Banalizzare il male per salvare Caino, a discapito di Abele. Un Governo che ignora le vittime del dovere
IL DOVERE DELLA MEMORIA
Spesso e volentieri mi sono occupato, su queste colonne, del dovere della Memoria.
La memoria è il patrimonio sul quale costruire il futuro dei nostri figli. La memoria ci aiuta a evitare che il passato possa ripetersi. Eppure, esso è un dovere morale e civile spesso calpestato.
Sono ad esempio passati appena due anni dal termine del centenario della Grande guerra e il popolo italiano, specie le ultime generazioni che dovrebbero essere gli eredi di un così importante testimone, sembra già essersi scordato il sacrificio dei nostri nonni immolatisi per la difesa della patria.
L’OLTRAGGIO AL SACRARIO MILITARE DI MONTE GRAPPA
È di queste ultime ore una foto che gira sui social, scattata da un visitatore indignato, e che immortala alcuni giovani sulla neve con ai piedi le tavole da snowboard.
L’improbabile «pista» da cavalcare con i surf invernali è infatti la storica scalinata del sacrario militare del monte Grappa, che custodisce le spoglie di 23mila caduti.
Situato sul Monte Grappa, a 1776 metri di altezza tra le province di Treviso e di Vicenza, il luogo rappresenta uno dei principali luoghi sacri e di rispetto, a ricordo della tragedia della Prima guerra mondiale.
Il Covid, da qualche tempo, ha fatto interrompere il servizio di vigilanza degli Alpini.
E ora in molti, a partire da quest’episodio, sono a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine.
Vi fu, prima di loro, addirittura quel rapper udinese di origine ghanese che pensò bene di girare il video di una canzone sui gradoni del Sacrario di Redipuglia, il posto della nostra memoria che custodisce i resti di circa 100.000 caduti della Grande Guerra e poi fu, giustamente!, condannato ad otto mesi di reclusione per “vilipendio delle tombe dei caduti della Grande Guerra”.
L’ASSOCIAZIONE VITTIME DEL DOVERE
L’Associazione di volontariato Vittime del Dovere si è costituita per iniziativa di vedove, orfani, invalidi e genitori di appartenenti alle Forze dell’Ordine, Forze Armate e Magistratura, caduti o rimasti invalidi nel contrasto alla criminalità comune, alla criminalità organizzata e al terrorismo.
L’organizzazione, a carattere nazionale, apartitica e senza fini di lucro, persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale e ad oggi conta circa 500 famiglie associate.
Le Vittime del Dovere, quali servitori dello Stato, rappresentano il prezioso patrimonio etico della nostra Nazione poiché hanno, spesso consapevolmente, donato la propria vita per affermare i principi di legalità e giustizia.
L’impegno dell’Associazione Vittime del Dovere è volto a valorizzare il sacrificio delle Vittime del Dovere, a tutelare i diritti delle famiglie dei caduti e degli invalidi, a promuovere la cultura della legalità tra i giovani. Presidente dell’Associazione è Emanuela Piantadosi, figlia del Maresciallo dei Carabinieri Stefano Piantadosi M.O.M.C. ucciso ad Opera (MI) il 15/6/1980 da un ergastolano in permesso premio.
La storia dell’Associazione Vittime del Dovere inizia alla fine del 2004. Un piccolo gruppo di familiari di Vittime, consapevole della discriminazione operata nel corso degli anni dalla legislazione italiana nei confronti di coloro che pur rappresentando le Istituzioni venivano classificati in relazione alla maggiore o minore notorietà del loro carnefice, decide di metter a fattor comune la propria esperienza, trasformando il dolore in consapevolezza e in forza, desiderosi di impegnarci per restituire dignità alla memoria dei propri cari.
Nello specifico si è impegnata in modo concreto e fattivo su vari fronti, attraverso diversi tipi di iniziative, tutte volte al consolidamento di una legislazione equa, che garantisca adeguata tutela alle vittime e ai familiari dei caduti e degli invalidi, al fine di tutelare la memoria della Vittime.
Nel corso degli anni, è stata in grado di realizzare numerose attività, sotto diversi profili ed è da sempre in prima linea nel diffondere la cultura della legalità attraverso progetti rivolti alle Scuole (mediante l’organizzazione di convegni, la rappresentazione di spettacoli teatrali, concerti e manifestazioni sportive) e nel sostenere ed invocare la certezza della pena per i reati di omicidio volontario organizzando convegni e dibattiti e pubblicando comunicati e articoli giuridici.
