Antonino Giannola era nato a Partinico (PA) il 16 ottobre 1906.
Entrato in Magistratura a soli 24 anni, fu assegnato al Tribunale di Palermo, presso la cui Corte d'Assise ricoprì il ruolo di “giudice a latere” (tra i processi celebrati innanzi a questo Tribunale ricordiamo quello alla “banda Giuliano”), incarico per il quale fu costantemente accompagnato da una scorta armata.
Nel febbraio del 1955 fu trasferito, con funzioni di Presidente, presso il Tribunale di Nicosia (EN).
La porta del suo ufficio era sempre aperta; il Magistrato era sempre disponibile per tutti. Ciò consentì a un medico, che in maniera ossessiva sollecitava la definizione della sua causa, di ucciderlo.
Era il 26 gennaio 1960.
In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, l’11 gennaio 1961, il Procuratore generale di Caltanissetta, dott. Stefano Mercadante, nel discorso di apertura ricordò il Magistrato Antonino Giannola con queste parole: “Buono, zelante e di ineccepibile rettitudine nell’adempimento dei suoi doveri, Antonino Giannola era anche di esemplare condotta privata ed immensamente tenero negli affetti familiari – particolare significativo, egli, pur lontano dalla famiglia, teneva con se il più giovane dei figliuoli, per guidarlo negli studi. La sua reputazione era adamantina e raccolse in sé la fama di tutte le virtù che caratterizzano il cittadino esemplare e il magistrato integro e tetragono”.
Fu il primo magistrato ucciso, a cui seguì un lungo elenco di uomini e donne delle Istituzioni barbaramente trucidati a causa di terrorismo, criminalità organizzata e criminalità comune.
Antonino lasciò, a seguito del suo sacrificio, la moglie e i tre figli, Silvano, Isabella e Libero Italo.
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