Nato a Francavilla Fontana (BR) il 18 luglio 1934, deceduto il 18 febbraio 1977 a Brescia.
Nato a Francavilla Fontana (BR) il 18 luglio 1934, si arruolava nell’Arma dei Carabinieri nel 1954, conseguendo la promozione ad Appuntato nel 1971. Prese servizio in numerose Stazioni in Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Sicilia e Puglia.
Dal 1969 è in servizio presso la Stazione Carabinieri (BS).
Lascia la moglie e tre figli. Il 21 Giugno 1977 riceve l’Encomio Solenne del Cpmando Generale dell’Arma dei Carabinieri “ alla memoria”. E’ decorato di Medaglia d’Argento al Valore Militare, e di Medaglia d’Oro di Vittime del Terrorismo.
Al suo nome è intitolata la sede del Comando Provinciale di Bergamo, numerose vie in Italia dedicate a Lorenzo Forleo, una Formella in Piazza Loggia a Brescia e prossimamente la sede dell’Associazione Carabinieri Lorenzo Forleo a Carpenedolo(BS), ultimamente un libro “Carabinieri per la Democrazia, storie dei caduti dell’Arma nella lotta al Terrorismo” ha riportato uno stralcio della sua storia.
Sono passati 41 anni – Il ricordo del figlio Adriano Forleo
Mi è stato chiesto di parlare di mio padre, anzi, mi correggo, mi è stato chiesto di scrivere con calma qualcosa e metterci il cuore. Perché tutti possano capire. Non perché le persone siano ignoranti, ma perché quando si prova un dolore come il mio, non si può più voler male a nessuno.
È un dolore che spezza, che modella il Cuore, che cambia l’animo. Oggi parlo di un padre che è mancato troppo presto, e di un figlio che l’ha sempre cercato e posso dire con fierezza di essere il risultato di due persone meravigliose.
Fino all’età di quattro anni, quando si avvicinava uno sconosciuto, mi nascondevo dietro le gambe della mamma. Probabilmente diventare grandi vuol dire rendersi conto che alcune cose non torneranno più e che altre non cambieranno mai.
Ogni giorno è una scelta, tutto è un gioco mal sano di rinunce e speranze, di desideri e di limiti.
Quando ho iniziato ad essere io a mettermi davanti alle gambe di mia mamma, se si avvicinava uno sconosciuto, era perché avevo accettato il fatto che tutto cambia continuamente, tranne noi.
Non posso scrivere di te. Non posso infilarti tre un discorso e l’altro come si fa con le cose che ci sentiamo da tempo. Non posso raccontare di te. Non abbiamo avuto né il tempo né il modo di sconvolgerci, di cambiare le nostre abitudini l’uno per l’altro. Eppure la mamma mi ha insegnato a pensarti sempre. Ti penso e mi manchi.
Non dimentico i baci, tu che mi rimboccavi le coperte la sera, io che ti aspettavo dopo il lavoro, il giocare, la sdraio rossa, guardare Bud Spencer appoggiato al tuo petto, tu che mi sgridavi, le tue grandi spalle….. e poi ti ho perso.
E ci sono giorni che mi chiedo se ti abbia mai nemmeno guardato per davvero, eppure mi ricordo le tue mani, ricordo che avrei fatto tutto per te, avrei dato la mia vita. Ricordo al tuo rientro del lavoro ti aspettavo all’inizio delle scale, vedevo questa enorme divisa, nascondevi le caramelle in bocca, e mi alzavi con una mano, eri fiero di me.
Sei stato importante, sei stato necessario. Come ogni volto che vedo, come ogni stazione di passaggio che anche se non è quella d’arrivo senza non si potrebbe andare avanti. Spero solo che tu rida ancora bene come allora. Quel sorriso che mi ricorda di chi sono figlio, perché è lo stesso sorriso mio.
Oggi quando vedo una pattuglia penso “ecco mio padre” e mi sento tranquillo perché ti ricordo a casa in divisa che mi controllavi i mostri sotto il letto.
Tu eri prima di tutto il mio Carabiniere e quello di mamma e dei miei fratelli, perche tornavi sempre a casa sapendo di averci difeso da ciò che di cattivo c’era là fuori. Papà anche oggi ci hai protetto, proteggendo anche quelli che non erano figli tuoi. Un uomo, un padre, un marito, un Carabiniere.
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