Le divise tra i banchi di scuola, tra la gente, per riallacciare un rapporto sfilacciato da anni di politica anti uniforme, inspiegabile e aberrante. Questo è ciò che muove le attività dell’Associazione Vittime del Dovere, Onlus nazionale che tutela i familiari di coloro che sono morti indossando la divisa, ed è proprio per questo che si è domandata quanto sia opportuno, in questo momento, l’uso che, in talune circostanze, venga fatto delle forze di Polizia. In particolare, con riferimento a quanto accaduto a Trieste, l’associazione ha ritenuto “inaccettabile l’utilizzo strumentale delle Forze dell’Ordine per reprimere il libero diritto di espressione e di sciopero garantito dalla Costituzione”, spiegando come “gli uomini e le donne delle Forze dell’Ordine, amate e rispettate dagli Italiani per la loro umanità, per il loro spirito di sacrificio, ma anche di obbedienza e fedeltà alle Istituzioni, si vedono paradossalmente costrette ad eseguire ordini che vanno contro quella stessa Costituzione su cui hanno giurato”.
Una conquista questa, commenta la presidente Emanuela Piantadosi, ” ottenuta attraverso decenni di duro lavoro anche con il sangue versato dai nostri familiari e da migliaia di Vittime del Dovere che hanno garantito libertà e democrazia alla nostra Repubblica”, che non può “essere vanificata dallo sprezzo di qualcuno verso il diritto alle libertà garantite costituzionalmente ad ogni singolo cittadino”.
Poi Piantadosi ha aggiunto: ” come potremo più entrare nelle scuole a fare lezioni promuovendo impegno civile e giustizia, se poi il Governo agisce accanendosi e soffocando i diritti di deboli onesti e permettendo, d’altro canto, ai forti disonesti di sopraffare gli altri restando, a volte, anche impuniti?”
“Forte con i deboli e debole con i forti!”
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