L'Associazione Vittime del Dovere svolge da anni una copiosa attività di approfondimento e sensibilizzazione finalizzata alla conoscenza e allo studio dei fenomeni criminali e al contrasto della criminalità organizzata.
Un impegno quotidiano che si esplica, in contesti istituzionali, parlamentari, pubblici e didattici, attraverso:
Milano – Lei è Emanuela, figlia di Stefano Piantadosi, Maresciallo Capo dei Carabinieri, Medaglia d’oro al merito civile, ucciso nel 1980 da un ergastolano in permesso premio, fondatrice e presidente dell’Associazione Vittime del dovere, nata per dar voce alle cinquecento famiglie dei caduti in servizio, a cui il SIM Carabinieri è legato da sempre, condividendone le finalità ed i progetti.
In questi giorni il dibattito politico si è concentrato sulla decisione del Governo di scarcerare persone condannate per gravi reati di mafia, a causa della pandemia e per fronteggiare un rischio sanitario del tutto straordinario, che ha suscitato lo sdegno di tanti italiani e che la Piantadosi non ha esistato, giustamente, a replicare.
” Provo tanta amarezza e tanto rammarico” queste le sue parole “decisioni di questo tipo dimostrano la debolezza di quello stesso Stato nel quale i nostri cari credevano e per il quale hanno dato la vita. L’arresto di boss mafiosi ha avuto un prezzo molto alto in termini di vite umane e altrettanto vale per l’istituzione e la difesa del regime del 41 bis. Ci sono servitori dello Stato che hanno pagato con la vita la lotta alla malavita organizzata, sia tra gli agenti delle Forze dell’Ordine sia tra i magistrati.”
Una polemica rovente che ancor oggi occupa la cronaca politica nel balletto delle responsabilità, con cambi al vertice del DAP e annunci di prossimi decreti per riportare in carcere tanti mafiosi.
” C’è tanta superficialità in questa scelta del Governo e nessuna giustificazione. L’incolumità dei detenuti deve essere preservata, nessuno mette in discussione il loro diritto alla salute, un diritto universale di qualsiasi uomo. Ma si sarebbe dovuto e potuto approntare un serio piano di prevenzione sanitaria nel contesto delle carceri, ad esempio attraverso l’allestimento di strutture provvisorie a cura della Protezione Civile o dell’esercito all’interno del perimetro delle case di detenzione, come successo altrove. Oppure si sarebbe potuto escludere dalle scarcerazioni i detenuti in regime di 41 bis o di “alta sicurezza“, una richiesta che la nostra associazione ha formalmente avanzato al Governo, ma invano”.
Ci si chiede se la storica problematica del sovraffollamento delle carceri italiane si sia fatta così stringente solo in questo periodo di emergenza sanitaria, tale da rendere complicato il rispetto di norme per la tutela sanitaria dei detenuti.
“Il sovraffollamento è un problema storico che purtroppo non si è mai voluto affrontare. Non si è mai voluto avviare un piano di edilizia carceraria, come sottolineato di recente dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri . Ma va evidenziato che chi è recluso in regime di 41 bis è già in isolamento”
Fondamentale il ruolo della politica in questo frangente che, forse, avrebbe dovuto tenere conto delle richieste arrivate da più parti e, soprattutto, di quelle dell’Associazione Vittime del dovere.
“Siamo stati poco ascoltati in merito alle scarcerazioni previste dal decreto “Cura Italia“ ” prosegue la Piantadosi “abbiamo cercato in ogni modo di far giungere le nostre ragioni al Governo, senza riuscirci. Il combinato disposto dalle norme vigenti, i provvedimenti del Dap e il decreto ha fatto sì che la nostra voce si perdesse. Ma ci siamo sentiti poco ascoltati anche in occasione delle recenti rivolte nelle carceri italiane, rivolte decisamente inopportune se si considera il momento attraversato dal nostro Paese e degenerate in vere e proprie devastazioni. Anche in quel caso lo Stato si è dimostrato debole. Le rivolte e il via libera alle scarcerazioni sembrano rientrare in una stessa logica, in una logica di ricatto nei confronti dello Stato. La nostra associazione chiede da tempo che presso il ministero della Giustizia sia istituito un “tavolo delle vittime“, che possa dare rappresentanza non solo alle vittime del dovere ma a tutte le vittime e controbilanciare, così, la giusta voce dei garanti dei detenuti” ha concluso la Presidente Piantadosi. E come SIM Carabinieri non possiamo che appoggiare le legittime richieste dell’Associazione Vittime del dovere, in nome di tutti quei militari e Carabinieri che sono morti per combattere il crimine, nell’adempimento del proprio dovere.
Sostieni l'associazione!
Fai una donazione con