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10 GENNAIO 2020
Valledelsagittario.it - Detenuti per sopperire a carenze personale in Procura? Critiche da Vittime del dovere

DA SULMONA con il caso del servizio di guardiania comunale affidato ad un affiliato di ndrangheta, con condanne anche all'ergastolo che sconta la sua pena ai servizi sociali e nemmeno pentito,  alla Campania dove il progetto di lavoro diventa ancora più inquietante perché frutto di un protocollo d’intesa dello scorso dicembre per reclutare detenuti come ausiliari giudiziari. Una contestazione che viaggia sulle linee del  Meridione per l’associazione Vittime del dover dopo la decisione presa dal provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria in accordo con la procura della Repubblica di Napoli e il garante dei detenuti della Campania. Il testo del protocollo che permette tutto questo, in Campania, non è reperibile e l'associazione avanza delle considerazioni sulla base di quanto pubbicato, sull'argomento e sino ad ora, dai media.

"Pur partendo dal presupposto sancito dall’art. 27 della Costituzione …le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato..  e da quanto previsto dal decreto ministeriae 88 dell'8 giugno 2015, sulla messa alla prova dell’imputato in contesti di pubblica utilità, la scelta di servirsi di detenuti per sopperire a carenze di personale in procura, lascia molto perplessi - spiega la presidente dell'associazione Emanuela Piantadosi - Tale opportunità di reinserimento è proposta in un contesto istituzionale in cui si gestiscono informazioni e dati sensibili che potrebbero essere facilmente acquisiti o addirittura manipolati da coloro che, paradossalmente, hanno dimostrato nei fatti un rapporto conflittuale con la giustizia".

Per l'associazione sembra contraddittorio consentire a soggetti, seppure selezionati e solo per brevi periodi, di familiarizzare con l’ambiente di una Procura addirittura importante come quella di Napoli, molto impegnata nel difficile contrasto alla criminalità organizzata.

"Anche se per il semplice trasporto di atti e fascicoli, quale mansione specificata, riteniamo pericolosa questa iniziativa che potrebbe rappresentare un modo inconsapevole per affrancare delinquenti, i quali potrebbero coltivare relazioni, amicizie o, comunque, umane simpatie, utili nell’immediato o in un prossimo futuro. Stiamo infatti parlando di detenuti che stanno scontando la pena e che pertanto stanno compiendo un percorso rieducativo ma che non può dirsi certo concluso, dovendo essere testato nel tempo l’effettivo ravvedimento. Per tali ragioni chiediamo che siano chiariti i criteri, le modalità, i limiti e le verifiche che verrebbero poste in essere per gestire questa iniziativa, bilanciando i diritti della collettività - aggiunge la coordinatrice dell'associazione -Unica spiegazione addotta, per il momento, pare essere la mancanza di personale nella Procura, che verrebbe colmata con queste aleatorie risorse impiegate in modo temporaneo. La motivazione appare ancora più inconsistente ed assurda se si pensa sia agli eventuali rischi per la riservatezza delle informazioni ivi reperibili, sia al diverso trattamento riservato ad un qualsiasi operatore del tribunale che oltre a dover superare un concorso pubblico di accesso per un qualsiasi ruolo, deve essere privo di precedenti penali, rispettando specifici requisiti di condotta e di qualita' morali (decreto presidente della repubblLica 487 del 9 maggio 1994)". 

Una scelta presa in risposta alla mancanza di ausiliari giudiziari, si giustificano i promotori, ma i colletti bianchi da impiegare potrebbero essere ingaggiati partendo dai centri per l’impiego, nati e pagati per fornire supporto nel collocamento dei cittadini, con particolare riguardo a coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza in attesa di un lavoro e alle categorie protette, tra cui rientrano le Vittime del Dovere, terrorismo e criminalità organizzata.

"Perché invece di voler tentare strade insidiose non si pensa di rieducare i detenuti impiegandoli in lavori effettivamente spendibili una volta scontata la pena, come artigiani oppure come maestri d’arte e mestieri di cui si sta perdendo capacità e tradizione? - domanda Piantadosi - Honestum et utile diceva Cicerone (De officiis, trattato filosofico scritto nel 44 a.C.) sui doveri morali necessari per la convivenza civile: Ciò che è onesto è anche utile e ciò che è davvero utile è anche onesto - conclude la presidente di Vittime del dovere -  Sarebbe opportuno che in ambito pubblico lavorino soltanto coloro che non hanno precedenti penali, rispettano le leggi, le regole e soprattutto gli altri, valorizzando un principio etico fondamentale che è l’onestà".

Maria Trozzi

Tratto da Valledelsagittario.it

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