Noi stiamo con i Carabinieri, con i Finanzieri, con i Poliziotti senza se e senza ma. e con le loro famiglie. Pertanto diamo voce e risalto al grido di dolore lanciato dall’Associazione Vittime del Dovere. In queste parole si legge il dramma che vivono le famiglie di coloro che sono stati vittime del dovere e che sono state abbandonate dello Stato Italiano.
Si definiscono Vittime del Dovere ai sensi della Legge 13 agosto 1980 n. 466, della Legge 23 dicembre 2005 n. 266 art. 1, commi 562-565 e del DPR 7 luglio 2006 n. 243 gli appartenenti a:
deceduti “o che abbiano subìto un’invalidità permanente in attività di servizio o nell’espletamento delle funzioni di istituto per effetto diretto di lesioni riportate in conseguenza di eventi verificatisi:
Sono equiparati ai soggetti di cui sopra, coloro che abbiano contratto infermità permanentemente invalidanti o alle quali consegua il decesso, in occasione o a seguito di missioni di qualunque natura, effettuate dentro e fuori dai confini nazionali e che siano riconosciute dipendenti da causa di servizio per le particolari condizioni ambientali od operative”.
Lettera ai giornali – LE VITTIME DEL DOVERE IERI COLPITE DALLA VIOLENZA CRIMINALE, OGGI UMILIATE DALL’INSENSIBILITÀ ISTITUZIONALE
Egregio Direttore,
con grande rammarico sono a segnalare l’ennesimo oltraggio perpetrato ai danni delle famiglie di quanti hanno offerto la propria vita per la nostra Nazione, le Vittime del Dovere. Anche questo Governo con la legge di Stabilità 2015 ha perso l’occasione di dare quelle tutele che servono a garantire un minimo di serenità alle loro famiglie. Sembra paradossale, ma proprio quello Stato che essi hanno difeso e per il quale hanno lottato, ancora una volta gira le spalle a orfani, vedove, feriti e genitori di appartenenti alle forze dell’ordine, forze armate e magistratura colpiti dalla criminalità.
Ed è ancora più triste pensare che tutto ciò accade proprio durante le festività natalizie, quando il dolore della perdita dei nostri cari si acuisce. Quando il giorno di Natale c’è sempre una sedia vuota davanti alla tavola imbandita, o un regalo non scartato, o un piatto ostinatamente cucinato perché piaceva tanto a chi non c’è più.
Da anni l’Associazione che io mi onoro di rappresentare, quale figlia del maresciallo Stefano Piantadosi ucciso nel 1980 da un ergastolano in permesso premio, sta cercando con grande difficoltà di sensibilizzare il mondo politico al fine di tutelare i congiunti delle Vittime del Dovere, eliminando quelle incomprensibili differenze che discriminano le famiglie di colleghi che indossano la stessa divisa. Come se essere attinti da fuoco criminale dinanzi a Palazzo Chigi, come il brigadiere Giangrande, o nella lotta alla mafia fosse meno degno dall’essere colpiti da mano terroristica.
La nostra Associazione unisce tutte le famiglie oltraggiate dalle varie forme di criminalità in un unico abbraccio indifferentemente senza distinzione, come è logico che sia.
Attualmente, egregio direttore, ci preme denunciare l’ennesima assurda vicenda di una Nazione meravigliosa, che, purtroppo si ritrova una classe politica distratta, o forse in emergenza continua, che non ha la capacità di cogliere neppure l’ovvio e che si contraddice impegnandosi in promesse che puntualmente vengono disattese. Infatti le Vittime del Dovere, pur avendo un ordine del Giorno approvato dal Senato a firma del Senatore Aldo Di Biagio che impegnava l’attuale Governo a portare avanti il discorso di equiparazione con la Legge di Stabilità 2015, e una decina di emendamenti presentati da parlamentari sensibili alla tematica presso la Commissione Bilancio, nel Maxiemendamento del Governo non sono state minimamente tenute in considerazione.
