Monza, vittime del dovere? No del Governo. Una lunga ed amara lettera quella inviata all’attenzione dell’opinione pubblica da Emanuela Piantadosi, presidente dell’associazione Vittime del Dovere. Il motivo? La legge di stabilità 205 varata dal Governo che di fatto ha annullato tutto ciò che era stato garantito alle famiglie di coloro che hanno perso la vita al servizio dello Stato. “Con grande rammarico - scrive la presidente – sono a segnalare l’ennesimo oltraggio perpetrato ai danni delle famiglie di quanti hanno offerto la propria vita per la nostra Nazione. Anche questo Governo con la legge di Stabilità 2015 ha perso l’occasione di dare quelle tutele che servono a garantire un minimo di serenità alle loro famiglie”. In particolare si tratta di voci del bilancio che permettevano agli orfani e ai figli degli invalidi di beneficiare di borse di studio e anche del collocamento obbligatorio e dell’assegno vitalizio. Voci di spesa che già l’ex governo Monti aveva praticamente dimezzato. “Ci preme denunciare l’ennesima assurda vicenda di una nazione meravigliosa – prosegue la presidente – che, purtroppo si ritrova una classe politica distratta, o forse in emergenza continua, che non ha la capacità di cogliere neppure l’ovvio e che si contraddice impegnandosi in promesse che puntualmente vengono disattese. Infatti le Vittime del Dovere, pur avendo un ordine del giorno approvato dal Senato a firma del Senatore Aldo Di Biagio che impegnava l’attuale Governo a portare avanti il discorso di equiparazione con la Legge di Stabilità 2015, e una decina di emendamenti presentati da parlamentari sensibili alla tematica presso la Commissione Bilancio, nel maxiemendamento del Governo non sono state minimamente tenute in considerazione”. Insomma dimenticati. Anche e nonostante una storia che non dovrebbe essere dimenticata. Ma l’associazione è pronta a dare battaglia: “Vittime e familiari – conclude Piantadosi – ieri colpite dalla violenza criminale, oggi umiliate dall’insensibilità istituzionale faranno sentire il loro grido di dolore e rivendicazione in tutte le più opportune sedi e con le modalità più pervicaci”.
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