Da anni l'Associazione Vittime del Dovere si batte perché la distinzione ingiusta e incoerente tra vittime in ragione del carnefice sia definitivamente abbandonata.
La categoria originaria delle "vittime del dovere" (Regio Decreto Legge 261/1921) è stata prima affiancata (Legge 466/1980) dalla categoria delle "vittime del terrorismo" e delle "vittime della criminalità organizzata" per poi essere sorpassata in termini di tutela (Legge 206/20014) fino a giungere al processo inverso, di progressiva estensione dei particolari benefici riconosciuti alle altre categorie.
In uno Stato di diritto è imprescindibile che i rappresentanti delle Istituzioni, che sacrificano le loro vite e la loro integrità per il bene della collettività, vengano adeguatamente tutelati.
Negli anni si sono succeduti interventi limitati e parziali di equiparazione che hanno causato differenze tra Vittime, creando gruppi e sottogruppi, e difficoltà applicative che, di fatto, rendono difficile l'effettiva fruizione dei benefici riconosciuti.
Con la presentazione dei disegni di legge cerchiamo di porre un ulteriore tassello sul lungo percorso intrapreso dall'Associazione.
Le proposte di legge da noi richieste, presentate e che si sono succedute negli anni hanno lo scopo di definire la completa equiparazione tra Vittime, dopo oltre dieci anni dalla promessa di "progressiva" equiparazione sancita nella Legge 266 del 2005.
L’Associazione Vittime del Dovere con grande amarezza prende atto che il Ministero della Funzione Pubblica e il Parlamento con la Legge 30 ottobre 2013, n. 125 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, recante disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni (GU n.255 del 30-10-2013 ) entrata in vigore il 31 ottobre 2013 (in allegato testo coordinato), non abbiano colto l’occasione per definire le problematiche relative al collocamento obbligatorio delle categorie protette rappresentate da tempo dalla nostra Associazione, in particolare per le vittime del Dovere, del terrorismo e criminalità organizzata.
La suddetta normativa rappresenta una risposta alla necessità per le pubbliche amministrazioni di provvedere alla rideterminazione delle dotazioni organiche risultando però poco chiara nell'indicazione delle modalità operative e assolutamente carente circa le tempistiche attuative.
Se da un lato il testo normativo prevede a favore delle categorie protette l'obbligo di assunzioni a tempo indeterminato e la deroga ai divieti di assunzione di cui all'art. 2 comma 6 del decreto Legge 95/2012, dall'altro vincola le suddette assunzioni all'effettiva rideterminazione dell'organico da parte della pubblica amministrazione.
La normativa risulta del tutto carente sul collocamento obbligatorio nel settore privato.
Diversi sono stati gli incontri e le relazioni con cui la nostra Associazione ha sottolineato come il diritto al lavoro, di cui dovrebbero godere i familiari di quanti hanno dato la propria vita per lo Stato, non viene garantito a causa di una legislazione stratificata e poco chiara, che lascia ampio margine ad arbitrarie selezioni.
Dal 2011 l’Associazione esercita pressione presso il Tavolo Tecnico delle Vittime del Dovere fornendo il suo contributo in termini di relazioni e studi oltre ad aver proposto numerosi casi concreti a riprova delle criticità denunciate, sollecitando l'intervento del Ministero della Funzione Pubblica e la pubblicazione di una direttiva.
Nel mese di luglio a seguito di un incontro con il Ministro Gianpiero D'Alia, abbiamo chiesto nuovamente di intervenire con una direttiva che fornisse indicazioni precise e dettagliate agli uffici che hanno il compito di gestire il collocamento obbligatorio oltre che il conseguente obbligo di fornire assistenza alle categorie protette nel faticoso percorso verso il collocamento e siamo stati rassicurati dell'imminente risoluzione della questione.
Tuttavia nostro malgrado riscontriamo che l’opportunità di sanare questa paradossale situazione con il decreto legge in argomento, è stata un’occasione mancata.
Attendiamo pertanto indicazioni operative inequivocabili per quanto concerne il collocamento obbligatorio, massima trasparenza relativamente alle scoperture, al numero di assunzioni effettive, alla relativa suddivisione per ruolo e tipologia.
Chiediamo ora al Governo che con la legge di Stabilità ponga un correttivo in termini di applicazione della normativa, di trasparenza, di verifica ricorrendo se necessario alle più opportune sanzioni per gli inadempienti.
Al Ministero del Lavoro chiediamo pari attenzione per quanto riguarda il collocamento obbligatorio nel settore privato.
Uno Stato civile dovrebbe assicurare il diritto al lavoro per orfani, vedove, figli, mogli e genitori di chi si è sacrificato per la Nazione, eppure ad oggi questa tutela non è garantita e le nostre famiglie oltre che con il dolore devono combattere contro l’inefficienza burocratica.
Speriamo che la nostra voce non continui ad essere inascoltata.
Emanuela Piantadosi
Presidente Associazione Vittime del Dovere
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