detenuto Bonura e dove adesso altri boss di prima grandezza sperano: capimafia come Leoluca Bagarella e Nitto Santapaola, l’inventore della Nuova camorra organizzata Raffaele Cutolo, il capostipite di ‘ndrangheta Umberto Bellocco. Hanno tutti più di 70 anni e qualche patologia, e quindi sono stati tutti inclusi negli elenchi forniti dai penitenziari “con solerzia all’autorità giudiziaria, per eventuali determinazioni di competenza”, come aveva ordinato il Dap.

Dopo la scarcerazione di Bonura l’Associazione vittime del dovere ha diffuso un comunicato per chiedere “un immediato intervento volto ad impedire la scarcerazione di pericolosi boss mafiosi in seguito all’emergenza Covid-19. Da tempo, infatti, abbiamo espresso al ministro della Giustizia, mediante fitta corrispondenza, i nostri timori circa l’importanza di non cedere alle manifestazioni brutali occorse nelle carceri italiane, approvando provvedimenti che avrebbero portato ad un indebolimento di un sistema, già così complesso e fragile, sulla base di un’emergenza sanitaria che invece dovrebbe essere affrontata approntando tutte quelle misure di prevenzione che permettano il contenimento del contagio nell’interesse di coloro che quotidianamente vivono e operano nel contesto carcerario”.

Tratto da Comitato-antimafia-lt.org

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