(AGENPARL) – Roma, 23 dicembre 2017 – Incredulità ed indignazione per l’incomprensibile scelta del Governo, guidato dal Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, di ignorare nella Legge di Bilancio 2018 i diritti e i risarcimenti già ampiamente riconosciuti alle Vittime del Dovere da una granitica giurisprudenza.
Nessun emendamento, sollecitato dalla nostra Associazione, è stato recepito dalla Legge di Bilancio 2018.
In particolare il provvedimento normativo relativo all’assegno di 500 euro, di natura risarcitoria, già previsto per le Vittime del Terrorismo, avrebbe fatto risparmiare denaro pubblico ed evitato inutili e macchinosi procedimenti giudiziari che, da una parte, umiliano le famiglie di chi ha dato la vita per lo Stato e, dall’altro, congestionano i tribunali.
Ricordiamo che sono più di 250 i procedimenti vinti in questi anni, in vari gradi di giudizio, fino ad arrivare alle decisioni del Consiglio di Stato e da ultimo alla sentenza favorevole della Cassazione a Sezioni Unite.
Lo stesso Commissario Straordinario incaricato della questione di equiparazione delle Vittime del Dovere alle Vittime del terrorismo aveva auspicato un intervento normativo.
Dal 2014 esiste addirittura una proposta di legge il cui iter è fermo presso la Commissione Bilancio del Senato. A nulla sono valsi in questi anni gli innumerevoli emendamenti proposti da parlamentari di tutte le varie aree politiche in ogni Finanziaria, a partire dal 2007, le varie interrogazioni parlamentari e i tanti ordini del giorno.
Il Governo nega, disconosce e addirittura ignora le evidenze della Giustizia e mette in condizione le nostre famiglie di questuare legittimi diritti presso i tribunali, obbligandole in giudizio contro quello stesso Stato, per cui i nostri cari hanno dato la vita, per far valere le proprie ragioni.
Per quanto attiene alle coperture finanziarie era stata da noi indicata, quale possibile soluzione per affrontare questa manovra finanziaria relativa alle richieste delle Vittime del Dovere, l’utilizzo di una minima parte delle consistenti somme che affluiscono al Fondo Unico Giustizia, con una liquidità pari a un miliardo e mezzo di euro.
L’accoglimento di tale proposta avrebbe avuto anche un valore altamente simbolico, poiché tale Fondo è alimentato anche da beni patrimoniali sequestrati e/o confiscati alla criminalità, che i nostri cari hanno contribuito a contrastare e per mano della quale sono stati mortalmente colpiti.
La questione diventa ancora più grottesca se si evidenzia che contestualmente il Governo concede a piene mani ai criminali e agli stessi assassini dei nostri familiari, sconti di pena, permessi premio ed inefficaci misure alternative alla detenzione, che vanificano il concetto di certezza della pena e minano la sicurezza nazionale e la tutela del bene comune.
Proprio oggi il Ministro Andrea Orlando ha presentato presso il Consiglio dei Ministri i decreti attuativi sull’ordinamento penitenziario, pretesi a gran voce dai Radicali e dai detenuti.
Per non parlare della recente circolare n. 3676/6126 del DAP del 2 ottobre 2017 che attenua irragionevolmente la detenzione dei boss sottoposti al regime carcerario del 41bis, risultando così antitetica a quelle stesse ragioni che ne hanno legittimato l’introduzione.
Argomenti purtroppo questi completamente ignorati dalla maggior parte degli Italiani onesti, che, presi dal vortice degli impegni lavorativi quotidiani, non riescono a seguire con la necessaria attenzione la dinamica di quelle manovre politiche, che giovano soltanto a chi vive di malaffare e che si risolvono in un danno per la collettività.
Né il buonsenso, né la prospettiva di ottimizzazione delle risorse pubbliche, né il rispetto per la memoria dei servitori dello Stato hanno fatto retrocedere il Governo da operazioni che colpiscono il cuore delle Vittime del Dovere, infliggendo loro un ulteriore vulnus, gratuito e tanto più doloroso perché proveniente dallo Stato.
Siamo sconvolti, umiliati e sorpresi dopo questa ennesimo diniego di giustizia. Le rassicurazioni dei vertici del Governo e in particolare del Viceministro Enrico Morando, dispensate dopo mesi di molteplici incontri, colloqui ed infinita corrispondenza cartacea e telematica per risolvere una annosa e vergognosa questione, erano evidentemente parole prive di sincero interesse e concreto impegno.
Neanche il passaggio in cui uno degli emendamenti prevedeva l’onorificenza della medaglia per il sacrificio delle Vittime del Dovere è stato preso in considerazione. Oltre al danno la beffa!
L’unico modo per rendere un servizio alle famiglie, agli appartenenti alle Forze dell’ordine e all’opinione pubblica è dire esattamente quali siano gli interessi improrogabili dell’attuale Governo, che evidentemente non coincidono assolutamente con quelli di quanti si sono sacrificati o si sacrificano ogni giorno per tutelare la sicurezza dei cittadini e assicurare libertà, democrazia e giustizia alla Nazione.
Questo è il regalo di Natale per le nostre famiglie, che soprattutto nei giorni di festa piangono quella sedia rimasta vuota.
Emanuela Piantadosi, Presidente Associazione Vittime del Dovere, orfana del Maresciallo Capo dei Carabinieri Stefano Piantadosi, Medaglia d’Oro al merito civile, ucciso il 15 giugno 1980 da un ergastolano in permesso premio.
Sostieni l'associazione!
Fai una donazione con