GLI SCONCERTANTI PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO
E nelle ultime settimane l’Associazione di volontariato Vittime del Dovere ha fatto sentire, forte ed autorevole, la sua voce contro alcuni sconcertanti provvedimenti dell’Esecutivo Conte Bis in tema di “giustizia”.
La denuncia nasce dalla constatazione che, dopo aver passato gli ultimi mesi a fare appelli alle più alte cariche dello Stato chiedendo anche la creazione di un Osservatorio o Tavolo tecnico per le Vittime del Dovere (o comunque delle Vittime in genere) al fine di fornire un interlocutore istituzionale che potesse rappresentare anche il pensiero di chi subisce un reato di sangue e nonostante le molteplici azioni volte a focalizzare l’attenzione sulle problematiche emerse nel panorama carcerario a seguito della pandemia, Piantadosi e l’Associazione hanno appreso della concomitanza di due provvedimenti che, singolarmente appaiono scollegati, ma nella visione sistemica rappresentano appieno la direzione inequivocabile che il Governo ha inteso assumere. Il richiamo è alla discussione al Senato della Repubblica della Legge di conversione del decreto-legge 28 ottobre 2020 n. 137, in cui si profilano provvedimenti che rappresentano un “allettante esodo carcerario”.
A questi si aggiungono degli ultimi emendamenti approvati, in ragione del Covid 19, che estenderebbero il periodo di proroga degli arresti domiciliari, includendo sempre i famosi boss che in questi mesi stanno soggiornando comodamente a casa propria, al 31 gennaio 2021. Pertanto, dopo il Ferragosto, dobbiamo assicurare tra le mura domestiche anche le festività natalizie compresa l’Epifania, a lor signori.
Queste decisioni appaiono imbarazzanti se si considerano le reiterate dichiarazioni con cui il Governo propone di tutelare gli onesti cittadini, mettendoli in lockdown il Natale e il Capodanno, e contestualmente propenda per liberare, con una certa disinvoltura e leggerezza d’animo, un’altra fiumana di detenuti.
Ma questa decisione risulta ancora più surreale e comunque indicativa della rotta intrapresa dal Governo, se viene abbinata a quanto sta avvenendo in sede di trattazione della Legge di Bilancio 2021.
LE “DIMENTICANZE” DEL GOVERNO
Ma ad indignare l’Associazione di volontariato Vittime del Dovere è anche la discussione presso la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati del Disegno di legge “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023” perché, è la loro denuncia che sottoscrivo, si nota quanto non sia di interesse per il Governo la tutela delle Vittime del Dovere e più in particolare anche degli “Eroi del Covid”.
Ciò emerge dal fatto che tutti i numerosi emendamenti presentati su impulso dell’Associazione, da più Parlamentari appartenenti a diversi schieramenti, indicando pertanto una volontà quanto meno condivisa, proprio oggi sono risultati accantonati per richiesta della Relatrice di Maggioranza.
Questi emendamenti proponevano l’estensione alle Vittime del Dovere dei benefici già previsti per le vittime del terrorismo e più precisamente: tutele alle Vittime del Covid 19, appartenenti alle Istituzioni e al comparto sanitario pubblico; l’adeguamento del trattamento assistenziale di cui all’art. 2 Legge 407/98; la corretta applicazione della normativa relativa al collocamento mirato per le categorie protette, estesa proprio ai sanitari Vittime del Covid 19.
L’Associazione Vittime del Dovere, così come crediamo debba ritenersi ogni cittadino onesto, si è legittimamente dichiarata indignata dalle scelte della politica di Governo, che si dimostra favorevole ad una ulteriore “emigrazione carceraria” per migliaia di condannati, e contestualmente contrario a fornire tutele e considerazione nei confronti di quanti, a parole, vengono appellati come eroi nazionali per il sacrificio di sangue dato anche nel periodo di pandemia, ma nella concretezza dei fatti vengono “accantonati”.
Ed è esausta di rivolgere istanze sacrosante all’attuale Politica italiana relativamente ad argomenti che dovrebbero esserle propri, quali i valori fondanti e condivisi della nostra Repubblica.
