Giovanni Vincenti e Antonella Patrucco sono stati condannati a quattro anni, con rito abbreviato, nel processo per crollo doloso, truffa e lesioni che si è svolto oggi ad Alessandria.
La vicenda è quella dell'esplosione, nel novembre dello scorso anno, della villetta a Quargnento in cui tre vigili del fuoco morirono e altri due rimasero feriti insieme con un carabiniere. La procura aveva chiesto 18 anni, 12 con l'abbreviato. I due coniugi sono attesi a settembre da un altro processo, in Corte d'Assise, per omicidio plurimo doloso aggravato.
Fra le parti civili parte civile Elena Barreca, vedova del vigile del fuoco Antonino Candido, morto con i colleghi Matteo Gastaldo e Marco Triches nella seconda esplosione nel cascinale di Quargnento nella notte tra il 4 e 5 novembre 2019. Nello scoppio rimasero feriti anche i pompieri Giuliano Dodero (caposquadra) e Graziano Luca Trombetta e il carabiniere Roberto Borlengo.
«Volevo chiedere scusa a tutte le persone coinvolte, soprattutto alle famiglie delle vittime. Prego tutti i giorni per loro», ha detto prima della sentenza Vincenti rendendo dichiarazioni spontanee. Jeans, polo grigia e sguardo basso, il reo confesso è in carcere dallo scorso 9 novembre, pochi giorni dopo la notte tra il 4 e 5 novembre, quando un timer rudimentale, simile a quello utilizzato per le luci di Natale, fece esplodere la villetta. Non doveva esserci nessuno all'interno, ma l'esplosione sorprese i vigili del fuoco dopo che un primo scoppio aveva provocato soltanto una fiammata, vista dai vicini di casa e segnalata al numero di emergenza. Le indagini condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Alessandria, agli ordini del colonnello Michele Angelo Lo Russo, furono immediate.
Vincenzi venne arrestato, nella sua camera da letto le istruzioni per azionare i timer; la moglie, indagata, è finita in cella soltanto lo scorso giugno, dopo una lunga disputa legale sulla misura cautelare conclusa con la reclusione da una decisione della Cassazione. L'udienza si è svolta nell'aula A, al piano terra in fondo al corridoio.
«C'è sete di giustizia per le vittime in divisa di questa tragedia», ha detto in avvio del processo l'avvocato della Associazione vittime, Sergio Bellotti. Non ci sono volute molte ore di camera di consiglio per la sentenza, arrivata al termine di un processo che ha avuto anche i suoi colpi di scena. Come questa mattina, quando Vincenti si è alzato dal banco degli imputati sostenendo di non sentire. Visitato da un otorino, l'udienza è poi ripresa regolarmente per concludersi questa sera.
Sostieni l'associazione!
Fai una donazione con