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19 APRILE 2015
Repubblica - Vittime del dovere: quando lo Stato fa figli e figliastri di Eugenio Capodacqua

Si parla – non molto spesso, per la verità – della necessità che la nostra società torni ad essere portatrice di valori sociali significativi. Il rispetto delle regole, il rispetto dei ruoli, il rispetto della dignità umana, il rispetto di chi – all’estremo_ ha compiuto il sacrificio supremo della vita nell’interesse di tutti. Ed è un tema attuale ancorchè trascurato e facilmente rimosso.

Da anni l’Associazione Vittime del dovere si batte con la tenace insistenza della sua presidentessa Manuela Piantadosi, figlia del maresciallo Stefano Piantadosi, medaglia d’oro al valor civile, perché lo Stato riconosca in misura paritaria diritti e, quando del caso, aiuti concreti a chiunque, abbia immolato la propria esistenza nel compimento del proprio dovere.

Senza l’odiosa distinzione fra vittime del terrorismo, cui attualmente lo Stato riserva una corsia preferenziale, e vittime di altre circostanze, ma sempre sull'altare del bene comune. E’ logico distinguere fra vittime del terrorismo cui verrebbe attribuita una sorta di “serie A” e vittime del dovere (militari delle varie forze, carabineri, polizia, guardie penitenziarie, forze dell’ordine in generale. ecc.) cui invece è riservato un trattamento di livello inferiore? Vale di meno la vita di un maresciallo ucciso mentre sta traducendo in guardina un omicida sospetto di quella del magistrato freddato per ignobili ragioni terroristiche? E perché lo Stato si deve comportare in modo diverso nei confronti delle due categorie? Purtroppo, nel marasma di leggi mai chiare e definite, questa distinzione esiste ancora. Assurda, inconcepibile. Ma reale. Come se la mano omicida potesse fare la differenza.

La voce dell’Associazione è arrivata in Parlamento tramite l’on Di Biagio, senatore di Area Popolare, che ha presentato nei giorni scorsi un’ interrogazione. Ma la risposta è stata per l’ennesima volta interlocutoria. Dietro fumose motivazioni e aggrappandosi al solito alibi dei pochi soldi a disposizione ci si è aggrappati ad un temporeggiamento che sa tanto di rifiuto.

“La risposta del Governo alle interrogazioni sulle vittime del dovere è un segnale di attenzione, ma servono interventi più efficaci – ha detto il senatore Di Biagio - tutta la materia manca ancora di organicità e di coordinamento. C’è un’inerzia evidente e proprio per questo è indispensabile che il tavolo tecnico riprenda i lavori con obiettivi concreti e il Governo definisca, finalmente, le misure in attesa. Su questa tematica non abbasseremo la guardia e abbiamo obiettivi precisi: testo unico e adeguamento delle tutele. A tal fine c’è già un ddl bipartisan assegnato alla Commissione Affari Costituzionali, che spero sarà presto calendarizzato”. Di Biagio ha poi concluso:”E’ chiaro che ci sono dei costi, ma non bisogna dimenticare che tutte queste persone hanno offerto allo Stato la propria incolumità, e talvolta la propria vita. E’ giusto e doveroso che lo Stato gli renda onore e sono certo che il Ministro Alfano saprà accogliere queste istanze”.

Nulla da aggiungere se non che la civiltà di un paese si misura anche su come manifesta il doveroso riconoscimento a chi ha fatto il sacrifico supremo(o ha avuto danni irreversibili) nel compimento del proprio dovere. Quindi equiparare le vittime del dovere a quelle del terrorismo che ricevono un trattamento privilegiato non sarebbe che l’ovvia conseguenza di un giusto riconoscimento. Quanto al problema denaro siamo su cifre talmente basse da non costituire davvero un ostacolo insormontabile.

Il Paese sperpera quasi un miliardo e mezzo di euro in opere pubbliche inutili e mai completate. Secondo le cifre ufficiali al 2014 sono 694 le opere incompiute, dunque ad oggi totalmente inutili, fra cui perfino la copertura della ferrovia sotto il costruendo ponte sullo stretto di Messina, per ripararla dagli eventuali rischi di cadute massi od oggetti…Un ponte che è ancora (e forse rimarrà) solo nei sogni. Per la sola Calabria erano previsti in tutto oltre 415 milioni di euro di interventi finanziati da danaro pubblico…E ai figli e ai parenti di chi ha sacrificato la sua vita per lo stato, per il vivere civile, per il bene pubblico cosa si dice? “Non ci sono i soldi”. Ma c’è mai un limite alla vergogna? Lo sanno questi signori cosa significa perdere un marito, un padre, un fratello magari nel fiore degli anni? Gente che ha sacrificato la propria vita per gli altri, quegli altri che adesso si girano dall’altra parte? E che lascia un vuoto incolmabile. Ma perché si deve solo sorridere su un certo “onorevole” totalmente incapace (regolarmente eletto, grazie alle ben note camarille politiche) e sul suo ricco vitalizio e ci si deve girare dall’altra parte quando si parla di sostenere famiglie e parenti che hanno perso il fulcro economico della loro esistenza? E’ questo un paese civile? Son questi politici persone civili? Riforme e cambiamento sono le parole d’ordine del presidente del consiglio Renzi e dell’attuale governo. Ma quale riforma migliore di quella che stabilisce il riconoscimento di diritti inalienabili?

http://capodacqua.blogautore.repubblica.it/2015/04/18/vittime-del-dovere-quando-lo-stato-fa-figli-e-figliastri/

http://www.sportpro.it/#2161

 

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