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12 SETTEMBRE 2020
La Stampa - Strage di Quargnento, Vincenti e la moglie separati in aula: faccia a faccia con i parenti delle vittime

Il processo ai due coniugi imputati  rinviato al 16 ottobre: si attende la sentenza della Corte Costituzionale sul “no” al rito abbreviato

ALESSANDRIA. Dopo dieci mesi hanno potuto guardarli negli occhi. I familiari di Matteo, Marco e Antonino, i pompieri morti nell’esplosione di Quargnento, ieri mattina 11 settembre erano nella stessa aula in cui c’erano anche Gianni Vincenti e Antonella Patrucco, accusati di essere gli artefici del piano folle per incassare i soldi dell’assicurazione e che ha sepolto sotto le macerie tre ragazzi.

Il processo per la strage di Quargnento è cominciato ieri in Corte d’Assise: i coniugi devono rispondere di omicidio volontario plurimo. Un’udienza breve, poco più di un’ora e rinviata, come già si prospettava da giorni, al 16 ottobre.

Come richiesto dai difensori dei due imputati (Vittorio Spallasso e Lorenzo Repetti per Gianni Vincenti e Caterina Brambilla e Federico Di Blasi per Antonella Patrucco) il rinvio è legato all’imminente sentenza della Corte Costituzionale, attesa per il 22 settembre, che potrebbe cambiare il corso del processo. In quella data si deciderà sulla costituzionalità o meno della norma che non permette di giudicare con rito abbreviato (e dunque con lo sconto di un terzo della pena) i reati che prevedono la pena dell’ergastolo.

Quello che rischiano i due imputati con l’accusa di omicidio volontario. Vincenti ha confessato, Patrucco si professa innocente. «Omicidio volontario»: per la procura i due, informati della prima esplosione avvenuta prima di quanto previsto, avrebbero dovuto dire subito, appena furono contattati in quella tragica notte, che i timer erano fissati a un’altra ora. E che nella casa c’erano altre bombole. Omicidio volontario perché una loro parola avrebbe potuto far allontanare tutti e scongiurare quelle morti assurde.

Accusa, difesa e parti civili sono state tutte d’accordo nel rinvio, accolto dal presidente della Corte d’Assise, Maria Teresa Guaschino. «Una decisione ragionevole», ha detto il procuratore Enrico Cieri. Che però non si sbilancia su un possibile giudizio in abbreviato. «Sarebbe irrispettoso nei confronti della Corte. Noi ci eravamo già esposti dicendo che secondo noi la legge è assolutamente costituzionale – ha spiegato il procuratore –. Adesso aspettiamo la sentenza».

I Vincenti in abbreviato sono stati già giudicati e condannati a 4 anni lo scorso 24 luglio per gli altri reati contestati: il crollo, la truffa all’assicurazione e le lesioni ai tre soccorritori rimasti feriti quella notte. Una sentenza che, nonostante una pena di molto inferiore a quella chiesta dall’accusa, ha però messo un sigillo fondamentale: ha retto interamente l’impianto accusatorio.

Vincenti e Patrucco erano in aula, vicini ma ognuno accanto ai suoi difensori. È la seconda volta che si incontrano dall’8 novembre 2019, data in cui Vincenti venne arrestato: la prima a luglio, in aula per l’abbreviato. Ieri si sono costituite le parti civili.

Un elenco lungo e pesante. Ci sono i vigili del fuoco, attraverso il Ministero dell’Interno, l’associazione «Vittime del dovere» e l’Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro (Anmil). «La nostra presenza qui oggi è fortemente simbolica – ha detto l’avvocato Alessandra Guarino – perché anche in questa sede vogliamo attirare l’attenzione sul fatto che questi lavoratori non hanno la tutela Inail e sono costretti a pagarsi personalmente le cure mediche. Una vergogna a cui bisogna porre rimedio».

Parte civile anche il Comune di Quargnento, rappresentato dall’avvocato Giuseppe Lanzavecchia. E poi loro, i familiari delle vittime. In aula erano presenti il padre e il fratello di Marco Triches, insieme all’avvocata Giulia Boccassi, la moglie di Antonino Candido con l’avvocato Giovanni De Stefano e il fratello e la moglie di Matteo Gastaldo, con l’avvocato Giuseppe Cormaio.

Tratto da LaStampa.it

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