Oggi, esattamente 34 anni fa, la tua giovane anima si spezzava. A spegnerla, a buttare giù a colpi di lupara una vita fatta di pasta al sugo nel centro di Roma quando tornavi a casa da mamma e papà, di quegli sguardi colmi d'amore in riva al mare, con lei, di quelle notti insonni con la sigaretta in bocca e la schiena poggiata sulla poltrona di pelle dalla quale sapevi di aver ereditato peso e sudore di chi era stato ucciso prima di te, sono stati piccoli, ignobili, criminali analfabeti. A ordinarlo è stato colui che, oggi, chiede allo Stato che tanto ha disprezzato e combattuto, di dargli una morte dignitosa fuori dal carcere. Pensa, Riina che per liberarsi il cammino dell'antistato ha ucciso chiunque incontrasse sulla sua strada, oggi chiede a quello stesso Stato di poter essere trattato come te. Peccato che tu all'ospedale nemmeno ci sei arrivato. Tu, Giuseppe e Pietro siete rimasti traccia di vita sull'asfalto, mentre il cuore di una giovane donna che ti stava aspettando si spezzava, dopo aver tentato di convincersi di aver udito petardi e non spari. Oggi sono 34 anni che dovrebbero parlare di te, ma fino a una decina di anni fa in pochi conoscevano la tua storia, me compresa. Prima di avere il peso e il privilegio del raccontarla, nessuno a me l'aveva narrata, è stato chi porta la tua stessa voce nel cuore, a farlo. Questo perché il nostro paese spesso dimentica le grandi persone ed esalta le grandi personalità, anche se criminali. Questo perché nel nostro paese vivono persone meschine e invidiose, che per coloro che si differenziano semplicemente facendo il proprio dovere con una passione e una determinazione superiore, non hanno rispetto. Questo perché chi fa, spesso, da fastidio. L'unica cosa che mi sento di fare per te, in questo 13 giugno, è ricordarti. È dirti che, insieme a chi ho a fianco, nel modo in cui ci sarà permesso e riusciremo, faremo di tutto per guardare a te ogni giorno. Come esempio. Perché ci aiuti a non lasciarci travolgere dallo sconforto, perché tu possa essere di esempio ai ragazzi a cui raccontiamo la tua vita, perché possano avere fiducia senza paura. Soprattutto, ogni 13 giungo, pensiamo a te. Ai tuoi occhi castani e profondi, ai tuoi baffi irriverenti, a quel sorriso che ha rapito la Sicilia intera e soprattutto al tuo andare avanti per la tua strada, sempre e comunque, anche quando ti sei trovato "solo" a guardare nella direzione giusta.
Il Comitato Mario D'Aleo
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