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23 MAGGIO 2020
Comunicato stampa - Memoria e verità: il tessuto della nostra società - Commemorazione del 28° anniversario della strage di Capaci

In occasione delle celebrazioni del 28° Anniversario della Strage di Capaci, in cui morirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, riteniamo importante onorare in modo concreto la memoria di tutti coloro che hanno offerto la propria vita in nome dello Stato.

Abbiamo il dovere di ricordare quanti si sono sacrificati per gli ideali della giustizia e libertà, ma lo vogliamo fare rimanendo distanti dall'ipocrisia anche di commemorazioni ufficiali, finte e di facile retorica. Oggi dobbiamo alle Vittime del Dovere, di mafia e della criminalità organizzata l'onore della memoria e della verità, valori questi, che dovrebbero essere il tessuto della nostra società. Non può esserci una società, che possa dirsi civile, senza memoria e non vi può essere alcuna forma di civiltà senza verità. Memoria e verità significa conoscenza e consapevolezza in particolare oggi di un fatto incontestabile, ovvero che Giovanni Falcone, prima di essere barbaramente massacrato a Capaci per mano della mafia, che costituisce il cancro dell'esistenza di questo Paese, veniva delegittimato, umiliato e isolato da una parte rilevante della magistratura. Memoria e verità vuole dire però anche conoscenza e consapevolezza che ciò avvenne, non soltanto in ragione di meschini sentimenti di rivalità, ma, cosa ben più grave, per patologiche trame di potere, connesse a fenomeni di degenerazione del sistema politico.

Sconcertante è l’analogia con l’attuale clima sociopolitico. La contemporaneità nelle varie zone d'Italia delle rivolte nelle carceri, nei giorni 7-8-9 marzo u.s., manifestano la longa manus  di una regia criminale, violenta ed incontrollabile, che ha saputo tenere in scacco il nostro Governo, che, dopo aver promesso ferme e adeguate reazioni alla violenza del potere delinquenziale, ha manifesto la sua debolezza attraverso provvedimenti normativi che poi hanno consentito la scarcerazione di noti appartenenti alla criminalità organizzata.

A nulla è valso l'impegno dell'Associazione di questi ultimi tre mesi, costante, tenace, instancabile, puntuale e tempestivo, che, ancora prima che si arrivasse al triste epilogo dell’uscita dal carcere anche di esponenti anche di spicco di diversi clan mafiosi, portava a conoscenza delle Istituzioni e segnatamente del Ministro della Giustizia, proposte e richieste di emendamento ai diversi testi di legge, che il Governo si apprestava a varare. Sono state arrogantemente ignorate le interrogazioni parlamentari presentate e i numerosi comunicati lanciati. Se non avessimo a cuore il destino del Paese dovremmo rassegnarci. Ma questo non possiamo e non dobbiamo farlo: per le vittime e per i giovani, che meritano un futuro migliore di quello che si appresta all'orizzonte. Gl Italiani hanno diritto ad avere rappresentanti che garantiscano la tutela della sicurezza nazionale, delle libertà fondamentali e con esse della certezza della pena, che nella sua multidimensionalità è di utilità collettiva. E le Istituzioni non possono tradire queste aspettative, delegittimando sé stesse, lasciando zone franche. Oggi leggiamo dai quotidiani che sono circa 500 gli appartenenti alle mafie posti in detenzione domiciliare, una lacerazione profonda di questa società, turpe vituperio al sangue versato dai nostri familiari e allo sforzo delle Forze di Polizia e della Magistratura.

Per questo chiediamo fermamente alle Istituzioni di dare seguito alle istanze presentate dalla nostra Associazione.

Accoglimento delle seguenti proposte di emendamenti nel primo provvedimento normativo di prossima approvazione:

1. “i detenuti sottoposti al regime di cui all’art. 41 bis II comma O.P., quelli in regime di Alta Sicurezza nonché i detenuti con fine pena non superiore a diciotto mesi, anche se costituente parte residua di maggior pena, salvo che la pena già̀ scontata afferisse a reati di cui all’art. 4 bis della legge 26 luglio 1975 n. 354 e successive modificazioni, non possono usufruire della beneficio di cui all’art. 123 del D.L. n. 18 del 17.03.2020, convertito con modificazioni dalla L. 24 aprile 2020, n. 27”

2. “i permessi di cui all’art. 30 bis nonché la detenzione domiciliare di cui all’art. 47 ter della Legge 26 luglio 1975, n. 354, come modificata dal D.L. 30 aprile 2020, n. 28, possono essere disposti solo previo parere vincolante del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo in ordine all’attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata ed alla pericolosità del soggetto”

3. “le disposizioni relative ai colloqui di cui all’articolo 4 del D.L. 10 maggio 2020 n. 29 non sono applicabili ai detenuti sottoposti ad art. 41 bis II comma o.p. e a quanti condannati per reati di cui all’articolo 4 bis o.p.” • Introduzione di un nuovo reato per il possesso e/o l’utilizzo in carcere di cellulari da parte dei detenuti

• Ritiro della circolare DAP del 21 marzo 2020

• Revoca della concessione all’utilizzo di Skype disposta dal DAP per i detenuti del circuito detentivo Alta Sicurezza

• Revoca della detenzione domiciliare o del differimento della pena per quei detenuti che ne siano stati ammessi

• Accertamento, verifica e sanzionamento delle responsabilità di coloro che a vari livelli hanno ignorato e/o omesso segnalazioni di pericolo e non hanno posto in essere concrete azioni di intervento • Istituzione di un tavolo di lavoro di Vittime del Dovere, terrorismo e criminalità organizzata in seno al Ministero della Giustizia

Lo Stato e le Istituzioni non possono avere modo diverso di onorare la memoria del 28° Anniversario della Strage di Capaci, se non ripristinando la legalità e riparando una grave falla aperta nel sistema della giustizia. Lo si deve a Giovanni Falcone e a tutti coloro che non hanno avuto paura di morire per questo Paese.

Associazione Vittime del Dovere 

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