FERNANDO STEFANIZZI
Nato a Muro Leccese (LE) l'1/02/1957 e deceduto a San Damiano d’Asti (ASTI) l’ 8/02/1988
Medaglia d’oro al Valore Militare
E’ una calda giornata quell’8 febbraio 1988 a San Damiano d’Asti.
La piazza davanti alla chiesa barocca di San Damiano alle 12,35 è piena di sole ed è animata dall’attività settimanale del mercato e dall’uscita di decine di bambini dalla scuola della cittadina.
Nella stessa piazza si trova l’ufficio postale di zona, a quell’ora di punta, meta di tante persone, prevalentemente pensionati.
Un’auto, una ford Fiesta azzurra entra prepotentemente nella piazza. Improvvisamente escono due sconosciuti, armi in pugno e calzamaglia sul viso, mentre un terzo rimane in auto.
I due fanno irruzione nell’ufficio postale di San Damiano d’Asti scatenando urla e terrore.
Nello stesso momento e nei pressi dello stesso ufficio postale si trovano due carabinieri in borghese.
Uno di essi è il giovane carabiniere Fernando STEFANIZZI, di origini leccesi appena trentenne, sposato e con due bambini, fedele da sempre all’Arma si trova a San Damiano d’Asti per svolgere il suo lavoro con la solita passione e professionalità che lo contraddistinguono. Il carabiniere svolge in quel momento servizio anticrimine in compagnia del maresciallo Giuseppe Mancuso, comandante della stazione dell' Arma a San Damiano.
“Fermi tutti è una rapina” urlano i due malviventi. I coraggiosi carabinieri, accortisi della situazione gravosa, si azionano immediatamente per cercare di tutelare gli innocenti civili e, allo stesso tempo, di fermare i delinquenti nel portare a termine il loro disegno criminoso.
Entrano così nell'ufficio postale ma, temendo una sparatoria all’interno dello stesso, attendono qualche istante. Il carabiniere STEFANIZZI, prudente e vigile, segue con attenzione i rapinatori che si fanno consegnare una quindicina di milioni di vecchie lire e fanno dietro-front.
A quel punto, il maresciallo Mancuso li segue ma, scoperto, viene colpito con il calcio della pistola alla testa.
I banditi sparano in aria ed allora Fernando STEFANIZZI interviene eroicamente urlando tra la gente, per attirare l’attenzione dei malviventi e per proteggere le tante persone presenti in quel momento, affinché riuscissero a mettersi in salvo.
Si lancia dietro ai criminali, in una corsa impavida. Spara sei colpi di pistola senza colpirli.
Gli sta addosso, Fernando, non li molla. La corsa avviene in quella stessa piazza gremita di gente. Il giovane è coraggioso si, ma prudente, cerca di non coinvolgere alcun civile.
Ormai è lì ad un passo dai fuggitivi. Sta per prenderli quando, ad un tratto, uno di loro si volta di scatto, lo guarda bene in faccia in segno di sfida e, vigliaccamente a bruciapelo, gli spara un colpo dritto al petto.
C’è il panico nella piazza: fra le bancarelle del mercato la gente scappa, i bambini gridano spaventati, ma gran parte di loro hanno il tempo di gettarsi a terra per sfuggire ai colpi di pistola.
Il maresciallo Mancuso, nel frattempo, cerca di reagire assieme a due vigili urbani. Raggiunge Fernando STEFANIZZI. Il carabiniere è gravemente ferito ma, vedendo il suo compagno, gli si butta addosso, quasi per proteggerlo. Tra i pochi e affannati respiri ha soltanto la forza di dire all’amico: “Stai attento, stai attento....”. Poi il giovane STEFANIZZI sviene.
Poco dopo, tra la folla si fa strada un' ambulanza, il battito cardiaco del valoroso carabiniere è sempre più attenuato.
C’è una corsa disperata verso l' ospedale di Asti.
Fernando è ancora vivo quando viene ricoverato, ma purtroppo non ce la fa, muore pochi istanti dopo.
L’amata moglie, appresa la notizia, giunge immediatamente in ospedale proprio mentre il marito viene portato nella camera mortuaria e viene privata, così, anche dell’ultimo saluto.
Rimarrà sola a crescere due bambini ancora in tenera età.
I banditi, nel frattempo, tengono in ostaggio il maresciallo Mancuso, che li aveva raggiunti a seguito del ferimento del collega. L’incubo dura per oltre un'ora, mentre comincia una grande caccia all' uomo nelle campagne fra le province di Torino e di Asti.
Tutte le pattuglie dei carabinieri, il battaglione mobile, gli agenti della Criminalpol, hanno come ordine di prendere i malviventi a tutti i costi ed iniziano un rastrellamento di tipo militare, fra Asti e Torino.
Ma quella Ford, sporca di sangue, non è mai stata ritrovata, così come i suoi sciagurati passeggeri.
Il maresciallo Mancuso, viene poi abbandonato, pesto di botte e sotto choc a Chieri, vicino a Torino. E’ stato tenuto con la faccia contro il sedile per un’ora tra minacce e tensione.
Nonostante questo momento terribile, ciò che il maresciallo ricorderà per sempre è di aver visto morire fra le sue braccia il carabiniere amico: racconterà poco dopo di avere ancora nelle orecchie il rumore dei due colpi di pistola che hanno ucciso il valoroso Fernando STEFANIZZI.
Il carabinieri STEFANIZZI con D.P.R. 4 maggio 1989 verrà insignito con la Medaglia al Valor Militare con motivazione: “Nel corso di servizio antirapina, interveniva intrepidamente in aiuto del proprio Comandante di Stazione sopraffatto da due rapinatori armati all'interno di ufficio postale. Pur conscio di esporsi a gravissimo rischio, tentava di bloccare i malviventi senza ricorrere all'uso delle armi per salvaguardare l'incolumità del superiore. Fatto segno a repentina azione di fuoco da parte di uno dei criminali, benché mortalmente ferito, raccoglieva le residue energie in un estremo tentativo di reazione armata. Fulgido esempio di insigne coraggio, nobile altruismo ed elevate virtù militari.”
In suo nome ed in onore del suo estremo sacrifico anche per la devozione nei confronti della propria divisa, è stato istituito il corso “STEFANIZZI allievi carabinieri ausiliari di Reggio Calabria”.
Un importante riconoscimento è arrivato dalla sua terra d’origine, dove, nel comune di Muro Leccese, sua città natale, la storica e pregevole Villa Comunale, è stata denominata proprio “Fernando STEFANIZZI”.
Nei pressi della medesima cittadina a lui è altresì dedicata una strada.