San Valentino, festa degli innamorati e il pensiero dell’associazione Vittime del dovere, incluso il nostro, va a Rosa Maria, vedova di Mario Cerciello Rega, vicebrigadiere dei Carabinieri ucciso nella notte del 26 luglio 2019.
“Ci obbligano pretestuosamente a metterci nei panni del soggetto imputato del suo omicidio – scrive in una nota l’associazione – Siamo stati bombardati con il video dell’interrogatorio del presunto assassino di Mario, pubblicato dal Corriere della sera e ripreso a cascata da tutti i quotidiani e i siti d’informazione, sottolineando il trattamento umiliante e indegno riservato all’indagato. Rimettendo la valutazione delle responsabilità di tutti gli indagati alla magistratura, ci permettiamo di fare delle brevi considerazioni di ordine generale – spiega Vittime del dovere – Sulla base di tale articolo e di molti altri che periodicamente vengono pubblicati sempre più spesso su testate nazionali, evidenziamo la nostra sensazione di assistere al continuo tentativo, da parte di alcuni giornalisti o testate giornalistiche, di creare una sorta d’ipersensibilità verso coloro che si sono (o si presume si siano) macchiati di gravi reati, a discapito dello stato emotivo delle stesse vittime. Anzi, alcune volte il distacco mostrato da alcuni familiari delle vittime rispetto ai fatti di sangue che li vedono coinvolti viene strumentalizzato per sostenere un’assoluzione ex post dell’autore di reato, nel momento in cui è stata scontata la pena. Insomma ci si comporta come se il reato non sia stato mai commesso e le vittime non siano più tali perché il responsabile del loro dolore è stato condannato. Quello che non si comprende è come si possa pensare che la vicenda giudiziaria, dalle indagini all’esecuzione della pena, non sia dolorosa e difficile da affrontare per le vittime e i familiari così come il fatto che la sofferenza per la perdita subita, debba essere rispettata in quel religioso silenzio che dovrebbe accompagnare la fase delle indagini. Non si chiede ovviamente di tacere notizie d’interesse pubblico, ma si chiede una maggior attenzione nella selezione delle parole, dei tempi e dei modi di pubblicazione delle notizie, magari cercando d’immedesimarsi anche nelle vittim – conclude l’associazione presieduta da Emanuela Piantadosi – Nel caso specifico noi ci immedesimiamo in Rosa Maria, che oggi avrebbe potuto festeggiare il primo San Valentino da moglie, e nei genitori di Mario, che non possono più riabbracciare il proprio figlio, e ci chiediamo se la pubblicazione di un tale video ( dopo quelle già pubblicate e le indagini in corso sui responsabili) possa essere stata una scelta ponderata.
Sostieni l'associazione!
Fai una donazione con