Apprendiamo con rammarico dell’iniziativa del Comune di Ruvo di Puglia di inserire nella Primavera Rubastina 2014, manifestazione culturale promossa dall’Amministrazione comunale, la presentazione del libro dell’ex brigatista Barbara Balzerani, condannata a sei ergastoli per i delitti compiuti e mai pentitasi.
Il caso in questione si aggiunge ad altri esempi, per noi assolutamente incomprensibili e inconcepibili, di soggetti che sono andati alla ricerca di palcoscenici e legittimazioni pubbliche, pur essendosi macchiati di atroci delitti di servitori della Nazione uccisi in quanto rappresentanti dello Stato. Cercare il riconoscimento proprio dalle Istituzioni che tanto irresponsabilmente si è voluto contrastare è a nostro avviso un controsenso addirittura grottesco.
L’Associazione Vittime del Dovere che tutela le famiglie delle Vittime del Dovere, forze dell’ordine, forze armate e magistrati uccisi o rimasti invalidi quali vittime di terrorismo, criminalità organizzata e comune, si unisce al coro unanime di dissenso che in questi giorni sta cercando di scalfire le deboli ragioni addotte da parte dell’amministrazione comunale di Ruvo di Puglia, la quale cerca di giustificare un appoggio inopportuno e offensivo.
Il nostro appello in particolare proviene dai diretti interessati, dai familiari delle vittime colpite dalla cieca arroganza e violenza di terroristi che hanno distrutto irreparabilmente le loro vite: Giovanni Berardi, Ambra Minervini e Adriana Zizzi.
Dovrebbero, infatti, dire qualcosa alla signora Balzerani in particolare i nomi del Magistrato Giralamo Minervini, ucciso a Roma dalle Brigate rosse nel 1980 e Francesco Zizzi, Vice brigadiere della Polizia di Stato morto a 30 anni nella strage di via Fani il 16 marzo 1978.
Ricordiamo, inoltre, che Rosario Berardi, Maresciallo di Pubblica sicurezza Medaglia d'Oro al Merito Civile, assassinato dalle Brigate rosse il 10 marzo 1978 a Torino, è originario proprio di Ruvo di Puglia, dove esiste una strada e un’aula del Liceo Scientifico Statale Orazio Tedone intitolate alla Sua memoria.
Dovrebbe essere un atto spontaneo e naturale dettato dal semplice buonsenso comprendere fino in fondo il disagio emotivo cui noi vittime siamo sottoposti quando subiamo l’umiliazione di dovere assistere alla bramosia di protagonismo dei carnefici dei nostri cari. Invece, ancora una volta siamo costretti a palesare pubblicamente il nostro disappunto senza che ci sia da parte delle Istituzioni, cui i nostri congiunti hanno offerto la propria vita, un cenno di solidarietà o di stigmatizzazione riguardo all’assurda esposizione mediatica dei loro carnefici.
Riportiamo le parole decise di Ambra Minervini che senza alcun rancore disegnano con assoluta oggettività la situazione: “E’ innegabile che, avendo scontato la pena inflittale, anche la Balzerani abbia ora il diritto di rientrare nella società e vivere la sua bella vita; ma è un’assassina, e rimane e rimarrà sempre un’assassina. Mio padre, invece, che la sua bella vita non ha potuto vivere e mia madre, che da quel maledetto giorno è come se fosse morta anche lei, sono le sue vittime e rimangono e rimarranno sempre vittime”.
Tanto quanto lo Stato consente ai criminali che abbiano pagato il loro debito con la Giustizia di cercare la via del reinserimento nel tessuto sociale, così dovrebbe essere implicito il rispetto, da parte di costoro, verso le vittime delle loro scellerate scelte criminali, oltre al senso di pudore che dovrebbe spingerli a cercare la riabilitazione nella discrezione e nel pentimento.
Ormai sta diventando una consuetudine, per taluni carnefici, cercare l’avallo delle proprie azioni, della propria persona, mediante la redazione di proprie storie romanzate, o trasposizioni cinematografiche edulcorate o conferenze pontificatorie. Ciò costituisce per l’Associazione Vittime del Dovere un grave affronto alla memoria dei caduti, che come ha ricordato in più occasioni il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “Meritano un rispetto che è spesso mancato, e proprio da parte dei responsabili delle azioni terroristiche. Lo Stato democratico, il suo sistema penale e penitenziario, si è mostrato in tutti i casi generoso: ma dei benefici ottenuti gli ex terroristi non avrebbero dovuto avvalersi per cercare tribune da cui esibirsi…”
Ma se non è possibile, evidentemente, sperare nella coscienza del singolo, è nostro dovere fare leva su quelle Istituzioni che consapevolmente decidono di appoggiare e patrocinare la ricerca spasmodica di tribune riabilitative.
Auspichiamo di cuore che, dopo una riflessione attenta, il Comune di Ruvo decida di annullare, all’interno della manifestazione comunale Primavera Rubastina 2014, la presentazione del romanzo di Barbara Balzerani, tenendo conto dell’onestà intellettuale di tanti cittadini di Ruvo di Puglia che condividono e sostengono le incontrovertibili motivazioni delle vittime di questo ennesimo affronto, e rispetti la sensibilità e il dolore di noi familiari.
Emanuela Piantadosi
Presidente Associazione Vittime del Dovere
Figlia del Maresciallo Capo dei Carabinieri Stefano Piantadosi, ucciso ad Opera (MI) il 15/6/1980 da un ergastolano in permesso premio
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