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Cronologia delle attività
18 NOVEMBRE 2021
Procida (NA) - Anniversario della scomparsa dell’Ispettore Polizia di Stato Antonio Raimondo

Antonio Raimondo era nato a Grazzanise, piccolo centro agricolo della provincia di Caserta sulla riva sinistra di una grande ansa del fiume Volturno, a metà strada tra Capua e la foce. Qui aveva trascorso 1'infanzia e la gioventù, condizionata dai ristretti orizzonti di paese che non offriva grandi opportunità per il futuro. Antonio, per gli amici Tonino, era membro di una famiglia come tante di questo paese. E mezzo secolo fa le famiglie erano numerose. Il nucleo in cui Tonino nacque, per ultimo, era di nove componenti: papa Pasquale, mamma Filippa, il primogenito Giuseppe, due sorelle chiamate ambedue Teresina decedute nella seconda guerra mondiale, il fratello Salvatore e poi Rosa, Luigi ed infine, il 27 aprile del 1953, Antonio. Una famiglia di medio reddito che in una fase storica di estrema difficoltà, con dignità, lealtà e senso del dovere riusciva a collocarsi, rispettabilmente, nella società grazzanisana. Tonino aveva vissuto la sua infanzia, fra il centro di Grazzanise ed il podere 429, posto a sud del paese, in una zona rurale dove in quegli anni cominciavano a volare aerei e elicotteri del nono stormo dell'Aeronautica militare , intitolato alla memoria del pilota Francesco Baracca. Fu proprio qui che in Antonio si accese la passione per il volo. Raggiunta l'età di vent'anni, accarezzando il sogno di trovare un impiego fisso, aveva lasciato il proprio paese e, nel gennaio del1973, si era arruolato in quello che allora si chiamava corpo delle guardie di Pubblica Sicurezza, l'odierna Polizia di Stato. Superata la selezione per l'arruolamento, aveva frequentato il corso di formazione presso la scuola di Bolzano. Nominato guardia di Pubblica Sicurezza, nel settembre del 1973 era stato assegnato al reparto celere di Milano, dove aveva iniziato a cimentarsi con la grande città e il suo nuovo lavoro, dimostrandosi capace. Nel marzo 1975, venne assegnato alla Questura della stessa città. Per più di due anni aveva lavorato nella squadra antisabotaggio. Antonio affrontava il proprio lavoro in modo dinamico, vivace e pronto a cogliere anche gli aspetti più problematici di una professione dai risvolti complessi e pericolosi. A Milano aveva compiuto diverse brillanti e delicate operazioni di polizia giudiziaria per le quali aveva meritato anche un premio in denaro ed un encomio solenne. La motivazione di quest'ultimo riconoscimento era stata la seguente: «Incaricato di svolgere delicati servizi informativi nell'ambito di gruppi eversivi, affrontando rischi, disagi e sacrificio e mettendo in evidenza intelligente iniziativa ed elevata capacita professionale, riusciva ad attingere utilissime informazioni che rendevano possibile la cattura di un pericolosissimo fuorilegge responsabile di triplice omicidio, partecipazione a banda armata e altri gravissimi reati. Il positivo esito dell'operazione, che consentiva di estendere le indagini su altre persone particolarmente pericolose, determinava vasta e favorevole eco nell'opinione pubblica. Aosta, luglio 1976». La permanenza in questa città, nonostante i problemi che comportava una metropoli industriale del Nord tanto diversa da un piccolo centro rurale del Sud, aveva significato per Antonio una grossa crescita personale e professionale, che aveva contribuito ad allargare gli orizzonti della sua formazione . Antonio era contento di essere uscito dal proprio paese, di avere un proprio lavoro e di fare nuove esperienze di vita. Aveva però un vecchio sogno non ancora realizzato, forse il sogno più antico dell'uomo: volare. Un sogno che si trasformo in realtà nel1977, quando supero una severa selezione ed entra nella scuola dell'Aeronautica militare italiana di Caserta, frequentando il corso di specialista di elicottero della Polizia. Per Antonio si aprirono nuovi orizzonti. L'accesso alla nuova professione lo aveva introdotto nel mondo, per lui meraviglioso, del volo. salire su un velivolo, come specialista di elicottero, era per Antonio 0 un primo successo. Ma il suo desiderio era di volare da protagonista, cioe