L'Associazione Vittime del Dovere svolge da anni una copiosa attività di approfondimento e sensibilizzazione finalizzata alla conoscenza e allo studio dei fenomeni criminali e al contrasto della criminalità organizzata.
Un impegno quotidiano che si esplica, in contesti istituzionali, parlamentari, pubblici e didattici, attraverso:
(AGI) - Roma, 30 lug. - “Raffazzonata”. A giudicare così la riforma del procedimento penale è l’associazione Vittime del Dovere.
“Occorre ammetterlo – premette una nota - il sistema Giustizia necessita di una sferzata di energia, di uno snellimento delle procedure, di una revisione dell’impianto stesso delle impugnazioni, di una ricarica adeguata di personale, ma se il prezzo da pagare è introdurre un sistema che rischia di creare una diffusa impunità e che non incide efficacemente sulle criticità del nostro servizio giustizia, allora dobbiamo – tutti indistintamente - dissentire. Come abbiamo già sostenuto le ipotesi di improcedibilità legate al semplice decorso di un termine devono essere eliminate e non possono essere tollerate solo perché viene previsto un ‘termine di scadenza’ maggiore per alcuni reati gravissimi. Inoltre, anche questa ultima modifica concordata dal governo con le anime politiche più motivate in materia, in fin dei conti, è inutile o meglio dannosa, perché persegue il solo scopo di giungere all’approvazione del provvedimento con la mozione di fiducia, già preannunciata”.
“A volte – ricorda l’associazione - sembra che tutti dimentichino che il procedimento penale decide delle esistenze di moltissimi soggetti: sulle vite delle vittime, che soggiacciono ad un procedimento che fondamentalmente le ignora o, nel migliore dei casi, le considera una zavorra (si vedano i tentativi di limitare le costituzioni di parte civile paventate dalla Commissione Lattanzi); sulle vite degli imputati, i cui reati, qualora condannati, dovrebbero essere puniti tempestivamente e in maniera certa così come, laddove innocenti, non dovrebbero passare anni sulla graticola; sulle vite dei cittadini che con un sistema penale efficiente avrebbero garantite sicurezza e giustizia diffusa. Certo, aggiungiamo a tutto ciò che in sordina, il 23 luglio, con il decreto legge numero 105, il governo ha esteso fino al 31 dicembre 2021 il ‘soggiorno Covid’ dei detenuti, ammessi ai domiciliari con il Cura Italia, inclusi alcuni boss di spicco, magari con annessa possibilità di fruire del reddito di cittadinanza. Quasi ci sorprende che qualcuno abbia avuto la decenza di sottolineare il fatto che alcuni reati di maggior allarme sociale richiedono maggior tempo sia nella fase delle indagini sia nella fase procedimentale, invocando un termine maggiore per tali fattispecie”.
“Viviamo da anni la frustrazione – continua la nota - di chi in quelle aule ci ha perso sangue, sudore e lacrime, e ora ci sentiamo in dovere, ancora una volta, di esprimere forte e chiaro il senso di sconforto per la perdita del senso di legalità, giustizia, rispetto per la vita umana che la nostra Repubblica pone a proprio fondamento, e per cui i nostri cari hanno sacrificato tutto, ma anche per lo smarrimento della dignità, del decoro e dell’autorevolezza che le istituzioni dovrebbero rappresentare. Continueremo a confidare nel senso di responsabilità di chi ci governa anche se la fiducia, molto spesso, deve essere guadagnata e non pretesa”.
In conclusione, l'associazione Vittime del Dovere “esprime la propria preoccupazione per una riforma che rischia di creare impunità e che non incide efficacemente sulle criticità della macchina giudiziaria e si appella a tutti i parlamentari di buona volontà, affinché questo progetto che mina il concetto stesso di giustizia e di certezza della pena non venga approvato”.
Tratto da AGI
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