Chi dona la vita per gli altri resta per sempre
I nostri Feriti

Il sito www.vittimedeldovere.it raccoglie le note biografiche, dei caduti e degli invalidi, appartenenti alle Forze dell’Ordine, Forze Armate e Magistratura, che sono state inoltrate e autorizzate, anche per quanto attiene al trattamento dei dati personali, dai familiari dei caduti oppure dal diretto interessato, invalido.

Le informazioni relative alle Vittime del Dovere, del terrorismo e della criminalità organizzata sono frutto di ricerche storiche, giornalistiche e amministrative di cui si citano sempre le fonti.

In larga misura, le biografie si compongono anche di notizie fornite direttamente dalle famiglie di chi ha dato la vita per lo Stato o dall’appartenente alle Istituzioni che ha perso la propria integrità fisica durante lo svolgimento dei compiti di servizio pubblico.

Le storie delle Vittime del Dovere vengono pubblicate con grande partecipazione, interesse e orgoglio, tuttavia, non forniscono alcuna garanzia di completezza o di precisione assoluta. Rappresentano un contributo importante per ricostruire la storia del nostro Paese e rendere onore alla memoria di uomini e donne che costituiscono il patrimonio etico della Nazione.

Ogni richiesta, precisazione ed integrazione dovrà essere indirizzata alla segreteria dell’Associazione Vittime del Dovere al seguente indirizzo segreteria@vittimedeldovere.it

Colonnello del Ruolo d'Onore
Carlo Calcagni

Il Colonnello del Ruolo d'Onore CARLO CALCAGNI, nato il 30 ottobre 1968, si arruola nell’Esercito l'08 gennaio 1988 e frequentato il 130° Corso Allievi Ufficiali di Complemento presso la Scuola di Fanteria e Cavalleria di Cesano di Roma.

Ufficiale di 1° nomina alla Scuola di Paracadutismo di Pisa: " Non dimenticate che sono un uomo della FOLGORE... e questo fa la differenza".

Nel 1989 partecipa al concorso per pilota osservatore di elicotteri e, vincitore, frequenta il 27° Corso ufficiali piloti militari di elicottero per circa 6 mesi presso la scuola di volo dell’Aeronautica Militare a Frosinone, completando l’iter presso il centro dell’Aviazione dell’Esercito a Viterbo dove prosegue gli studi per un altro anno e mezzo circa conseguendo tutte le abilitazioni e specializzazioni, classificandosi al 1° posto alla fine del lungo e selettivo corso di pilotaggio.

Grazie al primo posto in graduatoria viene accolta la sua richiesta e trasferito presso il 20° Gruppo Squadroni “ANDROMEDA” di Pontecagnano (SA).

Subito dopo la strage di Falcone viene impiegato in Sicilia dove resta per circa due anni presso l’aeroporto di Bocca di Falco, Palermo, per l’attività di ordine pubblico “Vespri Siciliani”, svolgendo circa trecento ore di volo in missioni di scorta e trasporto Magistrati, ricognizioni e pattugliamenti.

Successivamente fa parte del personale impiegato nell’operazione “Partenope” in Campania e nell’operazione “Riace” in Calabria (Aspromonte) distinguendosi sempre per la disponibilità e professionalità, come testimoniano gli elogi conferitigli dai Comandanti che lo hanno avuto alle proprie dipendenze.

Dopo aver partecipato anche a missioni internazionali prima in Turchia e successivamente in Albania, nel 1996 viene inviato in missione internazionale di pace in BOSNIA-ERZEGOVINA a Sarajevo in qualità di pilota, l’unico del primo contingente Italiano; durante la missione, in diverse occasioni, recupera feriti e salme durante il servizio MEDEVAC, svolgendo uno dei più nobili servizi alla collettività: salvare vite umane.

"Nessuno pensi che si possa andare in quei teatri di guerra a prestare soccorso a corpi dilaniati dalle bombe, solo per un salario, anche se di tutto rispetto. Senza una fervida fede, non affronti tanto dolore, tante privazioni, tanto disagio. Io c’ero in quei teatri di sangue; con l’elicottero cercavo di salvare vite umane! Scendevo abbracciando quei fratelli feriti e li portavo via da quei campi di morte. Sapevo, tutti noi sappiamo che un angolo di cielo è sempre pronto per noi soldati. Questa consapevolezza ti rende solo più orgoglioso e ancor più determinato".

Per questa particolare e rischiosa attività svolta con impegno e coraggio gli vengono riconosciuti due ELOGI ed un ENCOMIO per: “aver svolto così bene ed in sicurezza le numerose attività di soccorso meritando il plauso e la stima indistintamente di tutte le Forze Armate presenti in zona di operazioni, facendo ben figurare e dando lustro all’Esercito Italiano in contesto internazionale”, attestazioni determinanti anche al fine del riconoscimento della causa di servizio.

