Rinviata anche la costituzioni delle parti civili. Riunificato il procedimento a carico del terzo ufficiale Cristina Vaccaro
Genova. E’ cominciata ma è stata rinviata per un errore di notifica l’udienza preliminare per il tragico crollo della torre dei piloti avvenuta il 7 maggio 2013 a causa dell’impatto con la Jolly nero che è costata la vita a nove persone.
L’avvocato Angelo Giarda, che difende la società Messina, ha sollevato un eccezione di nullità dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari in quanto l’atto sarebbe stato notificato nella sede legale della società e non presso il suo studio. Il gip Claudio Siclari ha deciso quindi di rinviare gli atti alla procura che procederà a una nuova notifica e disposto il rinvio dell’udienza al prossimo 21 settembre.
Questa mattina in aula erano presenti numerosi famigliari delle vittime che avrebbero dovuto costituirsi parti civili del processo. Oltre ai parenti (una trentina in tutto) la richiesta di costituzione sarà fatta anche dal Codacons e dall’associazione Vittime del dovere, ma la questore verrà affrontata nella prossima udienza.
La richiesta di rinvio a giudizio riguarda il comandante della nave Jolly Nero, Roberto Paoloni, il pilota Antonio Anfossi, il primo ufficiale Lorenzo Repetto, il direttore di macchina Franco Giammoro e il comandante d’armamento della società Messina, Giampaolo Olmetti. Le accuse sono omicidio colposo plurimo, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo di costruzioni. Il gup questa mattina intanto ha deciso la riunificazione del procedimento con quello a carico del terzo ufficiale Cristina Vaccaro, indagata solo per falso per per avere controfirmato la check list di controllo degli apparati della nave secondo la quale tutto era in regola.
“Sono trascorsi esattamente tre anni e due mesi e le cose non si stanno orientando nel verso giusto” aveva commentato prima dell’udienza il padre di Davide Morella, 33 anni, una delle vittime del crollo della Torre Piloti di Genova. “Ci auguriamo che i responsabili del sangue versato da mio figlio, che ha avuto una morte cruenta, siano puniti congruamente”. La stessa giustizia che chiede la sorella di Gianni Jacoviello, 33 anni, che in aula ha portato la fotografia del fratello, per non dimenticare.
Forte, invece, l’atto di accusa di Adele Chiello, madre di Giuseppe Tusa, 25 anni, che parla di tragedia annunciata. “Io mi auguro che pian piano, in questo processo, emerga la verità, perché non ho intenzione di fare sconti a nessuno”. Chiello chiede che sia fatta finalmente chiarezza. “Io, dopo due anni, non ho neanche la ciniscenza dei fatti reali accaduti quella notte. Voglio sapere perché mioo figlio è stato ritrovato dopo 16 ore – spiega – ho fatto varie istanze per acquisire gli atti dei verbali dei soccorsi, ma mi è stata data carta straccia. Ancora mi devono dire quanto è durata l’agonia di mio figlio – conclude Chiello – e io come madre ho diritto di sapere quanto mio figlio è stato la sotto”
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