L’Associazione Vittime del Dovere chiede un immediato intervento volto ad impedire la scarcerazione di pericolosi boss mafiosi in seguito all’emergenza Covid-19.
Da tempo, infatti, abbiamo espresso al Ministro della Giustizia, mediante fitta corrispondenza, i nostri timori circa l’importanza di non cedere alle manifestazioni brutali occorse nelle carceri italiane, approvando provvedimenti che avrebbero portato ad un indebolimento di un sistema, già così complesso e fragile, sulla base di un’emergenza sanitaria che invece dovrebbe essere affrontata approntando tutte quelle misure di prevenzione che permettano il contenimento del contagio nell’interesse di coloro che quotidianamente vivono e operano nel contesto carcerario.
Dopo l’emanazione del Decreto Legge “Cura Italia” abbiamo ritenuto opportuno ribadire al Ministro che le misure adottate, sebbene fossero già parte del nostro sistema, avrebbero potuto dare luogo ad applicazioni distorsive, consentendo al condannato, che sta scontando la sua pena in regime di 41 bis o di Alta Sicurezza, di richiedere la detenzione domiciliare. Per questo abbiamo formulato e proposto al Ministero della Giustizia un emendamento correttivo alla Legge di Conversione del Decreto Legge “Cura Italia”. Nell’emendamento abbiamo specificato che le misure previste non dovessero risultare applicabili ai detenuti sottoposti al regime di cui all’art. 41 bis II comma O.P., nonché a quelli in regime di Alta Sicurezza e anche a coloro che, con una pena residua di 18 mesi, avessero già scontato integralmente la pena per i reati di cui all’art. 4 bis O.P.
Purtroppo, le nostre sollecitazioni non hanno ottenuto alcun riscontro e addirittura, oltre a quanto evidenziato, si aggiunge un’ulteriore possibilità di apertura, per la stessa tipologia di pericolosi detenuti, grazie ad una procedura amministrativa che permetterebbe la scarcerazione ove vi siano portatori di malattie di varia natura “cui è possibile riconnettere un elevato rischio di complicanze”. Quindi un ampio ventaglio di patologie, elencate in una recente nota del DAP, che potrebbero portare, incomprensibilmente ed astrattamente, a valutare l’incompatibilità con il regime carcerario.
Ricordiamo inoltre, sempre a seguito dell'emergenza sanitaria, la concessione dell’utilizzo del sistema di video comunicazione Skype fatta ai detenuti che si trovano in regime detentivo di Alta Sicurezza. Come Associazione abbiamo sempre sostenuto che l’uso di tali mezzi di comunicazione risulta essere molto pericoloso poiché strumento non facilmente intercettabile, senza contare il rischio di far diventare tale concessione, adottata in una circostanza eccezionale, un diritto acquisito.
Questi timori vengono condivisi anche da importanti esponenti dell’antimafia, quali il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Dott. Nicola Gratteri, che ha sottolineato con fermezza la necessità di evitare scarcerazioni o benefici a causa della pandemia, e il Sostituto Procuratore generale di Napoli Catello Maresca, che già da inizio marzo ha prospettato l’urgenza di assicurare presidi sanitari differenziati all’interno delle 2 carceri al fine di evitare falle nel sistema di controllo degli istituti di pena che possono rafforzare le mafie. Tali proposte, dettate da impareggiabili esperienze professionali sul campo, sono state oggetto di una serie impressionante di gravissimi attacchi e di irripetibili minacce provenienti da sedicenti parenti e amici di detenuti.
A tale riguardo non possiamo che esprimere la nostra solidarietà e vicinanza a due uomini delle Istituzioni che combattono da anni e con spirito di sacrifico le organizzazioni criminali mafiose che infestano il nostro Paese. Per tutto quanto esposto ci siamo determinati a chiedere un’interrogazione parlamentare in cui vengano domandati gli opportuni chiarimenti sulla concessione degli arresti domiciliari a detenuti, anche quelli sottoposti al regime di 41bis e Alta Sicurezza, in virtù delle norme varate a seguito dell’emergenza Covid-19. Questa istanza è stata accolta dal Sen. Alberto Balboni, vicepresidente della Commissione Giustizia del Senato, e dalla Sen. Isabella Rauti, che ringraziamo sentitamente per aver dato seguito alle nostre istanze. L’emergenza sanitaria ha imposto l’adozione di provvedimenti che, nella loro concreta attuazione, sono evidentemente fonte di gravi rischi di tenuta del sistema posto a tutela della collettività. In questo momento di enorme difficoltà per il nostro Paese non è possibile abbassare la guardia, distraendo l’attenzione e accordando concessioni evidentemente strumentali. Bisogna invece operare con lucidità, perché è proprio quando si aprono spiragli che le mafie riacquistano forza e, non a caso, è stato introdotto nel nostro ordinamento un sistema carcerario ad hoc che rendesse impermeabile il sistema con l’esterno.
Per concludere non dimentichiamo che proprio sul terreno della Giustizia è in gioco anche la credibilità economica della nostra Nazione, poiché le strategie con cui combattiamo la mafia hanno riflessi innegabili sugli investimenti nel nostro Paese. Recentemente, in modo poco diplomatico, su un giornale di stampa estera, sono stati giustificati i mancati aiuti all’Italia con la nostra limitata capacità di contrasto alle mafie. Queste dichiarazioni, sebbene inaccettabili, devono tuttavia farci riflettere.
Siamo consci del difficile momento ma siamo altresì saldi nel ritenere indispensabile un tempestivo intervento legislativo correttivo, che contempli il rispetto del diritto alla salute della Polizia Penitenziaria, che ringraziamo sempre per il lavoro encomiabile svolto con spirito di sacrificio e grande responsabilità, quello dei detenuti, ma anche il rispetto dei valori di certezza della pena, di tutela della collettività e di sicurezza nazionale. Speriamo ciò non resti “vox clamantis in deserto”.
Associazione Vittime del Dovere
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