Ha sempre praticato attività sportiva agonistica, fregiandosi di 15 titoli di campione Italiano di ciclismo su strada e facendo sempre ben figurare l’Esercito che puntualmente ha rappresentato nei Campionati Nazionali Interforze che vincerà ogni anno di partecipazione, tanto da essere premiato nel 2001 dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, in una cerimonia solenne svoltasi a Roma, come “migliore atleta dell’Esercito Italiano”.

Nel 2000 viene selezionato e risulta uno dei tre candidati a partecipare al corso istruttori piloti che supererà brillantemente e che lo porterà ad essere trasferito presso il Centro dell’Aviazione dell’Esercito a Viterbo per essere impiegato in qualità di istruttore ed insegnante di volo.

Purtroppo nel 2002, ricoveratosi per accertamenti, scopre di essere gravemente malato ed inizia un lungo e sofferto calvario, ma che lo vede sempre pieno di una grande ed inesauribile forza d’animo, che mai lo ha abbandonato.

Nel 2005 ottiene il riconoscimento della malattia dipendente da causa di servizio; causa la grave patologia, successivamente e a domanda, nel marzo del 2006, viene trasferito presso la Scuola di Cavalleria di Lecce.

Le sue patologie, gravemente invalidanti, vengono riconosciute dipendenti da causa di servizio il 30 ottobre 2007 dalla C.M.O. di Taranto ed ascritte alla Prima categoria della tabella A nella misura massima a vita.

Il Comitato di Verifica per le cause di servizio conferma il riconoscimento della causa di servizio specificando che trattasi di invalidità permanente riportata “per le particolari condizioni ambientali ed operative di missione fuori area”, decretando anche il riconoscimento dello status di Vittima del Dovere.

Il 19 marzo 2009 il Ministero della Difesa dispone che il Col. Calcagni venga iscritto nel Ruolo d’Onore. 

Negli ultimi anni Calcagni è seguito da vari specialisti e si sottopone periodicamente a ricoveri presso il “Breakspear Hospital” nel Regno Unito, unica struttura europea ad altissima specializzazione nel trattamento della Sensibilità Chimica Multipla e di patologie correlate alla contaminazione da metalli pesanti. Negli ultimi due anni la già severa patologia multiorgano si complica con le diagnosi di cardiopatia da metalli pesanti (cardiopatia con alterazione del rilasciamento diastolico ventricolare), encefalite demielinizzante autoimmune di tipo cronico degenerativo ed irreversibile con sindrome atassica, polineuropatia sensitivo-autonomica e sindrome da affaticamento cronico, fibromialgia, sino alla diagnosi di Parkinsonismo ricevuta nel giugno 2015.

Quotidianamente il Colonnello Calcagni necessita di alimentazione priva di glutine, zucchero, latte e suoi derivati; ogni giorno deve assumere oltre 300 compresse e praticare 7 iniezioni di immunoterapia. Egli deve effettuare ossigenoterapia per grave ipossia tissutale 18 ore al giorno, praticare ossigenoterapia in camera iperbarica, sauna ad infrarossi per almeno 60 minuti al giorno, nonché mantenere l’ossigenazione notturna con il supporto del ventilatore polmonare. Ha, inoltre, la prescrizione di praticare quotidiana terapia infusionale e di sottoporsi periodicamente a plasmaferesi, una sorta di fialisi, e trasfusioni ematiche all'occorrenza. A ciò si aggiungano la difficile gestione delle frequentissime infezioni batteriche in ragione di una severa condizione di immunodepressione, le setticemie batteriche da infezione di uno dei due cateteri venosi centrali che gli consentono di praticare le quotidiane terapie in fleboclisi e la possibilità non rara di necessità di interventi clinici da eseguire in urgenza.

Carlo manifesta sin da ragazzo una grande passione per lo sport, ed in particolare per il ciclismo; ben presto, a partire dal 1996, si rende protagonista a livello agonistico di numerose competizioni di importanza nazionale, gareggiando per la Nazionale e per la rappresentativa dell’Esercito Italiano, conseguendo importanti vittorie.

"La bicicletta è sempre stata la mia passione"; i giornali nel 1995-96 scrivevano di lui come di un ciclista d’altri tempi, Gran Fondo da più di 200 chilometri e distacchi sugli avversari che si calcolavano in minuti!

Ma quella era solo passione: quando gli proposero di fare l’atleta professionista disse di no, preferendo continuare a prestare servizio nell’Esercito: era un pilota-istruttore di elicotteri, un mestiere che avrebbe fatto anche gratis.