pilotare il mezzo. Così, pili tardi, Antonio consegui il brevetto di pilota civile d'aereo, un titolo che lo avrebbe aiutato a diventare pilota d' elicottero. Al termine del corso da specialista era state assegnato al primo reparto volo di Pratica di Mare, dove aveva compiuto tutto l'iter normativo, conseguendo le abilitazioni su tutti i modelli di elicottero in dotazione alla Polizia e specializzandosi con corsi di sopravvivenza in mare e come operatore di controlli non distruttivi. Nel gennaio 1983, con l'istituzione del reparto volo della Polizia Napoli, ottenne il trasferimento in questa città, utilizzando la sua intraprendenza professionale e umana per mettere in piedi e far funzionare, con pochi altri collaboratori, il nuovo reparto volo. A questo punto, Antonio sentì che le capacita tecniche ed operative acquisite erano limitate dalla qualifica di Agente di Polizia, il primo gradino della carriera di poliziotto. Avverti l'esigenza di salire nella scala gerarchica, non per un mere desiderio di superiorità, ma per cimentarsi con impegni che richiedevano maggiore responsabilità Antonio, tornò a scuola, frequentando l'istituto tecnico G. Ferro di Pomezia e conseguendo nel giugno 1983 il diploma di ragioniere. Nel marzo 1986, Antonio venne promosso, per concorso, vice sovrintendente e trasferito di nuovo a Milano, al secondo reparto volo della Polizia dell'aeroporto di Milano Malpensa. Nel frattempo, si sviluppava anche la vita personale di Antonio, che nel novembre del 1986 si sposò con rito civile con Michelina De Gennaro. Dopo pochi mesi, il matrimonio venne consacrato con il rito religioso. Antonio e Michelina si stabilirono in un primo momento a Sesto Calende, in provincia di Varese. Verso la fine del 1987, Antonio ottenne un nuovo trasferimento al reparto volo di Napoli. Il cambiamento non fu facile, lasciare Milano per lui significava abbandonare un ambiente di lavoro stimolante, amicizie vecchie e nuove ed un mondo che si era per l'ennesima volta costruito. Tornato a Napoli, dopo un primo periodo trascorso presso i genitori di Michela, i coniugi erano andati a vivere a Casapulla dove avevano comperato un piccolo appartamento. Ad Antonio, però, piaceva la città. Vendette il vecchio appartamento, ne compro un altro nel centro di Caserta e vi porto Ia famiglia. Vivere in città avrebbe significato dare maggiori opportunità al futuro dei propri figli, Tra Caserta e Napoli, Antonio gustò le sfide ed i successi di un trentenne gia diventato uomo maturo. Sul fronte della carriera arriva il primo traguardo con il superamento del concorso per vice sovrintendente nel marzo 1986. Tre anni dopo, il 24 aprile 1989, nacque il primogenito Pasquale. Il traguardo professionale che lo gratifico di pili lo raggiunse nel marzo 1994 con il superamento del concorso per vice ispettore. Antonio era un uomo felice e realizzato, ma aveva ancora un sogno nel cassetto: pilotare gli elicotteri su cui volava da specialista . Cosi iniziò, presso la scuola di volo dell'Aeronautica di Frosinone, il corso propedeutico all'esame per il brevetto di pilota di elicottero. Ormai Antonio aveva gia quarant'anni, per ottenere il brevetto avrebbe dovuto applicarsi molto di pili degli aspiranti più giovani di lui. Proprio in quel periodo, ad Antonio stava per arrivare la prima figlia e la cura della famiglia richiedeva più impegno. Tra una famiglia serena e il brevetto di pilota d'elicottero, Antonio scelse la prima e abbandonò il corso . Il 30 luglio del 1990, nasce Roberta Giada Raimondo; Pochi mesi prima di morire, nel settembre del 1995, Antonio viene promosso ispettore. Nella prima mattina del 18 novembre, dopo una notte in cui si è alzato il vento, un elicottero A109A del sesto reparto volo della Polizia di Stato effettua una missione, sorvolando la zona di Cava dei Tirreni. A pilotare l'elicottero Poli 51 c'è l'Ispettore capo pilota Leonardo Baia, con il pari grado Franco Sestito e l'ispettore specialista Antonio Raimondo. Il vento è gia forte; e presente anche a bassa quota ed è instabile: Le raffiche arrivano a pili di settanta chilometri orari. Riatterrato l'elicottero a Capodichino, Raimondo comunica ad altri colleghi i timori che il vento gli ha procurato.

