Il disoccupato calabrese nell’aprile del 2013 fece fuoco contro quattro carabinieri davanti al palazzo del Governo. I difensori: “Non riconosciute le attenuanti, ricorreremo in Cassazione”
Gettò Piazza Colonna a Roma nel panico. Prese una pistola è sparò. I suoi bersagli furono quattro carabinieri che stavano di fronte al palazzo del Consiglio dei ministri. È Francesco Preiti, disoccupato calabrese, al quale per quell’azione sconsiderata, i giudici della I Corte d’assise d’appello – presieduta da Giovanni Masi – oggi hanno confermato i 16 anni di carcere, comunque respingendo la richiesta di 18 anni avanzata dal procuratore generale. Da parte loro, i difensori del condannato hanno, in sintesi, fatto notare che a Preiti non sono state riconosciute le attenuanti e che quindi vi sarà il ricorso in Cassazione.
Mai disposta la perizia psichiatrica. Nel blitz armato posto in essere da Preiti – ricorda l’agenzia Asca – rimase gravemente ferito il brigadiere dell’Arma, Giuseppe Giangrande, per mesi rimasto in gravissime condizioni di salute perché raggiunto al collo da un proiettile.
La figlia di Giangrande: “Papà sta abbastanza bene”. La figlia del carabiniere, presente in aula, ha spiegato dopo la sentenza: “È stata confermata la condanna. Sono soddisfatta. Le condizioni di mio papà sono stabili – ha detto ancora la ragazza – diciamo che lui sta abbastanza bene e possiamo dirci soddisfatti di questo risultato”.
“Nessuna attenuante”. “Non si commentano le sentenze prima di leggerne le motivazioni”, hanno detto i legali di Preiti, Raimondo Paparatti e Mauro Danielli. “L’unica cosa certa è che sicuramente ricorreremo in Cassazione”. I difensori dell’imputato nel corso del loro intervento avevano sollecitato i giudici a disporre una perizia psichiatrica sul loro assistito. Gli avvocati hanno rilevato come al muratore di origine calabrese “non sono state nemmeno riconosciute quelle attenuanti generiche chieste dalla stessa procura in sede di giudizio di primo grado”.
“Disturbo psicologico-psichiatrico”. “A nostro avviso – hanno insistito Paparatti e Dainelli – c’erano i presupposti per una rinnovazione dibattimentale con l’effettuazione di una perizia psichiatrica – hanno detto i legali di Preiti – La realtà è che è evidente ed è stata certificata l’esistenza di un disturbo psicologico-psichiatrico di cui tuttavia i giudici non sono riusciti ad ammetterne la rilevanza processuale”.
L’associazione delle vittime”. “L’associazione vittime del dovere esprime la soddisfazione per la conferma della sentenza di primo grado nei confronti di Luigi Preiti”. Lo ha detto l’avvocato Stefano Maccioni, secondo quanto riportato dall’Ansa, che ha rappresentato davanti ai giudici del tribunale di Roma le ragioni dell’associazione. “Abbiamo voluto – ha continuato il penalista – con la nostra presenza nel processo, attestare la vicinanza alle vittime per la brutale aggressione subita”.
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