Se Massimo Carminati fa il saluto romano durante un’udienza, sbeffegginado lo Stato, come potrebbe approfittare dell’occasione un boss in collegamento on line con la famiglia? La risposta non convince nel disegno di legge di iniziativa governativa che assurdamente si porta avanti ai vertici. In una realtà che supera la fantasia si vorrebbe cancellare in poche righe una battaglia secolare che contro la mafia si è acuita soprattutto quando al capo dei capi è stato imposto il carcere duro.
Messaggistica istantanea, telefonate da un network, a spese del contribuente, utilizzo di sistemi audiovisivi on line potrebbero essere estesi anche ai detenuti del 41bis e in regime di alta sicurezza, questo è il rischio che incombe con l’iniziativa governativa che manda in fumo una legislazione che sino ad ora, almeno, ha messo a freno le comunicazioni criminali dei boss dei boss. L’associazione Vittime del dovere ha segnalato le conseguenze di un disegno di tal fatta, di una iniziativa governativa che avrà sviluppi inquietanti proprio nell’intento di favorire le relazioni familiari direttamente dal carcere a tutti i detenuti perché l’inciso sul 41bis non basta, non lo evita. La Commissione giustizia della Camera dei deputati ha respinto gli emendamenti proposti dai parlamentari sensibilizzati dalle Vittime del dovere per modificare il disegno di legge (Ac 4368 modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento penitenziario) ed evitare che i boss in regime di 41bis e Alta sicurezza possano accedere a tali forme di comunicazioni. Non si mette in discussione il diritto dei detenuti ad avere contatti con la famiglia, ci mancherebbe, ma si sottolinea come l’Italia sia impreparata ad un tempestivo monitoraggio e controllo delle comunicazioni personali e familiari in carcere e che pochi istituti di pena rispondono agli standard previsti “poiché al settore penitenziario non vengono fornite adeguate risorse economiche, come avviene in altre nazioni. Tant’è vero che il sovraffollamento delle carceri viene gestito accordando sconti di pena ai detenuti al fine di ridurre in modo consistente il loro soggiorno ed escogitando una soluzione tutta italiana ad un problema volutamente eluso” è scritto nel comunicato dell’associazione che ha presentato una relazione per mettere in luce le criticità della proposta di legge sulla comunicazione dei più efferati criminali ospitati nelle case di reclusione. Una modifica al ddl eviterebbe di estendere le comunicazione on line con i familiari per i soggetti del 41 bis e per quelli sottoposti al regime di Alta sicurezza ma “Apprendiamo con rammarico che le nostre istanze, formulate con perizia e meticolosità, sono state tutte respinte. Pertanto quello che ci resta è lanciare un appello a forze politiche, operatori della giustizia, stampa, associazioni e cittadini che non vogliono che siano indeboliti in alcun modo gli strumenti di contrasto alle organizzazioni mafiose e terroristiche che tanto sangue e tanto sacrificio sono costati”.
Il 23 maggio ricorre la XXV commemorazione della strage di Capaci in cui persero la vita, assassinati, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro: “Sarebbe imbarazzante vedere in quell’occasione il mondo della politica che da una parte con commozione e lacrime celebra il sacrificio delle vittime della criminalità e dell’altra potrebbe concedere assurdi benefici agli autori di queste stragi – conclude Emanuela Piantadosi, presidente dell’associazione Vittime del dovere – Attendiamo fiduciosi che il governo e il ministro Andrea Orlando in particolare nel passaggio della proposta di legge alla Camera facciano un passo indietro”.
Cosa accadrà nei penitenziari di Sulmona e L’Aquila. Anche in questi istituti carcerari si potrà usare skype e magari whatsapp. “Nel riprendere la notizia data dall’associazione Vittime del dovere, i detenuti 41bis in generale e nello specifico dell’Aquila e quelli sottoposti al circuito di alta sicurezza del carcere di Sulmona, potrebbero a breve comunicare con i familiari attraverso la tecnologia digitale – chiarisce Mauro Nardella, segretario generale territoriale UIL PA Polizia penitenziaria l’Aquila – Sulla proposta di legge ad iniziativa governativa la Uil riprende il rilievo fatto dall’associazione che rendeva noto all’opinione pubblica e soprattutto ai congiunti delle vittime uccise dalla criminalità organizzata e dal terrorismo che nella seduta di ieri l’altro la commissione Giustizia della camera dei Deputati ha respinto gli emendamenti proposti dai parlamentari sensibilizzati da Vittime del dovere attraverso una relazione ad hoc su varie criticità presenti nel testo di legge. In particolare si era sostenuto che la salvaguardia posta dall’inciso “fermo restando quanto previsto dall’articolo 41-bis” non supererebbe in maniera inequivocabile la prospettiva che questo tipo di comunicazione possa essere estesa anche ai soggetti del 41 bis e a quelli sottoposti all’alta sicurezza. L’Associazione ha segnalato il pericolo incombente di approvazione della proposta di legge che consentirebbe l’utilizzo di sistemi audiovisivi, a titolo esemplificativo skype, ai criminali sottoposti al 41bis e al regime di alta e media sicurezza per favorire le relazioni familiari direttamente dal carcere” il sindacalista Uil pa condivide l’opinione dell’associazione sottolineando che non si può prescindere dalla sicurezza per favorire le relazioni familiari direttamente dal carcere. “Apprendiamo anche noi con rammarico che le istanze, formulate con perizia e meticolosità, sono state tutte respinte. Per cui i baschi blu a breve potrebbero essere costretti a doversi sobbarcare anche l’onere di controllarsi le immagini e non certo al netto di responsabilità. Non sarebbe certo da escludere, infatti, la possibilità che attraverso le immagini, utilizzando appositi codici mimici, i boss possano lanciare messaggi ai rispettivi familiari eludendo così il principio cardine che aveva spinto il legislatore a rendere impossibile la comunicazione criminale attraverso l’attivazione del circuito 41 bis – conclude il segretario generale territoriale – LA Uil pa Polizia penitenziaria l’Aquila solidarizza con l’associazione Vittime del dovere ed augura alla stessa di ottenere ciò che con perizia e competenza ha chiesto per dirimere la questione”.
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