E nello specifico parliamo del ripristino del fondo destinato alle borse di studio degli orfani e dei figli degli invalidi, dimezzato dal Governo Monti; del collocamento obbligatorio che non garantisce l’assunzione; dell’adeguamento dell’importo “dell’assegno vitalizio previsto dall’articolo 2 della legge n. 407 del 1998 e successive modificazioni” (risolto a favore delle Vittime del Dovere già dall’Autorità Giudiziaria); di una medaglia; di una giornata dedicata al ricordo delle Vittime del Dovere.
Ancora una volta sono stati negati i diritti delle famiglie dei caduti e di coloro che sono rimasti feriti per mano mafiosa o da criminalità comune.
Le vittime e i loro familiari sono state per l’ennesima volta umiliate. Infatti, malgrado la sensibilità di uno sparuto gruppo di parlamentari che ha cercato in tutti i modi di inserire nella Legge di Stabilità 2015 norme volte a mettere sullo stesso piano le diverse categorie di vittime, il Governo e il Parlamento hanno decretato che nel nostro Paese esistono vittime di serie A e vittime di serie B.
Mi preme far notare come in Italia, anche quando sono evidenti incongruenze e ingiustizie, sia comunque necessario fare il “pellegrinaggio” presso le massime cariche dello Stato, Ministeri, Enti, Amministrazioni e presso i Parlamentari delle varie aree politiche. Centinaia di lettere, telefonate, relazioni, colloqui ed incontri.
E’ da anni che il giovedì, giorno in cui sono libera dal lavoro, prendo il treno Frecciarossa, che parte alle 7.00 da Milano Centrale e arriva a Roma Termini alle 10.00, per segnalare e illustrare alle varie forze politiche e istituzionali le difficoltà d’ordine psicologico, emotivo ed economico, che ogni giorno le famiglie dei servitori dello Stato, uccisi o feriti devono affrontare. E dopo aver avuto puntualmente la classica “pacca sulle spalle”, poiché la questione appare evidente e condivisa, torno a casa pensando che tutto sia chiaro e risolto, e che il sacrificio di mio padre e dei suoi colleghi avrà sicuramente un valore per questo Stato.
E invece la cartina tornasole è la legge di Stabilità. Ogni anno il Governo di turno non riesce a recuperare mai la risorse che servono per risolvere il problema di equiparazione tra le vittime.
Anche oggi la Legge di Stabilità 2015, appare cieca e sorda alle istanze delle Vittime del Dovere. Per le nostre famiglie è quindi chiara l’assoluta mancanza di attenzione nei confronti dei figli migliori del nostro Paese.
Non è più tempo per cedere alle ragioni di bilancio, i sacrifici da parte dei familiari delle vittime sono già stati compiuti.
Le Vittime del Dovere, siano esse invalide o familiari superstiti, devono già affrontare una perdita insostenibile, ed è incomprensibile che debbano anche combattere burocraticamente, su più fronti, tra mille difficoltà, disagi e indifferenza per ottenere quei benefici parziali, nei tempi e nei modi.
In un momento in cui si pontifica come la crescita economica di questo Paese sia anche subordinata alle condizioni di sicurezza della collettività, tali affermazioni risultano ancora una volta meri proclami privi di oggettivi riconoscimenti per quanti, magistrati, forze dell’ordine, forze armate e sindaci hanno scelto deliberatamente di essere baluardo di legalità anche a costo della propria vita.
Vittime e familiari, ieri colpite dalla violenza criminale, oggi umiliate dall’insensibilità istituzionale faranno sentire il loro grido di dolore e rivendicazione in tutte le più opportune sedi e con le modalità più pervicaci.
Ringraziando per l’attenzione, porgo i miei più rispettosi saluti
Emanuela Piantadosi
Presidente Associazione Vittime del Dovere
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