L'Associazione Vittime del Dovere svolge da anni una copiosa attività di approfondimento e sensibilizzazione finalizzata alla conoscenza e allo studio dei fenomeni criminali e al contrasto della criminalità organizzata.
Un impegno quotidiano che si esplica, in contesti istituzionali, parlamentari, pubblici e didattici, attraverso:
La mitigazione del carcere duro, con una parziale revisione del regime del 41 bis, richiede cautela e riflessione. La riflessione ed il dibattito sull’argomento sono stati sollecitati da Emanuela Piantadosi, presidente nazionale dell’associazione Vittime del Dovere, che questa mattina ha preso parte al seminario di criminologia. “Principio fondamentale da salvaguardare è quello della certezza della pena – ha spiegato Piantadosi – per questo come associazione delle vittime del dovere abbiamo avviato petizioni in tutta Italia per avviare un ripensamento ed una riflessione anche sull’ultima recente circolare emessa dal ministero di giustizia, nella quale ravvisiamo alcune criticità in quanto attenua il regime del carcere duro”. In particolare il presidente dell’associazione ha posto l’accento su alcune concessioni fatte ai detenuti in regime di carcere duro come la possibilità di colloqui con i familiari senza più vetro divisorio, la possibilità di abbracciare i bambini, le perquisizioni personali solo con l’uso del metal detector, riducendo di fatto il controllo al solo possesso di armi, l’uso del personal computer. “Perché ammorbidire il carcere duro?” si è chiesta Emanuela Piantadosi, che ha ricordato anche la recente scomunica del papa Francesco per corrotti e mafiosi. “Sono credente cattolica e questo gesto mi sembra abbastanza significativo – ha concluso Piantadosi – la nostra è esigenza di giustizia e di certezza della pena, per favorire la rieducazione dei detenuti e non bisogna mai dimenticare che l’introduzione del 41 bis è derivata dal sacrificio di tante vite umane, di servitori dello Stato tutori della legalità e della sicurezza”.
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