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10 MARZO 2022
Torino: 44esimo anniversario del sacrificio del Maresciallo della Polizia di Stato, Rosario Berardi, M.O.V.C.

Giovedì 10 marzo, alle ore 10, a cura dell’ASEVIT, sarà celebrata una S. Messa di suffragio presso l’Istituto delle Suore Carmelitane di Santa Teresa, in corso Farini 26, a Torino, in ricordo del Maresciallo della Polizia di Stato, Rosario Berardi, M.O.V.C..

Seguirà la tradizionale deposizione di una corona dall’alloro presso la lapide che ricorda il suo sacrificio.

Nato a Bari il 17 novembre 1926 e deceduto a Torino il 10 marzo 1978

Medaglia d'Oro al Merito Civile

Il Maresciallo Rosario Berardi nasce a Bari il 17 novembre del 1926 e cresce a Ruvo di Puglia. Nel 1948, dopo aver frequentato il corso Allievi Agenti della Polizia di Stato a Caserta, viene trasferito a Roma, poi a Bari e successivamente a Torino. Nel 1970 svolge il servizio di polizia giudiziaria presso l'ufficio politico della Questura di Torino. Dal 1974 al 1976 è Comandante della squadra di polizia giudiziaria del Nucleo speciale antiterrorismo. II 31 luglio 1976 viene nominato Comandante dei Nuclei dei Servizi di sicurezza. Infine, viene trasferito a comandare il posto fisso di Polizia a Porta Palazzo.

È autore di numerosi arresti e indagini nell'ambiente eversivo di estrema sinistra, conducendo all'arresto di Giuliano Naria e alla scoperta del covo torinese delle Brigate Rosse di via Pianezza. Negli stessi anni è testimone al processo della brigatista Sofia Zambon. 

Il 10 marzo 1978 il Maresciallo Berardi esce da casa alle 7.45 e si dirige in Largo Belgio, alla fermata del tram n. 7. Qui gli assassini, tre uomini e una donna, lo aspettano a bordo di una Fiat 128 blu. Rosario Berardi è in borghese, in mezzo ad altra gente che come lui si sta recando al lavoro. Il nucleo di fuoco brigatista, costituito da Patrizio Peci, nome di battaglia "Mauro" che rimane di copertura sulla strada, armato di mitra, Nadia Ponti "Marta", appostata per controllare l'uscita di Berardi dalla propria abitazione al fine di segnalarne l'arrivo, Cristoforo Piancone "Sergio" e Vincenzo Acella "Filippo", entrambi incaricati di sparare con le loro pistole, una Nagant 7,62 e una Beretta Serie 70. 

Il Maresciallo viene colpito da tre proiettili alla schiena e, dopo essere caduto a terra, cerca di coprirsi il volto con un ultimo gesto istintivo e disperato. Gli assassini sparano ancora, mirando alla testa. Quattro proiettili lo raggiungono al capo e alle braccia: una spietata esecuzione. Un uomo, imbracciando il mitra, raggiunge i compagni e punta la canna contro la gente terrorizzata; prima di andarsene afferra il borsello del sottufficiale all’interno della quale si trova la Beretta calibro 9, i documenti, un’agenda e un foglio ciclostilato con i nomi e i numeri di telefono dei componenti l’ufficio politico della Questura di Torino. I brigatisti fuggono con la “128” blu. L’uccisione avviene poco prima che inizi in città l’udienza del primo processo contro le Brigate Rosse. 

Alle 8.30 dello stesso giorno i brigatisti rivendicano l'omicidio con una telefonata all'Ansa, annunciando: "Qui le Brigate Rosse: abbiamo colpito Rosario Berardi. Seguirà un comunicato".

Rosario Berardi lascia la moglie Filomena e cinque figli: Rosa di 29 anni, Giovanni di 27, Bruno di 25 anni, Salvatore di 24 e Agata di 21 anni.

Onorificenze

Medaglia d'oro al valor civile

Data del conferimento: 16/02/1979

Con la seguente motivazione: 

"Sottufficiale di Pubblica Sicurezza animato da alto senso del dovere, si distingueva in attive, laboriose e delicate indagini che consentivano di assicurare alla giustizia elementi appartenenti ad organizzazioni eversive. Proditoriamente fatto segno a numerosi colpi d'arma da fuoco in un vile attentato, tesogli da terroristi, tentava di reagire con la propria pistola, ma veniva ancora una volta, mortalmente colpito. Mirabile esempio di coraggio e di grande valore spinti fino all'estremo sacrificio. Torino, 10 marzo 1978." 

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