In occasione del 19° anniversario della strage di via d'Amelio, in cui hanno persero la vita Paolo Borsellino e la sua scorta composta da Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, vi proponiamo un video estratto dal concerto "Per non dimenticare", eseguito a Pescara il 29 Gennaio 2011.
di Ennio Di Francesco
Le parole non servono. Non ci sono più lacrime.
( coro) I confini invisibili di vita e morte, sono caduti.
Ventitré di maggio: nell’autobus che corre sul ponte di Capaci, risate di ragazzi scandiscono ignare il crepuscolo sul mare infuocato della Sicilia. Forse quel signore dai baffi brizzolati, nell’incrociarli con la sua auto blindata e veloce, scortata da altre, ne ha percepito la gioia di vita. Il suo sorriso radiosamente triste e bello trasmette nostalgia e serenità alla sposa a lui accanto.
Quelle risate ignare sono ormai lontane, lontane.
Dopo pochi minuti di eternità, il boato. Morente Giovanni Falcone protende l’ultimo sguardo d’amore per un impossibile aiuto al corpo straziato della moglie Francesca.
Che messaggio tra loro deve esservi stato. Dio solo sa.
Attorno la terra divelta si tinge di rosso coprendo come madre eterna quanto resta dei tre giovani poliziotti che hanno protetto quel giudice sino all’ultimo.
19 luglio, Via d’Amelio, Palermo. La vecchia madre malata attende il figlio che viene a trovarla. Un uomo sceso dall’auto attraversa di corsa i pochi metri sino al portone. Agenti sorvegliano mano alle armi. La bionda poliziotta con lo sguardo ansioso, quasi di figlia. Lui preme il citofono: “sono Paolo”. Il cuore della mamma sobbalza di gioia: ecco il figlio.
Boato, distruzione e morte. Paolo Borsellino è ora il corpo dalle braccia strappate che brucia sull’asfalto.
Di Emanuela Loi, resta solo un’imbelle fondina di pistola. Più tardi una rosa. Lei e i colleghi sono ora brandelli di carni e uniformi, dispersi sui muri, per terra, sugli alberi, tragiche macchie e frutti di sangue. Ancora la storia di sempre: rabbia e discorsi, lacrime e promesse, messe ed applausi, per l’ interminabile fila di morti per questo Stato debitore di vita.
( Coro ) Taci, taci
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