I nostri caduti
Il sito www.vittimedeldovere.it raccoglie le note biografiche, dei caduti e degli invalidi, appartenenti alle Forze dell’Ordine, Forze Armate e Magistratura, che sono state inoltrate e autorizzate, anche per quanto attiene al trattamento dei dati personali, dai familiari dei caduti oppure dal diretto interessato, invalido.
Le informazioni relative alle Vittime del Dovere, del terrorismo e della criminalità organizzata sono frutto di ricerche storiche, giornalistiche e amministrative di cui si citano sempre le fonti.
In larga misura, le biografie si compongono anche di notizie fornite direttamente dalle famiglie di chi ha dato la vita per lo Stato o dall’appartenente alle Istituzioni che ha perso la propria integrità fisica durante lo svolgimento dei compiti di servizio pubblico.
Le storie delle Vittime del Dovere vengono pubblicate con grande partecipazione, interesse e orgoglio, tuttavia, non forniscono alcuna garanzia di completezza o di precisione assoluta. Rappresentano un contributo importante per ricostruire la storia del nostro Paese e rendere onore alla memoria di uomini e donne che costituiscono il patrimonio etico della Nazione.
Ogni richiesta, precisazione ed integrazione dovrà essere indirizzata alla segreteria dell’Associazione Vittime del Dovere al seguente indirizzo segreteria@vittimedeldovere.it
Appuntato dei Carabinieri
Giuseppe Liotta
Nato a San Michele di Ganzaria, in Sicilia, il 20 febbraio 1905, l'appuntato dei Carabinieri Giuseppe Liotta partecipò alla Seconda Guerra Mondiale, durante la quale venne fatto prigioniero in Africa e poi trasferito nel campo di prigionia di Abergavenny, in Galles.
Finito il conflitto, riuscì a rientrare in Italia e alla fine degli anni '40 era in servizio alla stazione dei carabinieri di Vittoria.
La sera del 7 agosto 1949, intorno alle 22, una pattuglia composta dall'appuntato Liotta e dai carabinieri scelti Giuseppe Salerno e Rosario Buè fu vittima di un'imboscata a colpi di moschetto e bombe a mano sulla strada S. Croce Camerina-Comiso. L'appuntato Liotta, colpito alla testa, morì sul colpo mentre gli altri due militari riuscirono miracolasamente a salvarsi. I malviventi fecero perdere leloro tracce e restarono senza volto per anni.
Il carabiniere brutalmente assassinato lasciò la moglie e due figli in tenera età, una bambina di meno di due anni e un bambino di otto mesi.
Nel 1956 la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva a trent'anni di reclusione come responsabili del delitto tre giovani del posto: Salvatore Catalano, Generoso Biagio e Giuseppe Ciarcià. Improvvisatisi banditi, avevano voluto dare una lezione ai rappresentanti dell'ordine costituito.
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