L’associazione Vittime del dovere interviene su quanto sta avvenendo nelle carceri italiane proprio in queste ore tanto difficili sottolineando come, approfittando della situazione e con vere e proprie rivolte, i detenuti abbiano perso un’ottima occasione per dimostrare al Paese un concreto senso di resposabilità soprattutto in situazioni di emergenza come quella generata dalla diffusione del Coronavirus. Mancando il discrimine tra giusto e sbagliato i rivoltosi hanno dimostrato che per loro la rieducazione è davvero una strada lunghissima da percorrere se l’obiettivo da raggiungere non è liberarsi dalla violenza.
Il Consiglio dei ministri del 31 gennaio ha dichiarato, per 6 mesi, lo stato di emergenza sul territorio nazionale relativo al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili. A partire dal decreto-legge 23 febbraio n. 6, recante «Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19» il presidente del Consiglio dei ministri ha emanato le disposizioni attuative, a cui sono seguiti, con cadenza allarmante, i decreti del 25 febbraio, 1° marzo, 4 marzo e infine il Dcpm dell’8 marzo.
Il governo ha approvato questa serie di decreti fortemente limitativi per la gravissima situazione epidemiologica. Sulla stessa linea s’innestano i provvedimenti del ministero della Giustizia e del Dap, Dipartimento di amministrazione penitenziaria, volti a preservare e garantire la salute dei detenuti e del personale in servizio negli istituti penitenziari. Tali provvedimenti hanno comportato limitazioni agli accessi in carcere, ai colloqui con i familiari nonché ai permessi e alla libertà vigilata. Invece di collaborare con responsabilità in alcune carceri italiane la reazione ai provvedimenti è abnorme e violenta.
“La prima rivolta è avvenuta il 7 marzo a Salerno, a cui si sono aggiunti poi pesantissimi atti di ribellione, distruzione e violenza negli Istituti di detenzione di tutta Italia, ieri e anche oggi – spiegano dall’associazione – La risposta a tali azioni vergognose non è stato lo sdegno e la vicinanza alle forze dell’ordine, ma addirittura la richiesta, da parte di alcuni benpensanti, di una moratoria immediata dell’esecuzione penale e di adozione di provvedimenti come amnistia e indulto. Ciò che appare evidente è lo stravolgimento valoriale a cui si giunge in momenti di grave difficoltà per la nostra Nazione – spiega Vittime del dovere – I provvedimenti del governo sono limitativi per tutti. Gran parte dei cittadini per scopi precauzionali e preventivi non può incontrare i propri familiari e non può recarsi al lavoro, gli studenti non possono frequentare scuole ed università, tutto ciò comporta pesanti ricadute sull’economia domestica, ma sono sacrifici necessari che ci vengono giustamente chiesti per tutelare la salute pubblica e limitare la diffusione del Covid-19, affinché non si rischi un collasso sanitario. Eppure, i detenuti ritengono più giusto ribellarsi, distruggono le strutture che li ospitano, pensano sia corretto rapire e ferire gli agenti della polizia penitenziaria, invece di dimostrare proprio in queste circostanze che hanno compreso il discrimine tra giusto e sbagliato e sono finalmente rieducati e pronti per rientrare nella società come cittadini liberi”.
Aggiungono dall’associazione: “Ancora c’è chi li sostiene e invita il Governo a liberare questi soggetti che dimostrano, oggi come allora, di non aver proprio capito che cosa significhi essere parte attiva e solidale di una comunità in pericolo. Gli interessi di questi singoli che già hanno danneggiato la collettività dovrebbero venire prima di quelli di un intero Paese? Non possiamo che essere solidali con le Forze dell’Ordine, alla Polizia Penitenziaria e all’Esercito, poiché stanno gestendo questa vergognosa situazione con incredibile prontezza e professionalità e ci opponiamo affinchè tale vicenda sia il grimaldello usato da certi personaggi per ottenere sconti di pena e provvedimenti di clemenza verso soggetti che per l’ennesima volta dimostrano di non essere pronti a vivere civilmente – conclude Vittime del dovere – Invitiamo il Governo, in particolare il ministero della Giustizia, a non cedere a queste gravissime forme di ricatto e a rendere pubblici i danni provocati da questi soggetti e la loro precisa quantificazione, al fine di rendere evidente la misura di questa grave dimostrazione di irresponsabilità che ricadrà, ancora una volta, sulle spalle di tutta la comunità, già fortemente colpita. Esprimiamo il nostro sostegno a quanti stanno combattendo questa epidemia e a quanti operano in prima linea, come medici, infermieri e gli operatori nel settore sanitario che, con senso del dovere e spirito di sacrificio, garantiscono le cure e rappresentano le migliori virtù della nostra Nazione”.
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