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Cronologia delle attività
07 LUGLIO 2021
Roma, Anniversario della scomparsa del Caporalmaggiore, paracadutista effettivo, Domenico Currao

Domenico nasce a Vibo Valentia il 13 Settembre 1983, ma trascorre la prima giovinezza a Catanzaro con i genitori. Figlio dell’Ispettore Superiore di Polizia Penitenziaria Antonio Currao, ancora diciassettenne preferisce la carriera nell’Esercito Italiano, superando con successo il bando per l’arruolamento volontario.

A soli vent'anni, nel 2003, diventa un giovanissimo Caporalmaggiore della Folgore, presso il 183° reggimento "Nembo" di Pistoia, diventando presto un esperto in missioni di pace. Nello stesso anno partecipa, per sei mesi, all'operazione "Join Guardian" in Kosovo, conquistandosi un encomio dal Colonnello Raffaele Rubini, Comandante del reggimento, il quale riferisce testualmente come "la generosità e l'abnegazione del suo operato fanno di lui un paracadutista esemplare capace di dare lustro alla specialità e al corpo di appartenenza."

Nel 2005 partecipa all’operazione “Nilo” in Sudan, dove trascorre tre mesi per un secondo intervento di pace.

Nel 2007 Domenico compie la sua ultima missione in Libano, dove trascorre un mese. Prima di partire, il 30 Aprile 2007, si sottopone a tutti gli esami clinici, risultando “perfettamente sano”. Già il mese successivo alla sua partenza, durante una telefonata ricevuta dal padre, Domenico manifesta  i primi segni della malattia. Il 2 giugno, dopo un breve ricovero nella città libanese di Sidone, Domenico atterra a bordo di un aereo di Stato sulla pista di Ciampino, proveniente dal Beirut. Viene ricoverato d’urgenza al Policlinico Militare Celio di Roma.  Durante il mese di assenza da casa, nel corpo di Domenico si sviluppa ciò che i medici chiamano “rabdiosarchioma alveolare al IV stadio”, una forma rara di tumore molto aggressiva che, secondo gli oncologi, avrebbe lasciato a Domenico solo trenta giorni di vita. Il giovanissimo Caporalmaggiore, invece, combatte contro il suo male ancora per un anno, durante il quale non perde la speranza e la convinzione di tornare presto con i suoi commilitoni per affrontare altre missioni di pace.

Le sue condizioni, tuttavia, si aggravano durante la Festa della Repubblica del 2008. Domenico si spegnerà il 7 luglio.

Papà Antonio ricorda gli ultimi momenti del figlio che testimoniano il suo desiderio di vivere e la sua aspirazione a lasciare una grande testimonianza: “L'ho accompagnato fuori dall'ospedale …ed in quella occasione lui continuava a guardare il cielo e a sorridere”.

I funerali si tengono nel Duomo di Vibo Valentia, gremito di familiari, amici, conoscenti, ma anche di ufficiali e commilitoni, partiti da Pistoia con il colonnello Massimo Mingiardi, Comandante del Nembo, per rendere un ultimo saluto a Domenico, “l’eroe di pace”, come lo chiamano nella sua città natale. Domenico ha ricevuto gli onori del picchetto e i suoi compagni paracadutisti hanno trasportato a spalla la bara e consegnato alla madre, Anna Fortuna, il cuscino col medagliere delle tre missioni di pace e il tricolore.

L’osservatorio militare ha riconosciuto la morte del Caporalmaggiore come la numero 166 su 2.541 casi di malattie ritenute collegabili al suo caso. Domenico è uno dei 2350 militari italiani tornati da missioni all’estero, dal 1996 ad oggi, con il cancro.

Quelle che nei documenti del Ministero della Difesa sono state definite “particolari condizioni ambientali operative”, secondo i suoi familiari e gli oncologi vicini al giovane Caporalmaggiore si traducono nella probabile esposizione a polveri di uranio impoverito.

Il 15 Luglio 2008, il Consiglio comunale di Vibo Valentia ha deciso di proporre alla commissione consiliare competente l’avvio della procedura per l’intitolazione di una via cittadina al compianto giovane Caporalmaggiore ma ancora oggi, in Calabria, non si trova alcun segno che gli renda omaggio. Tuttavia sono stati compiuti progressi: Domenico è stato riconosciuto Vittima del Dovere  dal Ministero della Difesa; nel 2006, grazie alla perseveranza delle famiglie e di altri militari malati, il Governo Prodi ha istituito una prima commissione d’inchiesta per dare una stima più precisa circa le persone gravemente malate per contaminazione da uranio impoverito; nel 2010 è stata formata una seconda commissione di inchiesta “sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato all’estero”. Passi ulteriori sono stati compiuti, ma le persone vicine a Domenico attendono ancora un dato certo in merito alla responsabilità dell’accaduto, al nesso di causalità con la malattia e sulle modalità per prevenire altre morti simili.

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