Domenico Barranco

Domenico nasce nel 1923 da Rosaria e Salvatore Barranco, e cresce nella compagnia delle sue due sorelle Carmela e Giuseppa e del fratello Giuseppe.
Fin da piccolo si distingue dagli altri bambini per la sua bontà d’animo, il suo altruismo e la sua ubbidienza, aiutando il nonno materno nei lavoretti di campagna. Dopo la morte in giovane età del padre, il piccolo Barranco si prende cura della propria famiglia, arruolandosi a 19 anni nell’arma dei Carabinieri
Domenico è chiamato alle armi come allievo carabiniere ausiliario nella legione allievi carabinieri di Roma con la ferma ordinaria di leva il 12 ottobre 1941, e viene promosso carabiniere il 7 gennaio 1942. Dopo lunghi 4 anni di guerra, durante i quali Domenico allevia il carico di ansia ed angoscia dei suoi cari con una fitta corrispondenza, nel marzo del 1955 il giovane Barranco torna a casa in licenza per pochi giorni.
Ma anche lontano dal fronte, Domenico non abbandona neppure per un sol giorno il proprio lavoro:riprende infatti a lavorare in campagna e alle ore 21 del giorno 18 maggio è assegnato, insieme a cinque colleghi della squadriglia di Favara (Agrigento) ad un servizio di appiattamento alla periferia dell’abitato di Cattolica Eraclea, nei pressi di un ovile recintato da muretto, per la cattura di pericoloso latitante.
Di lì a poco compaiono due uomini, che tentano di scavalcare il muro con una capra rubata all’ovile. I carabinieri, tra cui Domenico, effettuano un pronto intervento, che induce i malfattori ad abbandonare la preda e a darsi alla fuga, favoriti dall’oscurità.
Dopo una breve ed affannosa corsa, Barranco riesce ad afferrare uno dei fuggiaschi, il quale però spara numerosi colpi di pistola uccidendo il carabiniere sul colpo, all’età di soli 32 anni. Il malvivente tenta immediatamente la fuga, ma viene raggiunto dai colpi sparati dai colleghi di Domenico, mentre il suo complice riesce a dileguarsi facendo perdere le proprie tracce.
I familiari, tra cui la nipote Maria Rosaria Barranco, che ricorda con commozione lo zio, ricevono la notizia la mattina del giorno seguente, dai carabinieri di Cefalù. Ai funerali partecipano commossi moltissimi cittadini.
Il 31 gennaio 1957, Domenico ha ricevuto la Medaglia d’Argento al valore civile per l’atto coraggioso compiuto presso Cattolica Eraclea, per il suo “mirabile esempio di dedizione al dovere, spinta fino al sacrificio della vita”
Dopo 59 anni dalla sua morte, già insignito della Croce al merito di guerra, la realtà della sua morte è venuta finalmente alla luce, differente rispetto a quella sino ad allora conosciuta da familiari ed amici, quella divulgata sui giornali. Quello che ai tempi è stato reputato un atto di brigantaggio, dopo gli anni sessanta, viene dichiarato attentato mafioso. Domenico è ricordato oggi come una tra le prime vittime della mafia e riconosciuto quale “Vittima della criminalità organizzata ”.
Il giorno 18 maggio 2014, grazie alla collaborazione del comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, colonnello Riccardo Sciuto, del sindaco di Cattolica Eraclea, Nicolò Termine, in occasione del duecentesimo anniversario dell’Arma dei Carabinieri, si è tenuta una cerimonia commemorativa con la scopertura di una targa marmorea in suo onore. Sempre in occasione del cinquantanovesimo anniversario della morte di Domenico, a Cefalù è stato proposto l’annullo postale grazie all’architetto Pietro Piazza, dell’associazione filatelica e numismatica di Cefalù, presso l’Ottagono Santa Caterina il giorno sabato 17 maggio.