L'Associazione Vittime del Dovere svolge da anni una copiosa attività di approfondimento e sensibilizzazione finalizzata alla conoscenza e allo studio dei fenomeni criminali e al contrasto della criminalità organizzata.
Un impegno quotidiano che si esplica, in contesti istituzionali, parlamentari, pubblici e didattici, attraverso:
È stato un invito alla promozione della legalità, alla formazione e alla riflessione l’ottavo seminario nazionale di criminologia “Le mafie estere in Italia e la loro radicalizzazione” che si è svolto nel pomeriggio di ieri a L’Aquila in una gremita aula Magna del dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università dell’Aquila e proseguirà nella giornata di oggi a Sulmona.
Alla presenza dell’autorità civili e militari, nel convegno organizzato dall’Associazione Vittime del Dovere – composta da circa cinquecento familiari delle vittime – e patrocinato dal Ministero dell’Interno, dal Ministero della Giustizia e della Regione Abruzzo, si è parlato di come le mafie estere si stiano radicando nel nostro Paese affiancandosi e sovrapponendosi alle mafie autoctone trovando terreno fertile sia la scarsa conoscenza delle stesse e sia per sguardo troppo superficiale sul loro fenomeno da parte di chi dovrebbe ostacolarle.
Emanuela Piantadossi, presidente dell’Associazione Vittime del Dovere, ha sottolineato come in Italia ci sia una grande attenzione sull’autore del reato e poca per le vittime aprendo i lavori nel ricordo dei tre Vigili del Fuoco Matteo Gastaldo, Antonio Candido e Marco Triches che hanno recentemente perso la vita nell’esplosione di Alessandria.
Nel corso dell’evento c’è stata la consegna del IV premio nazionale Vittime del Dovere Stefano Piantadosi dedicato alla memoria di Emanuele Reali (vice Brigadiere dei Carabinieri caduto a Caserta il 7 novembre 2018), Vincenzo Carlo Di Gennaro (Maresciallo Maggiore dei Carabinieri ucciso a Cagnano Varano il 13 aprile 2019), Emanuele Anzini (Appuntato dei Carabinieri caduto a Terno D’Isola il 17 giugno 2019), Mario Cerciello Rega (Maresciallo dei Carabinieri ucciso a Roma il 25 luglio 2019) e Pierluigi Rotta (Agente della Polizia di Stato ucciso a Trieste il 4 ottobre 2019) e Matteo Demego (Agente Scelto della Polizia di Stato ucciso a Trieste il 4 ottobre 2019).
Ci troviamo in un’epoca in cui si spara poco e le nuove mafie possono anche essere definite ‘gentili’, come emerso dallo studio della ricercatrice dell’Università dell’Aquila Lina Calandra sulle infiltrazioni nella pastorizia abruzzese.
Nell’interessante intervento del Generale Giuseppe Governale, Direttore della Direzione Investigativa Antimafia, ha definito la criminalità organizzata “un batterio perspicace che riesce a trasformarsi o impara dalle lezioni apprese. Imparano anche le mafie straniere. Uno Stato che non ha memoria tende a dimenticare cosa è successo”.
Il Generale Governale, che ha sottolineato come nel 2017 ci siano stati in tutta Italia soltanto tre laureati in Storia, ha messo sotto la lente d’ingrandimento il fenomeno della mafia nigeriana. “Si tratta di una nuova organizzazione bandita nel proprio Paese – ha aggiunto – il sistema nigeriano è una roba seria, caratterizzato da uno spirito di corpo, senso di appartenenza, e giuramenti col sangue. Si hanno difficoltà ad avere pentiti, anche se qualcuno a Palermo sta iniziando a parlare. Perfino la nostra mafia ha paura. Riflettiamo sul fatto che le prostitute sono quasi vincolate dalla loro religione”.
Per il senatore Nicola Morra, presidente della Commissione Nazionale Antimafia, la lotta alle mafie, estere o autoctone, deve essere fatta con istruzione e cultura altrimenti ci si trova, come accade, ad agire soltanto attraverso la repressione, ad atto compiuto.
“Non conosciamo né la geografia né la storia, né la nostra né degli altri – ha spiegato – bisogna abbandonare lo sguardo superficiale e conoscere culture, lingue e codici simbolici. Riflettiamo sul fatto che con la sola parola Cina identifichiamo una situazione molto complessa. Nei prossimi anni bisognerà affrontare le mafie albanesi, le mafie di montagna sono le peggiori perché operano in situazioni più dure”.
Tra gli altri i relatori anche Francesco Basentini, Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Alessandra Ilari, presidente della Sezione Penale del Tribunale dell’Aquila, Francesco Sidoti, professore di criminologia e sociologia nell’Università dell’Aquila, Maria Teresa Gammone, professore aggregato nel dipartimento <<MESVA>>, Università dell’Aquila, Nicoletta Romanelli, Docente ASISFOR – Alta Scuola Italiana di Scienze Forensi e Anthony Cardinale, Procuratore Penalista di Boston.
Non marginale il ruolo degli studenti abruzzesi, con l’assegnazione delle borse di studio per coloro che hanno partecipato al progetto di educazione alla legalità nell’anno scolastico 2018/2019. (Ale. Lomb.)
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