GENOVA. Con tre sentenze (nn. 15023/24, 15115/24 e 15121/24) emanate il medesimo giorno, la Sezione Tributaria della Corte di Cassazione ha finalmente riconosciuto, dopo anni di errata interpretazione da parte dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate, il diritto all’esenzione IRPEF delle pensioni destinata alle Vittime del Dovere e ai loro superstiti dall’art. 1 comma 211 legge 232/16.
In particolare il beneficio attribuito dal 2017 a questa particolare categoria di Vittime si riferisce a qualunque trattamento di pensione percepito da tali soggetti, e non – come pretendeva il Messaggio INPS 3274/17 – alle sole pensioni erogate “a causa dello svolgersi di fatti ed eventi previsti dalle normative richiamate dall’art. 1, comma 211, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, per i quali viene certificato lo status di vittima del dovere o equiparato… prescindendo dal grado di invalidità riportato a seguito dell’evento”.
Ciò significa che il beneficio dovrà essere concesso non solo sulla pensione privilegiata diretta o di reversibilità legata all’evento alla base dello status ma anche su ogni tipo di pensione che percepisca la Vittima in prima persona ovvero il familiare superstite, sia essa ordinaria, da lavoro, di reversibilità.
Tale esenzione deve essere concessa dall’ente pensionistico che corrisponde la pensione (generalmente si tratta dell’INPS) salvo che l’interessato non abbia svolto una attività libero professionale con pensione erogata ad esempio dal Casse di previdenza private (Cassa Nazionale di Previdenza per gli Avvocati, Commercialisti, ecc.)
Chiaramente poiché la Cassazione ha interpretato una norma preesistente, ciò significa che si ha anche diritto alla restituzione delle somme indebitamente trattenute a titolo di tassazione dal 2017 in poi, potendosi dunque formulare richiesta a riguardo alla Agenzia delle Entrate.
Un’ulteriore particolarità è data dal fatto che secondo la giurisprudenza tali benefici, destinati a una peculiare categoria di Vittime, consentono di recuperare tutta la ingiusta tassazione IRPEF della pensione entro il decennio, superando così il limite generale soggetto a decadenza biennale.
Per i titolari di più pensioni o di concorrente retribuzione il vantaggio è doppio: esentando la pensione dall’IRPEF cesserà l’effetto perverso del cumulo dei redditi e dunque potrà essere recuperata anche la quota di tassazione legata alla percezione di altro cespite.
Può dunque comprendersi l’importanza della novità.
Per qualunque chiarimento gli interessati potranno fare riferimento all’Associazione Vittime del dovere che grazie a questi esiti legali si sono ottenute le tre sentenze sopra citate.
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