Proprio nel corso degli allenamenti, nel 2002 si accorge che il suo corpo inizia a non rispondere adeguatamente alle sollecitazioni e “grazie” allo sport scopre la malattia; lo stesso ciclismo attraverso il quale negli anni successivi ritroverà faticosamente la grinta per affrontare quotidianamente le riacutizzazioni di malattia, le sopraggiunte complicanze organiche e le sempre più complesse terapie farmacologiche cui sarà costretto a sottoporsi.

Nonostante tutto, Carlo continua a vincere, sino a quando nel 2010 viene accertata la necessità urgente di trapianto allogenico di midollo, per cui si vede costretto ad abbandonare l’agonismo a causa dell’aggravarsi delle condizioni di salute.

Nel 2014 inizia una nuova avventura sportiva grazie al protocollo d’intesa siglato tra il Ministro della Difesa Sen. Roberta Pinotti e il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico (C.I.P.) Avv. Luca Pancalli, che ha lo scopo di avviare un programma di recupero psico-fisico e reinserimento nel sociale dei militari che hanno contratto infermità permanente durante il servizio.

"Grazie alla convenzione fra il Comitato italiano paralimpico e il Ministero entro nel corpo degli atleti paralimpici e inizio a sognare di nuovo.

La prima classificazione mi consente di stare ancora su una bici “normale”, ma qualche mese dopo, causa anche una forma di sclerosi multipla, passo a pedalare su un triciclo. É un altro colpo per la mia psiche: perché io voglio mostrarmi come una persona normale, con la sua famiglia e le sue abitudini.

Nonostante io faccia una vita con l’ossigeno per 18 ore al giorno, una valanga di medicinali, ventilazione polmonare tutte le notti e ore e ore di terapie. Tutti i giorni. Per tutta la vita.

Spesso mi alleno in casa, così posso forzare di più e non rischio di perdere l’equilibrio per strada.

Pedalo, pedalo, fino ad avere quasi una maschera nera davanti agli occhi. E preparandomi così ho vinto altri due titoli italiani, a fine giugno 2015."

Ha scelto di non arrendersi. Mai.

Di sfidare la malattia e annusare la vita con il suo inseparabile triciclo volante con il quale ha conquistato medaglie e podi mondiali: 2 ori agli Invictus Games di Orlando in Florida nel 2016 e 2 ori in Coppa del mondo di paraciclismo come atleta del Gruppo sportivo paralimpico della Difesa.

Non arrendersi. 

Un imperativo categorico onorato con una volontà di ferro fatta di muscoli, sudore cuore e testa.

"Mi alzo ogni mattina… spesso dopo notti insonni per i grandi dolori… con un unico scopo: essere di esempio… e trovare le energie per salire sulla mia bici… una bici speciale… perché è la mia macchina di salvezza.

Mi sottopongo a tutto con un sorriso anche grazie ad essa… prelievi, iniezioni, flebo, medicine, pugni di pillole, camera iperbarica, ossigeno terapia, ventilatore polmonare, interventi d’urgenza.

Accetto tutto purchè si consolidi quel filo,  purchè gli “intrugli” che mi offrono, che siano in pillole, flebo o dolorosi interventi,  mi consentano di salire sul mio destriero:  la mia bici!

Sono un soldato… sono un uomo e sono un sognatore… VOGLIO INSEGNARE A CHI NON CREDE… A CREDERCI!

NOI CE LA POSSIAMO FARE… ANCHE CON UN TENUE FILO!

In questi anni ho avuto una certa visibilità, ho promesso che avrei continuato a lottare anche per tutti quei miei commilitoni che sono morti nel silenzio e nella solitudine.

Per quelli che stanno soffrendo e combattono in una casa da soli. Magari senza aiuto.

Non cambierei nulla del mio passato, il mio compito è questo ora: portare un messaggio di speranza a tutte le persone in difficoltà, voglio essere d’esempio, voglio far vedere che lo sport può regalare una nuova possibilità a tutti coloro che ora si sentono diversi… NON SIETE SOLI!"

Sempre e comunque servitore dello Stato: «Perché lo Stato siamo noi cittadini. L'uniforme è per me la patria e racchiude tutto ciò che anch'io rappresento: l'onore, la dignità, l'umiltà, la determinazione, il carattere, la disponibilità verso gli altri, l'amore verso il prossimo, il sacrificio e al tempo stesso la forza, il coraggio e la speranza».



Carlo Calcagni da Bruno Vespa a Porta a Porta 3 maggio 2018 (youtube)



Trailer - I AM io sono il colonnello (youtube)

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