Vuole sentire una voce cara, quella della moglie, ma senza allarmarla. Non le parla del vento. Intanto il personale tecnico, al rientro dalla missione compiuta da Antonio in mattinata aveva provveduto all'hangaraggio degli elicotteri, attenendosi alle disposizioni che prevedono il rizzaggio degli aeromobili quando nella zona in cui sono parcheggiati vi sono condizioni atmosferiche perturbate e con venti superiori a 40 nodi. Secondo alto. Procida tarda mattinata Il sedicenne Enrico Scotto si ustiona mani, gambe ed addome nell' officina di un parente. II giovane viene portato al Pronto soccorso dell'isola, che sulla carta dovrebbe garantire il servizio medico generico , quello chirurgico e ostetrico. II Dr. Sergio D'Andrea rileva nel giovane ustioni di primo e secondo grado , non curabili sull'isola. II medico decide che è indispensabile trasportare immediatamente l'ustionato al Centro grandi ustionati dell'ospedale Cardarelli di Napoli. Dal pronto soccorso viene chiesto alla capitaneria di porto di portare il ferito a Napoli con una motovedetta. II comandante della capitaneria, col mare a forza otto, valuta la situazione e poi richiama: non vuole mettere a repentaglio la vita dei suoi marinai, si rifiuta. II dr. D'Andrea si rivolge allora alla Prefettura di Napoli, alla quale chiede un soccorso d'urgenza, invocando l'immediato pericolo di vita corso dall'ustionato. Questa richiesta è la prima causa, in ordine di tempo, della tragedia . II giovane ustionato, infatti, era sì ferito gravemente ma non in immediato pericolo di vita. E con le sue gambe che il giovane scapperà dopo la tragedia dall'elicottero, per venire imbarcato nel pomeriggio su un traghetto di linea ed essere curato senza necessità d'emergenza al Cardarelli di Napoli. La Prefettura, chiamata in causa, smista la richiesta direttamente al sesto reparto volo della Polizia di Capodichino. II regolamento per il trasporto d'urgenza degli ammalati gravi della Protezione Civile imporrebbe al funzionario di prefettura l'applicazione di una regola che prevede il coinvolgimento del Centro internazionale radio mobile dove un altro medico , dopo essersi messo in contatto con il medico che propone il trasporto, vaglia otto il profilo tecnico sanitario la motivazione d'urgenza, passando le richieste ritenute meritevoli di accoglimento ad un altro Centro di coordinamento e soccorso . A questa procedura che costituisce la regola è stata preferita l'applicazione di una norma che invece costituisce l'eccezione, richiedendo direttamente al reparto volo di intervenire per effettuare il soccorso. Del resto come si poteva decidere diversamente se nel corso degli anni la Prefettura richiedeva sempre direttamente al Reparto volo l'effettuazione della quasi totalità dei soccorsi aerei escludendo gli altri Corpi 0 Enti. Infatti, in soli tre anni i soccorsi richiesti direttamente ed effettuati dal reparto di Napoli sono stati in totale 180, eppure l' Aeronautica militare di Grazzanise ed il Nucleo elicotteri dei Carabinieri di Pontecagnano, che non sono poi tanto distanti dalle isole del golfo di Napoli che maggiormente richiedono questi tipi di interventi aerei, hanno in dotazione elicotteri con caratteristiche molto più rispondenti alle esigenze dei soccorsi sanitari d'urgenza rispetto all'elicottero A 109 A che impiega la Polizia di Napoli, il quale presenta, come risaputo dagli addetti, il limite di avere il rotore principale non sufficientemente alto le cui pale in particolari condizioni possono flettersi od abbassarsi riducendo di molto la distanza dal suolo. Arriva la richiesta della Prefettura per un soccorso da Procida a Capodichino, dove un'ambulanza aspetterà un ferito grave per portarlo al Cardarelli. Al reparto sono presenti diversi piloti d' allarme e più di un equipaggio. Una ragionevole logica di equa distribuzione delle missioni e relativi rischi fa arrivare la richiesta nelle mani di Roberto Palossi, agente scelto pilota. Ma Palossi vuole valutare la situazione prima di partire. II vento si è rafforzato, basta uscire all'aperto, sentirselo sul corpo e sentire come fischia nella rete di recinzione. Palossi vuole maggiori informazioni , dal servizio meteorologico e sull' atterraggio. Inoltre, mentre il reparto ha esperienza di atterraggi a Ischia, quelli a Procida sono delle rarità, Mentre Palossi sta valutando, viene scavalcato e la missione viene riassegnata a Leonardo Baia, che si pone meno domande. SuI Poli 51 viene montata la barella di soccorso, che occupa anche il posto del secondo pilota. Per la missione di soccorso con l'A109A vengono quindi impiegati solo un pilota ed uno specialista. Lo specialista del Poli 51 è Antonio