Tuttavia, le famiglie delle Vittime del Dovere non smetteranno mai di far sentire la propria voce e costituiranno sempre la spina nel fianco delle coscienze di chi non capisce o non vuole capire le ovvietà del vivere civile.
Non taceranno mai le palesi ingiustizie che sviliscono la memoria e il sacrificio dei Servitori dello Stato, perché Loro hanno, purtroppo, un posto vuoto a tavola il giorno di Natale, ma soprattutto un grande senso di responsabilità tutto l’anno.
Ma l’Associazione, proprio per ciò e Chi essa rappresenta, non ha potuto tacere il suo dissenso di fronte alle incessanti proposte, imbarazzanti e discutibili, che vorrebbero indurre la Politica italiana a dispensare a piene mani amnistia e indulto, quali soluzioni al diffondersi del Covid 19 all’interno delle carceri italiane.
In uno scenario in cui ogni giorno nelle terapie intensive e nei reparti ospedalieri centinaia di malati combattono una dura battaglia contro il Covid speranzosi di riabbracciare i propri cari, in un contesto in cui tutti i cittadini restano responsabilmente a casa nella convinzione di ritornare presto alla normalità, in cui i giovani sacrificano socialità e la propria spensieratezza, in cui gli anziani combattono contro la solitudine del forzato isolamento, in cui il personale sanitario svolge con dedizione il proprio lavoro seppur in condizioni fisiche estenuanti, in cui le forze dell’Ordine e Forze Armate sono in prima linea per assicurare ordine e giustizia, c’è qualcuno che vorrebbe approfittare delle difficoltà del momento e della distrazione generale per ottenere la cancellazione dei reati commessi e l’annullamento della pena. L’Associazione Vittime del Dovere dice no ad amnistia, no ad indulto.
Le famiglie delle Vittime del Dovere hanno lanciato un appello di aperto disaccordo rispetto alle assurde richieste urlate insistentemente dalle “solite lobby” che in nome di un virus vorrebbero vanificare il lavoro svolto dalle forze dell’ordine, in sfregio ai sacrifici portati avanti quotidianamente da tutti i cittadini onesti. Amnistia e indulto sono richieste immorali che annullerebbero lo stesso concetto di certezza della pena, presupposto indispensabile dello stato di diritto di qualsiasi paese civile.
LE RIVOLTE CARCERARIE
Hanno meritoriamente ricordato che solo pochi mesi fa, nel corso delle note rivolte carcerarie, consumatesi nei primi giorni dell’emergenza sanitaria, detenuti violenti ed irresponsabili hanno causato ben 35 milioni di euro di danni all’interno delle strutture di detenzione; 14 reclusi sono morti per avere assunto, fuori controllo, metadone indebitamente sottratto alle infermerie devastate; decine di valorosi agenti della Polizia Penitenziaria sono stati aggrediti e hanno riportato profonde ferite sul corpo e nell’anima. Centinaia di detenuti facinorosi hanno agito con violenza inaudita, distruggendo beni collettivi senza alcun rispetto. Soggetti sobillati, probabilmente dalla criminalità organizzata, hanno fatto pressioni e violenze anche su quei detenuti che invece credono nel concetto di rieducazione all’interno del carcere e hanno un atteggiamento propositivo e volontà di riabilitazione nel contesto sociale.
Milioni di euro sono stati polverizzati in soli 3 giorni, il 7, 8, 9 marzo, denaro che oggi, a ben vedere, si sarebbe potuto destinare nel potenziare le strutture sanitarie, nel fornire dispositivi di protezione per medici e infermieri, nel dare il giusto riconoscimento, anche in termini economici, a quanti ogni giorno si battono nel sostenere e nell’assistere le persone in difficoltà, cercando di garantire salute, sicurezza e tutele. Devastazioni e sommosse abilmente orchestrate, con complicità esterne, per mettere in atto ricatti morali al Governo che, piegato dalle assurde pretese, ha consentito nel corso di quest’anno un’emorragia carceraria senza precedenti, nel disinteresse generale.
Una vera e propria catastrofe penitenziaria.
SI AL DIRITTO ALLA SALUTE NO ALL’AMNISTIA
L’Associazione riconosce e difende il valore del diritto alla salute di ogni essere umano, dentro e fuori le carceri, ma ritiene parimenti importante rispettare l’impegno delle Forze di Polizia e il sacrificio dei tantissimi rappresentanti delle Istituzioni che hanno offerto la propria esistenza alla Nazione.
