La vedova dell’agente ucciso: “E’ morto perché non si è voluto piegare al volere dei mafiosi. Quella notte ci ha fatto scudo con il suo corpo ed ha salvato me e le sue figlie”
La cerimonia di intitolazione della Casa Circondariale di Alba. Fotoservizio Gisella Divino (© targatocn.it)
Dopo ventiquattro anni dall’istituzione, la Casa Circondariale di Alba ha l’intitolazione a Giuseppe Montalto, il trentenne agente scelto della Polizia Penitenziaria ucciso da due killer alla vigilia di Natale del 1995 in una frazione di Trapani davanti alla moglie incinta e alla figlioletta di dieci mesi perché aveva intercettato e sequestrato un bigliettino fatto arrivare in carcere ai boss. Riconosciuto vittima del dovere, nel 1997 gli è stata conferita la Medaglia d’Oro al Merito Civile e alla Memoria.
“Nato a Trapani il 14 maggio del 1965, prestò servizio per diversi anni nel Carcere “Le Vallette” di Torino prima di essere trasferito nel 1993 a Palermo nella sezione di massima sorveglianza dell’“Ucciardone” destinata al 41 bis. Chi ha conosciuto Giuseppe, chiamato dagli amici Pino, l’ha definito un uomo generoso e buono che mostrava comprensione verso chi era stato costretto a vivere tra le sbarre per ripagare il proprio debito con lo Stato”, dice il neo comandante della Polizia Penitenziaria del carcere albese il vice commissario Alessandro Catacchio ricordando la figura dell’agente collega dell’ex comandante della casa di detenzione albese Gerardo D’Errico negli anni ‘90 al “Le Vallette” di Torino.
Era stato proprio D’Errico a premere affinché il carcere albese avesse il nome di Montalto. Dal primo ottobre ad Ancona, alla cerimonia martedì mattina 25 ottobre nella sala conferenze della casa di detenzione albese, l’ex comandante non c’è. C’è la vedova Montalto ed è grande commozione quando la signora Liliana Riccobene interviene.
Visibilmente emozionata la signora Montalto ringrazia e dichiara: “Non partecipo mai a queste cerimonie pubbliche, preferisco delegare i famigliari di Giuseppe. Giuseppe non voleva essere un eroe nella sua terra che tanto lui amava. Credeva nel suo ruolo. E’ morto perché non si è voluto piegare al volere dei mafiosi”, dice la moglie interrotta da un lungo applauso.
Poi, con voce tremante e occhi lucidi la vedova Montalto aggiunge: “E’ stato un marito e un padre fino all’ultimo. Quella notte ci ha fatto scudo con il suo corpo ed ha salvato me e le sue figlie”, ricorda la signora Liliana scoppiando in lacrime.
Dopo la benedizione del vescovo di Alba monsignor Giacomo Lanzetti, la signora Montalto scopre la targa insieme al provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria Aldo Fabozzi. Fabozzi consegna alla vedova la targhetta “segno di rispetto e vicinanza nel ricordo dell’agente Giuseppe Montalto”, legge l'agente Samuela De Matteis.
Alla cerimonia anche gli interventi del direttore della Casa Circondariale albese Giuseppina Piscioneri e del segretario nazionale dell’Associazione “Vittime del Dovere” Silvana Cafaro.
Tratto da Targatocn.it
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