Raimondo. Antonio non è un novellino, ha vent' anni di servizio sugli elicotteri e anche un brevetto di pilota d'aereo. Anche lui , come Palossi, è preoccupato del vento. Anche se non spetterebbe a lui , forse chiama l'ufficio meteorologico. Su Napoli, il vento spira a 40 all'ora, con raffiche repentine fino a 80 e piu chilometri. E su Procida? Sulle condizioni del vento nell'isola non si puo sapere nulla, non c'e un anemometro laggiù, Antonio è contrario ad effettuare la missione. Lo dice a voce alta, mentre si sposta tra vari locali del reparto per preparare l'elicottero. Viene ascoltato da diverse persone. Alla fine cede. Una volta data la sua fiducia a qualcuno, Antonio ha difficoltà a riprendersela e Leonardo Baia è uno a cui Antonio aveva dato la propria fiducia. E poi, Baia è anche il compare, il padrino di suo figlio. Cosi Antonio sale sul Poli 51. Prima del decollo, un collega chiede ancora una volta ai due se sia il caso di partire con quel vento. Baia gli risponde con una battuta e decolla. Di solito, per volare con l'elicottero da Capodichino ad Ischia occorrono dieci minuti. Quel giorno, per raggiungere la più vicina Procida, probabilmente il vento ne richiede di più, Di certo, un folla di procidani vede - con ammirazione mista a paura - il Poli 51 scendere lentamente e di sbieco sul campo sportivo. Atterrato su un terreno viscido e zeppo d'acqua, l' elicottero fa una rullata e poi si ferma, con le pale sempre in funzione, il freno apparentemente non viene innestato. Sembra l' atterraggio di un elicottero americano in Vietnam, durante la guerra. Ma tenere le pale in funzione dopo I'atterraggio è solo la procedura normale adottata dal servizio volo della Polizia; anche con l'A109A, le cui pale scendono più in basso di quelle degli altri elicotteri in dotazione. Solo dopo l'incidente arriverà l'ordine di spegnere i motori degli elicotteri dopo l'atterraggio, salvo poi revocarla nel mese di luglio 1996, in nome dell'uniformità con altri reparti che usano elicotteri diversi, con le pale più alte. Antonio scende e parla col medico. C'è tanta gente a guardare lo spettacolo, troppa per Antonio. Sei, sette persone si avvicinano all'elicottero con la barella. Una di queste si sente sollevare da una raffica di vento . Ci sono difficoltà nell'imbarcare l' ammalato forse per le fortissime raffiche di vento. Ambedue gli sportelloni dell'elicottero sono aperti. Improvvisamente il Poli 51 comincia a ballare sulle tre ruote. Poi un suono come una raffica: tra, tra, tra , tra. E subito dopo le urla, fortissime, agghiaccianti. Antonio viene falciato e Gaetanina colpita. Qualcuno grida: «Scappate che scoppia! ». Tutti scappano. Scappa, con le sue gambe, anche il giovane Enrico Scotto per il quale era stato chiesto l'intervento urgente e che racconterà la sua fuga pili tardi ad una troupe del telegiornale regionale. A terra rimane il corpo mutilato di Antonio e quello di Gaetanina Scotto di Per rotolo, infermiera professionale, ferita gravemente.

ONORIFICENZE

Medaglia d'oro al valor civile

ISPETTORE DELLA POLIZIA DI STATO

Data del conferimento: 18/05/1998

Motivazione:
"Componente l'equipaggio di un elicottero intervenuto per il soccorso di un ustionato in pericolo di vita, forniva le necessarie istruzioni per consentire, nonostante le forti raffiche di vento che rendevano difficile l'avvicinarsi al velivolo, il trasporto a bordo del paziente. Ultimate le operazioni, poiché il pilota perdeva il controllo del mezzo, a seguito dell'improvviso attrito con la barella che aveva trasferito l'infortunato, si prodigava generosamente nell'allontanare gli astanti dall'elicottero, sacrificando la giovane vita falciato dalle pale dell'aeromobile. Splendido esempio di alto senso del dovere, grande abnegazione e umana solidarietà. Procida (NA), 18 novembre 1995."

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