Il dolore dei familiari di chi ha dato la vita per servire lo Stato non solo merita il più grande rispetto, ma giustifica ogni tono polemico. Si comprende bene, dunque, l’amarezza che pervade l’intervista rilasciata al «Tempo» dalla signora Ambra Minervini, figlia del giudice ucciso dalle Brigate Rosse. Non entro perciò nel merito del giudizio che dà sull'efficacia e la sincerità delle iniziative con le quali le istituzioni hanno ricordato in questi anni - da ultimo ancora ieri, nell’aula della Camera - le vittime di quella tragica stagione. Solo su un punto mi sento di obiettare, con fermezza pari al rispetto per la sua sofferenza: che l’incontro dell’anno scorso a Montecitorio sia stato voluto dalla Presidente Laura Boldrini per metterle il «bavaglio». L’incontro era nato da una reale e convinta attenzione alle richieste che la signora Minervini avanzava, anche a nome dei familiari di altre vittime. E dalla stessa profonda attenzione si è sviluppato l’interessamento che la Presidente ha sollecitato presso le competenti autorità istituzionali, e che spera produca gli effetti giustamente attesi.
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