Da quanto appreso dal comunicato stampa della Corte costituzionale, datato 15 aprile u.s., la Consulta ha deciso di concedere un anno di tempo al Legislatore affinché si adoperi per adeguare l’attuale sistema normativo, volto al contrasto della criminalità organizzata, alla mutata sensibilità sociale e politica del nostro Paese, al fine di evitare che l’ergastolo ostativo, così come previsto dall’art. 4 bis Ord. Pen., possa venire travolto dalla dichiarazione di incostituzionalità.
L’ordinanza annunciata, di cui saranno disponibili le motivazioni a breve, desta da un lato preoccupazione per l’anticipo di una futura sentenza dichiarativa di incostituzionalità, dall’altro concede uno spiraglio per eventuali adattamenti della vigente normativa antimafia.
Siamo lieti che il nostro grido di allarme sia stato ascoltato dalla Consulta che proattivamente ha evidenziato pericoli e conseguenze, sollecitando contestualmente senso di consapevolezza e di responsabilità presso la politica e le istituzioni.
Tuttavia, la nostra Associazione non si sente totalmente rassicurata alla luce sia delle tempistiche parlamentari sia dalla mancata attenzione che, ad oggi, è stata riservata alle nostre numerose richieste di intervento inviate alle più alte cariche dello Stato e al mondo della politica.
Già nel 2019, nel mese di giugno dopo la sentenza Viola della CEDU e successivamente ad ottobre, in seguito alla sentenza n. 253/2019 della Corte costituzionale, la nostra Associazione ha sollecitato un esame più approfondito del complesso normativo presente nell’ordinamento penitenziario, che formano un muro di opposizione alla mafia e al terrorismo e che si pongono a favore di una tutela della collettività.
Per tutto il 2020 abbiamo lanciato appelli per sottolineare il timore che il vuoto e l’incompletezza delle disposizioni di legge potessero consentire spazi di manovra alla criminalità.
Di recente, con una nota, in data 8 marzo, rivolta ai giudici della Consulta e con un comunicato, in data 31 marzo, abbiamo rimarcato come la progressiva corrosione della legislazione antimafia necessiti di un immediato ed organico provvedimento legislativo di revisione, al fine di evitare interventi estemporanei, a cui abbiamo assistito nel recente passato e che creerebbero un vulnus alla lotta contro la mafia con conseguenti scarcerazioni ingiustificate, pericolose ed inaccettabili.
Alcune delle proposte risolutive sono già state, da noi, formulate da tempo: costituire una sezione centralizzata ad hoc per l’esame di tali specifiche casistiche, rimettere alla collegialità la decisione circa i benefici penitenziari, stabilire dei punti fermi che possano essere utili e di concreto supporto alla decisione dei giudici, nonché rendere obbligatori e vincolanti i pareri della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Distrettuale Antimafia competente.
Permane la speranza di una revisione della normativa che non sia frutto di un gioco tra poteri “forti” ma che trovi le proprie basi etiche nel risveglio di una coscienza comune, orientata a trovare una soluzione rapida ed efficace, il cui obiettivo sia l’effettiva tutela della collettività e della sicurezza nazionale.
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