Il 4 novembre 1918 entrava in vigore l’armistizio firmato a Villa Giusti (Padova) con l’Impero austro-ungarico.
L’unificazione territoriale, politica e istituzionale dell’Italia era stata interamente realizzata.
Il prezzo pagato era stato altissimo: quasi 5 milioni di soldati mobilitati di cui 250.000 giovani appena diciottenni, 600.000 morti e 1.500.000 feriti, 400.000 civili che avevano abbandonato le proprie case sulla linea del fronte.
Furono i combattenti ed i reduci che con il sostegno delle comunità locali avviarono il culto della memoria dei commilitoni caduti con la costruzione dei primi monumenti e l’apposizione di lapidi commemorative.
Il 4 novembre, nei giorni dedicati alle onoranze funebri in Italia, diventò così il giorno della commemorazione, della riconoscenza per il sacrificio dei propri figli, del popolo in armi che nel 1919 ricevette un riconoscimento politico con l’introduzione del suffragio universale maschile.
Dal 29 ottobre al 2 novembre 1921, l’intera Nazione accompagnò il treno che trasportava la salma del milite ignoto da Aquileia a Roma per essere tumulata nella parte di monumento funebre a Vittorio Emanuele II, denominato Altare della Patria, che da allora diventò l’epicentro delle solennità nazionali. Nel 1922, il 4 novembre venne proclamato, con apposito decreto, solennità civile con la denominazione di Anniversario della Vittoria. Con l’avvento del fascismo la festa sarà intesa come celebrazione della potenza militare.
È nel 1949, che riassume il suo significato originario e la ricorrenza viene confermata nel calendario civile con la denominazione di Festa dell’Unità Nazionale. La Repubblica si fondava sulla memoria del Risorgimento e sull'idea della Grande Guerra come fattore ulteriore del processo di unificazione nazionale.
Il 4 novembre è l’unica festa nazionale che sia stata celebrata dall’Italia prima, durante e dopo il fascismo, fino al 1976; con la legge 5 marzo 1977, n.54, a causa della crisi economica di quegli anni, si attuò una riforma del calendario intesa ad aumentare i giorni lavorativi: la giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate divenne una “festa mobile”: da allora fu festeggiata nella prima domenica di novembre, cessando di essere considerata festiva. Negli anni Ottanta e Novanta l’importanza della festa diminuì progressivamente, rispetto agli anni precedenti Sessanta e Settanta, durante i quali era stato oggetto di discussioni, lotte e polemiche politiche.
Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi restituisce al patriottismo repubblicano l’orgoglio dei suoi simboli, la bandiera, l’inno, le solennità civili e ricongiunge la Festa dell’Unità Nazionale alla Giornata delle Forze Armate, collegandosi idealmente alla consegna da parte del Re Carlo Alberto della bandiera tricolore all'Esercito degli italiani, nella Prima guerra d’indipendenza del 1848.
Un legame, quello tra la Nazione e le Forze Armate, sancito nella Costituzione repubblicana che, nel titolo IV Rapporti politici, all'art. 52 recita “La difesa della patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici. L'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”.
Il 4 novembre è allora il giorno della commemorazione dei Caduti di tutte le guerre, del ringraziamento ai militari in servizio, in Italia e nelle missioni internazionali all'estero, Giorno dell’Unità Nazionale.
A Monza e Brianza le celebrazioni si terrano alle ore 11, in piazza Trento e Trieste
Fonte Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa
Sostieni l'associazione!
Fai una donazione con