Da un lato preoccupazione dall’altro esaltazione. Sono questi i sentimenti che invadono l’animo della segreteria UIL PA Polizia Penitenziaria L’Aquila in ordine alle modifiche al codice, di procedura penale e ordinamento penitenziario il cui esame si terrà martedì 13 giugno 2017 presso la Camera dei deputati. Ad affermarlo è Mauro Nardella Segretario Generale Territoriale UIL PA Polizia Penitenziaria-.
Quello che più preoccupa il sindacalista aquilano è il non aver visto fugato, così come riportato nel comunicato stampa dell’Associazione Vittime del dovere, i dubbi dalla stessa Associazione avanzati circa l’utilizzo che si vuole offrire ai detenuti pericolosi dei mezzi tecnologici avanzati per rapportarsi con i familiari.
Il paventato utilizzo di Skype,- sottolinea Nardella– non risulterebbe, dalle dichiarazioni rese dalla presidente dell’Associazione vittime del dovere, infatti, essere stato chiaramente escluso per i detenuti rientranti nel c.d. circuito ex 41bis(dai più conosciuto con l’appellativo di carcere duro).
Se ciò fosse vero– continua Nardella- rischieremmo oltre che a far naufragare quando di buono si proponeva l’avvento di questo regime penitenziario il cui secondo comma, che quest’anno compie 25 anni, fu istituito dall’allora Ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli(ed immediatamente dopo le stragi che uccisero i giudici Falcone e Borsellino) per frenare l’ascesa terroristica negli ambienti mafiosi, un appesantimento del carico di lavoro degli addetti ai controlli, nella fattispecie, i poliziotti penitenziari.
Accogliamo con soddisfazione però– prosegue il segretario generale territoriale UIL PA- quando dalla riforma previsto sul collegamento audiovisivo legato a motivi processuali. Tale metodo, dai più conosciuto con il termine “videoconferenza”,– precisa Nardella- consentirebbe, come è stato ampiamente dimostrato in questi ultimi anni, un risparmio in termini di spesa per l’Amministrazione Penitenziaria visto che si eliminerebbero costose e pericolose trasferte di detenuti dagli ambienti carcerari ai tribunali distanti, spesso, migliaia di chilometri. I soldi che si risparmierebbero però– conclude il sindacalista- vorremmo fossero spesi per rendere più sicuri i trasferimenti e per altri motivi dei detenuti acquistando mezzi più efficienti e rottamando quelli attualmente in dotazione della Polizia Penitenziaria obsoleti, insalubri ed insicuri. Non disdegnerei, se avanzasse qualche spicciolo, se si effettuasse l’acquisto di decorose uniformi che vadano a sostituire quelle logore attualmente in dotazione di moltissimi poliziotti.
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