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12 FEBBRAIO 2024
In ricordo del Carabiniere Claudio Pezzuto. Faiano di Pontecagnano (SA) 12 febbraio 1992

Carabiniere Claudio PEZZUTO, Medaglia d’Oro al Valor Militare, nato a Surbo (LE) il 7 luglio 1963, deceduto a Faiano di Pontecagnano (SA) il 12 febbraio 1992 

Claudio il 28 maggio 1982 venne arruolato nell’Arma dei Carabinieri ed ammesso a frequentare il corso di istruzione presso la Scuola Allievi Carabinieri di Torino. Al termine del ciclo formativo fu destinato, in data 24 agosto 1982, al Comando della Stazione di Taranto Nord dove prestò servizio fino al 9 luglio 1983. Trasferito alla Legione di Salerno prestò servizio presso il Comando Stazione di Irsina (MT) fino al 21 aprile del 1985, data in cui fu destinato al Nucleo Operativo – Aliquota Radiomobile dell’Arma di Chiaromonte (PZ) dove rimase fino al 27 ottobre dello stesso anno, quando fu assegnato al Nucleo Comando dell’omonima Tenenza. Il 28 ottobre 1986 fu trasferito al Nucleo Operativo, Aliquota Radiomobile della Compagnia di Senise (PZ), permanendovi fino al 22 giugno 1987. Venne Trasferito quindi alla Stazione di San Severino Lucano (PZ) ed infine, in data 18 novembre 1987, alla Stazione di Pontecagnano (SA). Nel 1988 si sposò con Tania Pisani da cui nacque Alessio. Fu proprio mentre era alle dipendenze di tale Comando che compì l’atto di valore per il quale venne insignito della Medaglia d’Oro al Valore Militare “alla memoria”. Infatti il carabiniere, benché ferito gravemente da colpi d’arma da fuoco esplosi da pericoloso latitante, prima di accasciarsi esanime al suolo, si adoperò per far allontanare gli astanti e sottrarli al contemporaneo fuoco di un altro complice.

Medaglia d’Oro al Valor Militare “alla memoria”

“Durante il controllo del conducente di una autovettura in pieno centro abitato, investito da fulminea azione di fuoco da parte di malvivente nascosto nell’abitacolo, benché ferito ad un braccio e impossibilitato a far uso dell’arma, incurante del grave rischio personale cui si esponeva, con mirabile generosità, prima di accasciarsi al suolo colpito a morte, si adoperava per far allontanare gli astanti e sottrarli al contemporaneo fuoco di altro complice. I malviventi, identificati in due pericolosi latitanti affiliati a spietata associazione criminale, venivano poi catturati e condannati all’ergastolo. Chiaro esempio di elette virtù militari e di altissimo senso del dovere spinti fino al supremo sacrificio.”

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