Milano ha ricordato le vittime della strage mafiosa di via Palestro nell'anniversario dei 25 anni dall'attentato che provocò cinque vittime: i Vigili del Fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l’Agente di Polizia Municipale Alessandro Ferrari e Moussafir Driss, immigrato marocchino che dormiva su una panchina.
Alle ore 10.00 in Via Palestro si è svolta la deposizione delle corone in corrispondenza della lapide affissa in ricordo del tragico evento. Erano presenti tutte le Autorità cittadine, tra le quali il Prefetto, il Sindaco ed il Questore di Milano. Per i Vigili del Fuoco erano presenti il Capo Dipartimento Prefetto Frattasi ed il Capo del CNVVF ing. Giomi accompagnati dal Direttore Regionale ing. Pellicano.
A seguire, presso il Padiglione d’Arte Contemporanea, che rimase gravemente danneggiato a seguito dell’esplosione nel 1993, è stata inaugurata la mostra espositiva intitolata “La mafia uccide solo d’estate” con fotografie ed articoli di giornale originali inerenti l’accaduto.
Alle 23 del 27 luglio 1993 due vigili urbani transitarono con l'auto di servizio in via Palestro a Milano e furono avvicinati da un gruppo di persone che segnalò la presenza di un’auto dalla quale usciva del fumo. Qualche minuto dopo giunsero i vigili del fuoco, che notarono la presenza, all'interno del cofano, di un involucro di grosse dimensioni. Temendo trattarsi di un ordigno esplosivo, ordinarono di evacuare la zona. Mentre si procedeva all'operazione, il veicolo esplose uccidendo i Vigili del Fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l’Agente di Polizia Municipale Alessandro Ferrari e Moussafir Driss, immigrato marocchino che dormiva su una panchina. Rimasero inoltre ferite dodici persone. L'esplosione danneggiò inoltre il muro esterno del Padiglione di Arte contemporanea, nella stessa via. L'esplosione raggiunse la condotta del gas sottostante alla sede stradale che prese fuoco. Per ore i vigili del fuoco non riuscirono a domare l’incendio. All'alba del mattino dopo, esplose anche una sacca di gas formatasi proprio sotto il Padiglione. La seconda esplosione distrusse dipinti e danneggiò anche la Villa Reale, al cui interno aveva sede la Galleria d'Arte moderna.
Cosa Nostra puntò a distruggere il patrimonio artistico italiano, compromettere le attività turistiche, uccidere indiscriminatamente, per imporre allo Stato di “venire a patti”, di eliminare i trattamenti penitenziari di rigore, di modificare la legge sui collaboratori di giustizia, di chiudere istituti penitenziari ritenuti tali da impedire i rapporti tra i capi detenuti e i complici in libertà.
Sostieni l'associazione!
Fai una donazione con