È il sottosegretario Cosimo Ferri, non il ministro delle giustizia Andrea Orlando, oggi ad intervenire al VI seminario di criminologia nel convegno sul 41 bis efficacia e limiti: certezza della pena e tutela della memoria delle vittime del dovere.Si comincia con i saluti del sindaco di Sulmona, Annamaria Casini: “Il detenuto deve essere rieducato e non rilegato”. Poi Antonio Servedio, comandante provinciale dei Carabinieri dell’Aquila e il prefetto, Giuseppe Linardi che tiene a sottolineare che l’Italia è l’unico Paese in cui non si sono consumati attentati, di matrice islamica, terroristici. Segno che le forze dell’ordine stanno lavorando bene? Così dichiara il prefetto, ma di vittime italiane non mancano negli Stati colpiti duramente dai recenti attentati. Poi l’organizzatore della 2 giorni di evento, Mauro Nardella, caporale di polizia penitenziaria e sindacalista, che conclude il suo intervento, accompagnato dall’arpeggio di una chitarra classica, con un incitamento: “Non ci fermerà un naso rotto”. Riferensosi all’aggressione ai danni del giornalista, Daniele Piervincenzi, ad Ostia vittima di Roberto Spada, arrestato ieri con l’accusa di violenza privata aggravata dal metodo mafioso.Illuminante intervento di Emanuela Piantadosi, dell’associazione Vittime del dovere. Ha perso il padre, maresciallo dei carabinieri, ucciso da un detenuto in permesso premio. Arriva il sottosegretario mentre la presidente Piantadosi mette in evidenza l’eccesso di: “visibilità degli assassini dei nostri familiari.. non è questione di vendetta .. vorrei ricordare il figlio di Totò Riina invitato a presentare il suo libro a Porta a porta. Poi, le continue richieste di sconti di pena fatte. Riina richiama il diritto ad una morte dignitosa. Vogliamo rilanciare una riflessione sulla legge 103 del 23 giugno 2017 e sulla Circolare del 2 ottobre della polizia penitenziaria che ammorbidisce il regime detentivo del 41 bis. Chiamato il carcere duro, il 41 bis è stato introdotto nel ’75 per contenere le rivolte negli istituti di pena e dal ’92 applicato anche agli appartenenti a Cosanostra per isolare i capi e impedire loro di continuare a impartire ordini. “Leoluca Bagarella dal carcere dell’Aquila nel 2002 fece un appello pubblici per ammorbidire il 41 bis” ricorda la Piantadosi. Sistemi audiovisivi accessibili, ma non ai detenuti in regimecdi 41 bis, questo chiede l’associazione Vittime del dovere. L’uso di colori nella corrispondenza e altri dettagli sono strumenti per i detenuti isolati per veicolare messaggi, così l’uso del personal computer, i colloqui senza divisori, la perquisizioni solo con rilevatori elettronici, la simultanea apertura per le visite spirituali e per i Garanti dei detenuti. Com’e accaduto a Torino dove era accompagnato da Sergio Segio. “Papa Francesco ha scomunicato corrotti e mafiofi e prima di lui papa Giovanni Paolo II” questo deve far riflettere. Perché ammorbidire il carcere duro sapendo quante vittime è cistato? “L’attenzione agli autori di reato e dal momento in cui non c’è una voce .. noi chiediamo l’istituzione di un osservatorio ( associazioni, magistrati, avvocati e coloro che possono rappresentare le esugenze delle vittime : giustizia e certezza della peba x avere giustizia per i servitori dello Stato che hanno dato la vita per la nostea collettività”.Glissa il sottosegretario: “Davvero il lavoro che fate come associazione vittime del dovere è importante e non credete, venite ascoltate – dice Ferri sottolineando che curare l’area trattamentale all’esterno sarebbe più efficace. “La Circolare rende omogenea la esecuzione del 41 bis” parla di piccole aperture garantite oggi ai minori di 12 anni figli di detenuti al 41 bis. Di questo parla il sottosegretario, fuorviando tutto il discorso sull’uso dei supporti audio visivi e dell’isolamento nel regime del carcere duro non più garantito dalla recente disciplina. Il tema è la modalità esecutiva del 41 bis per il vice ministro. In compenso saranno assunti 2064 agenti di polizia penitenziaria, entro il 2018, e le piante organiche degli istituti saranno riviste in ragione dell’aumento del loro numero dei detenuti. Al carcere di Alta sicurezza di Sulmona saranno 200 i posti in più dietro le sbarre , 2 centinaia di reclusi in più, ma per il personale, da un decennio sottorganico, non si vedono ancora spiragli.
Maria Trozzi
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