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08 MAGGIO 2015
Repubblica.it - Il ricordo delle Vittime del Dovere. Tra le polemiche

Il 9 maggio è il Giorno della memoria di chi ha perso la vita in difesa dello Stato e della società civile. Accompagnata dalla protesta di familiari delle vittime. Come la figlia del giudice Minervini, che denuncia disattenzione a fronte di "grande visibilità per i terroristi"
di EUGENIO CAPODACQUA

ROMA -  Giorno del ricordo delle Vittime del dovere, ma con una vena polemica. Si celebra domani al Senato la "Giornata della memoria", una cerimonia che intende ricordare le vittime del terrorismo e del dovere. Ma da parenti delle vittime giunge una accusa risentita allo Stato di non essere in grado di compiere azioni per riconoscere e ricordare in modo degno coloro che hanno sacrificato la loro vita per la società civile. Una polemica sostenuta - tra gli altri - da Ambra Minervini, tra coloro che lamentano che lo Stato "riconosce solo formalmente il valore del sacrificio", mentre dall'altro non esita a dare visibilità, aiuti e perfino denaro ai terroristi, ai mafiosi che non hanno esitato ad uccidere".  Ambra Minervini - figlia di Girolamo, magistrato ucciso dalle Brigate Rosse nel 1980 - è membro del direttivo dell'associazione onlus "Vittime del dovere".

"Ho deciso di non partecipare alla cerimonia per protestare contro quella che ritengo sia solo una forma di ipocrisia  -  dice  -  perché da un anno ho segnalato alla presidentessa della Camera la necessità di fare qualcosa in merito e non ho ottenuto nulla. Solo silenzio". La Minervini aveva inviato una lettera alla Boldrini nel maggio del 2014: "Ad un ergastolano pluriomicida - scriveva - viene concessa la libertà, la possibilità di reinserirsi nel mondo del lavoro, accompagnandolo a volte in un percorso che lo condurrà ad essere convocato come consulente a Montecitorio, a collaborare con ASL, Province, Comuni, Regioni, a tenere conferenze in scuole e università statali, ad essere nominato responsabile di alcuni settori delle stesse, a lavora presso il Viminale e Montecitorio con incarichi di altissimo profilo, ad essere assunto presso la Rai, ad essere iscritto nella lista degli assistenti sociali anche se, talvolta, interdetto ai pubblici uffici". Insomma, secondo la denuncia della Minervini, alla attenzione per ex terroristi, pluriomicidi e mafiosi corrisponde la  trascuratezza verso le vittime dei loro delittii. E nonostante le promesse più volte reiterate dell'allora presidente Napolitano, nulla di nuovo.

"Per ottenere l'applicazione delle leggi a nostro favore  -  spiega ancora la Minervini  -  si devono attendere anni. In uno Stato che conferisce medaglie d'oro e d'argento anche ai cuochi, ai quali va comunque tutto il mio rispetto, per ottenere una medaglia in onore di mio padre, mia mamma ha dovuto presentare istanza e scrivere non meno, credo, di dieci lettere di sollecito; per vedersela consegnare, dopo due anni, in un'anonima saletta della Prefettura, con motivazioni da ricercarsi nella fotocopia sbiadita di un decreto di 14 pagine, con ritiro e costo delle fotografie della cerimonia a nostro carico". Evidente la rabbia e la delusione: " In uno stato che si dichiara di diritto i diritti delle Vittime dovrebbero essere garantiti almeno come quelli dei carnefici".

Una protesta raccolta dall'Associazione vittime del dovere, rappresentata dalla presidentessa Manuela Piantadosi, una onlus che avanza proposte concrete. Come la modifica di 3 articoli del codice Penale (193 bis, 195 bis e 28). Per escludere "vantaggi economici" evidenti e spesso garantiti da istituzioni statali derivanti da eventi così tragici. Per impedire che i condannati per questi delitti traggano proventi dai loro gesti. Per escludere chi voleva distruggere lo Stato e le sue istituzioni dal partecipare ad iniziative promosse dalla pubblica amministrazione.

Tratto da Repubblica.it

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