COMUNICATO STAMPA DEL 4 MAGGIO 2014
Una partita di calcio diventa lo specchio della realtà del nostro Paese
Sgomento, incredulità, rabbia e senso di impotenza, sono solo alcuni dei sentimenti che in queste ore hanno sconvolto gli animi di tutti i familiari di Vittime del Dovere.
Uomini e donne che hanno servito lo Stato con dedizione, con onore e abnegazione, fino al sacrificio estremo della propria vita, sono stati insultati dalla indescrivibile vicenda che ha visto il figlio di un presunto affiliato alla malavita, rappresentare la tifoseria di una squadra di calcio di Serie A e decidere le sorti della finale di Coppa Italia, indossando una maglia che riportava una scritta in difesa di Speziale, l’assassino dell’ispettore della Polizia di Stato Filippo Raciti.
Sabato sera, allo Stadio Olimpico di Roma, durante il match tra Napoli - Fiorentina, in occasione di una finale di calcio, massima espressione dell’interesse e delle passioni del popolo italiano, si è palesata l’amara realtà della nostra Nazione, dove lo Stato ha abbassato la testa davanti alla prepotenza, la delinquenza e l’arroganza invece di difendere la memoria dei suoi figli migliori che hanno dato la vita per servirlo con onore, e mancando di rispetto anche a tutti gli sportivi che con passione si dedicano all’attività agonistica.
Tutta la “trattativa” per lo svolgimento della partita, si è svolta davanti alle telecamere. Telecamere che hanno inquadrato Gennaro De Tommaso, leader della Curva A, autorizzare lo svolgimento della finale Napoli-Fiorentina dopo gli scontri avvenuti prima dell’inizio della partita.
Il dolore e la dignità di noi familiari non può essere oggetto di baratto con chi è armato solo di violenza e prepotenza oltretutto in un contesto che dovrebbe essere di solo sano e sportivo divertimento.
Il rammarico maggiore nasce dall’aver assistito a questo episodio di una gravità inqualificabile ed assoluta proprio a distanza di poche settimane dalla giornata di calcio dedicata al ricordo di tutte le Vittime del Dovere svoltasi il 29, 30, 31 marzo 2014 in tutti gli stadi italiani, organizzata dalla nostra Associazione in collaborazione con Lega Serie A.
Proprio la Vedova Raciti in quell’occasione con tanto orgoglio ha rappresentato l’Associazione Vittime del Dovere, durante la partita Udinese-Catania. Marisa ha testimoniato in prima persona la necessità di aderire tutti quanti alla squadra della legalità, ideale proposta ed esortazione a mezzo spot, rivolta soprattutto ai giovani, che veniva proiettava sui maxischermo dei campi di Serie A TIM.
I nostri striscioni, le nostre testimonianze, sono state ascoltate in tutti gli stadi. Il mondo del calcio ci ha sostenuti, ha compreso e appoggiato i valori che portiamo avanti e cerchiamo di preservare, così come noi abbiamo abbracciato le motivazioni dello sport, fatto di regole e passione. Un progetto questo teso a sottolineare la necessità del rispetto delle regole nella vita come nello sport, dove per vincere è necessario seguire regole precise ed inderogabili.
L’amarezza per quanto accaduto ieri è stato non vedere un forte e chiaro messaggio da parte delle Istituzioni presenti che forse avrebbero dovuto stigmatizzare una situazione tanto paradossale quanto inaccettabile. Ci saremmo aspettati in particolare dal Presidente del Consiglio Renzi, carismatico e convincente in altri frangenti, una maggiore capacità di reazione nell’immediatezza dei fatti.
Una partita di calcio diventa lo specchio della realtà del nostro Paese dove troppo spesso chi rappresenta la violenza e la criminalità detta condizioni per la collettività, la quale, d’altro canto, non ha più la forza di reagire e di indignarsi.
Questa è una di quelle pugnalate alla schiena che continuamente riceve la gente perbene, tante da non riuscire né a opporsi, né tanto meno a cambiare le cose.
Allo Stadio Olimpico si è rappresentata la tragedia della fragilità del nostro Stato, che permette che prevalgano le ragioni di chi è più violento e privo di scrupoli, manifestazione del recesso della nostra civiltà italiana non degno di un Paese con profonde e solide tradizioni di cultura e democrazia.
Quanto accaduto ieri è una bomba capace di deflagrare le fondamenta dei principi che reggono i valori di legalità e giustizia. In questo Paese, ormai, ha più potere un qualsiasi <<Genny ‘a carogna>>?
Chiediamo con forza, facendoci portatori delle voci di tutti i nostri associati ma, siamo certi, anche di tantissimi cittadini, che negli stadi, nelle curve, tra il pubblico, che non vi siano persone che vivono al di fuori della legalità a dare direttive alle tifoserie e che, soprattutto, sia vietato a chiunque indossare magliette o posizionare sugli spalti striscioni che oltraggino la memoria dei servitori dello Stato.
Domandiamo pertanto al Presidente del Napoli di tributare il giusto onore alla memoria di Filippo Raciti e conforto ai sui familiari, esponendo lo striscione dell’Associazione Vittime del Dovere presso la curva della tifoseria napoletana durante le prossime gare.
Valuteremo la possibilità di costituirci parte civile nel caso in cui venisse attivato un procedimento a carico di coloro che saranno ritenuti responsabili di comportamenti penalmente rilevanti.
Emanuela Piantadosi
Presidente Associazione di Volontariato Onlus Vittime del Dovere
Figlia del Maresciallo dei Carabinieri Stefano Piantadosi MOMC, ucciso a Opera (MI) il 15/6/1980 da un ergastolano in permesso premio
In allegato il PDF del comunicato in oggetto.
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