Attualmente, la concessione dell’Amnistia, ci chiediamo quale beneficio di contenimento del contagio possa portare alla collettività, se non la mera estinzione del reato e la conseguente fedina pulita per quanti non intendono scontare la propria condanna e pagare il proprio debito con la società. Un ulteriore esodo di migliaia di detenuti causerebbe oggi pesanti problemi di sicurezza alle forze dell’ordine già abbondantemente impegnate nella contingenza del momento e congestionerebbe con carico aggiuntivo i pronto soccorso e gli ospedali già in enorme sofferenza.
E’ necessario invece dare sicurezza e assistenza ai detenuti dentro le case circondariali. Per fare ciò, nell’immediatezza, sarebbe indispensabile rivedere gli attuali sistemi di sorveglianza dinamica che consentono di tenere tutte le celle aperte, favorendo così il contagio del coronavirus e creando focolai incontrollabili.
Anche con questa semplice accortezza sarà possibile non gravare ulteriormente sugli ospedali in grande difficoltà, considerando che i detenuti sono comunque molto ben assistiti dal punto di vita sanitario in carcere.
I numeri dei contagi tra i detenuti dimostrano come ci sia meno rischio in carcere rispetto ad altri contesti di comunità e comunque se si prendono in considerazione i dati nazionali della società civile; segno evidente che il lavoro svolto dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sta funzionando.
Per quanto riguarda il sovraffollamento carcerario, occorre invece leggere gli ultimi dati pubblicati ufficialmente dal Ministero della Giustizia delle presenze in carcere alla data del 31 ottobre 2020.
E’ sufficiente, infatti, prendere carta e penna e calcolare i posti disponibili secondo le raccomandazioni del Comitato di Prevenzione della Tortura dell’Europa che prevede una media di 5 mq a detenuto, rispetto ai 7 mq calcolati dall’Italia.
Con una semplice operazione si arriva a capire che ci sarebbe ancora una capienza di posti disponibili, pari al 30% in più rispetto alla situazione attuale. Dagli stessi dati si evince che il 32 % dei detenuti sono cittadini stranieri. Essi potrebbero essere rimpatriati attraverso accordi bilaterali, non ancora sottoscritti, ma che dovrebbero essere caldeggiati dal Ministero della Giustizia.
Attualmente non servono misure estemporanee, serve invece soprattutto prevedere nel lungo periodo una riforma sostanziale e strutturale del sistema penitenziario attraverso opere di edilizia carceraria, e azioni politiche volte ad estradare, ove possibile, i detenuti stranieri, e ad intervenire sulle tempistiche processuali.
Occorre uno Stato in grado di gestire l’emergenza all’interno delle carceri, senza cercare delle soluzioni alternative fuori dal carcere; in quanto, in una situazione già emergenziale, lo Stato non può permettersi di mettere a rischio la sicurezza della collettività.
Attualmente tutti i cittadini italiani, senza aver commesso alcun reato, rinunciano responsabilmente alla loro libertà per contenere gli effetti del contagio.
Anche scontare la propria pena è una forma di contributo alla società. Oltretutto la consapevolezza di un tale impegno dimostrerebbe tangibilmente l’efficacia della rieducazione e la volontà di riabilitazione anche morale.
E’ giusto che ciascuno di noi faccia la propria parte, ciò rappresenta un gesto di civiltà, un atto di amore verso quanti spendono la propria vita per il benessere altrui.
Faccio mio e raccolgo l’appello dell’Associazione di volontariato Vittime del Dovere: no amnistia, no indulto ma rispetto per i sacrifici di tutti i cittadini onesti!
L’auspicio è che il Governo cambi direzione accogliendo le richieste di tutela per le famiglie delle Vittime del Dovere e rifiutandosi di elargire impunità a chi si è macchiato di reati innominabili. l’unica arma contro l’oblio è tenere vivo il ricordo di chi non c’è più, perché il ricordo delle vittime non è solo un lutto privato, ma anche un lutto collettivo.
L’impegno morale deve essere quello di non dimenticare coloro che hanno perso la vita al servizio delle Istituzioni: non solo con il pensiero, e sarebbe già gran cosa, ma con atti conseguenti concreti!
Sostieni l'associazione!
Fai una donazione con